Tragedia nel mar Egeo, affonda barcone: 11 morti tra cui 6 bambini
Il barcone carico di migranti è affondato stamani vicino all’isola greca di Farmakonissi Tweet Immigrazione: almeno 6 morti in naufragio al largo della Turchia 09 dicembre 2015 Ennesima tragedia nel Mar Egeo, davanti alle coste della Turchia: un barcone carico di migranti è affondato stamani vicino all’isola greca di Farmakonissi provocando la morte di almeno 11 persone, tra cui 5 bambini. I dispersi sono 13. A bordo dell’imbarcazione, ha detto la Guardia Costiera, c’erano circa 50 persone, 26 sono state salvate. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/tragedia-mar-egeo-barcone-migranti-5-bambini-6cf4a407-f91c-4142-b0a8-316670ff22c1.html
7. 12. Perciò tu, Signore Dio mio, che desti al bimbo con la vita un corpo, che lo fornisti, come si vede, di sensi e di una compagine di membra e di un aspetto grazioso e dell’istinto a compiere tutti gli sforzi possibili a un essere animato per preservare l’incolumità del proprio organismo, tu mi ordini di lodarti per questi doni, di confessare te e inneggiare al tuo nome, Altissimo. Tu sei Dio, onnipotente e buono se anche solo avessi fatto queste cose, che nessun altro può fare all’infuori di te; unico, da cui deriva ogni norma; forma suprema, che forma ogni cosa e ordina ogni cosa secondo la propria norma. Ebbene, Signore, questa età che non ricordo di aver vissuto, di cui credo ciò che mi dicono gli altri, e che suppongo di aver trascorso solo perché la vedo negli altri infanti, per una supposizione, dunque, sebbene assai fondata, l’annovero con riluttanza fra le età della vita che vivo in questo mondo. Per oscurità e oblio non è da meno di quella che vissi nel grembo di mia madre;
18. 29. Guarda, Signore Dio, e pazientemente, come guardi, guarda il rigore con cui da un lato i figli degli uomini osservano le leggi delle lettere e delle sillabe, ricevute da chi prima di loro usò le parole; e la noncuranza che dall’altro dimostrano verso le leggi eterne della salvezza perpetua, ricevute da te. Così se uno di coloro che conoscono e insegnano le antiche convenzioni dei suoni, pronuncia homo senza aspirare la prima sillaba a dispetto delle regole grammaticali, gli uomini ne sono urtati più che se, uomo, odia un altro uomo a dispetto dei tuoi precetti: quasi che il peggiore dei nemici potesse danneggiarlo più dell’odio stesso che lo eccita contro di lui, o si potesse rovinare un estraneo perseguitandolo, più di quanto si rovini il proprio cuore inasprendolo. Certo la scienza delle lettere non è impressa più addentro in noi di ciò che sta scritto nella nostra coscienza, cioè che agli altri facciamo quanto non vorremmo subire. Come sei nascosto tu, che abiti tacito nei cieli più alti, Dio solo grande, che con legge instancabile spargi tenebre punitrici sulle passioni illecite, mentre un uomo in cerca di gloria nell’eloquenza, innanzi a un altro uomo in veste di giudice e in mezzo a una moltitudine di uomini che lo attorniano, si accanisce con odio bestiale contro un suo nemico ed evita con la massima circospezione di cadere in un fallo di pronuncia, dicendo “inter omines”, ma non evita di sottrarre al consorzio umano un uomo per i furori della propria mente!
Agostino d’Ippona : confessioni