Descartes Epistolae, partim Latino , partim ex Gallico translatae ; films , Cartesio e le donne ecc.

 

Renati Descartes Epistolae, partim ab auctore Latino sermone conscriptae, partim ex Gallico translatae. In quibus omnis generis quaestiones philosophicae tractantur, & explicantur plurimae difficultates quae in reliquis ejus operibus occorrunt. Pars prima- secunda

by Descartes, René

Published 1668

4º. 2 v. ([8], 383, [1]; [4], 404, [4] p.

Pages 816
Language Latin
Book contributor Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Collection early-european-books; additional_collections
Notes Illuminated lettering Illustrated page borders Illustration Printed marginalia Rubricated text Willems, n. 1393 Il vol.3, annunciato nella pref., uscirà nel 1683: ex typographia Blaviana (cfr. BVEE034133) Marca (Minerva, olivo e civetta: Ne extra oleas) Segn.: *â´A-3Bâ´; *²A-3Dâ´3F-3E². FINGERPRINT: nse- inum imt. citr (3) 1668 (R) FINGERPRINT: o-m, S.7. ise- luho (3) 1668 (R)

Renati Descartes Epistolae, partim ab auctore Latino …

Introduction

La correspondance de Descartes

L’ ensemble des lettres écrites par Descartes représente

en volume la moitié de son œuvre et nous devons considérer qu’une part importante a disparu.

Pour un esprit qui s’est volontairement éloigné de son pays afin de mener à

bien une œuvre difficile dans la paix,  le lien épistolaire avec

la communauté scientifique et avec tous les chercheurs authentiques est indispensable.

Descartes consacre au courrier au moins une journée par semaine.

Rédigées pour être  lues et diffusées , les lettres jouent un peu le rôle des revues et des congrès scientifiques.

On y fait la recension critique  des livres récemment parus, on y dresse le compte rendu d’ expériences que l’ on a menées soi même ou dont on a été

témoin et surtout on s’adresse questions, problèmes et solutions.

La lettre permet de formuler des objections ou d’y répondre publiquement.

Descartes fait le point sur l’avancement de ses travaux,  sur ses projets,ou demande des informations nécessaires à la poursuite de son investigation.

Choix de lettres – Site de l’académie de Grenoble

eBook di filosofia: Lettere di Cartesio a Elisabetta di Boemia (in inglese)

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Correspondence between Descartes and Princess Elisabeth

“Quando la principessa Elisabetta del Palatinato si ammalò di depressione, Cartesio cercò di consolarla con la filosofia, indicandole il modo per contrastare la sfortuna con la forza della virtù e della ragione. Per meglio dialogare con l’illustre ospite, aveva scelto di commentare il libro che Seneca aveva dedicato alla ‘‘vita beata’’ che, già dal titolo, alludeva al problema della felicità. Traducendo e interpretando il filosofo romano, in parte correggendolo, Cartesio sottolineava la necessità di distinguere tra felicità e beatitudine: la prima dipende dalle cose esteriori, la seconda consiste in uno stato di ‘‘contentezza dello spirito’’ e di ‘‘soddisfazione interiore’’ che non dipende dalla fortuna, ma da noi. Così, il motto di Seneca vivere beate, ossia vivere in beatitudine, presso il filosofo moderno diventava un invito a sforzarsi di raggiungere uno spirito perfettamente contento e soddisfatto.
Alla richiesta di Elisabetta di precisare meglio questa idea, Cartesio osservava che – come avevano detto gli stoici – ci sono due specie di beni: quelli che dipendono da noi, come la virtù e la saggezza; quelli che non sempre sono in nostro potere, come gli onori, le ricchezze e la salute. Il caso di Elisabetta, giovane, virtuosa e nobile, ma in precarie condizioni di salute ne era una conferma. Elisabetta, infatti, era vittima della sfortuna toccata alla sua famiglia: il padre, l’Elettore del Palatinato Federico V, era stato costretto all’esilio dopo la sconfitta subita nella battaglia della Montagna Bianca del 1620, e lei, ancora in giovanissima età, aveva conosciuto tutte le sofferenze e i disagi di una vita precaria e lontana dai genitori.
Che fare, quando s’incorre in situazioni analoghe? Non farsi distrarre da obiettivi sbagliati, come quelli che non sono alla nostra portata, ma contare su ciò che dipende da noi e dalla nostra virtù. È certo infatti – concludeva il filosofo francese – che un uomo ricco e forte, che sia in buona salute e non manchi di nulla, se è saggio e virtuoso, potrà avere una vita più perfettamente piena e contenta rispetto a colui che sia nato storpio e povero. Tuttavia, anche quest’ultimo, se riuscirà a nutrire sentimenti e desideri commisurati al proprio stato, potrà ugualmente vivere una vita soddisfacente.“
(tratto da Treccani.it)

https://bibliofilosofiamilano.wordpress.com/2014/09/30/ebook-di-filosofia-lettere-di-cartesio-a-elisabetta-di-boemia-in-inglese/

Maria Mataluno

Elisabetta di Boemia. Nata a Heidelberg nel 1618 e morta nel 1680, Elisabetta era celebre per la sua passione per lo studio: si racconta che leggeva fino a notte fonda, assisteva a dissezioni anatomiche e ad esperimenti scientifici. Ma la sua fama è legata soprattutto allo scambio epistolare che intrattenne, dal maggio 1643 al dicembre 1649, con René Descartes, e che secondo Eugenio Garin costituisce «l’antefatto, lo sfondo e il commento» dell’ultima opera pubblicata da Descartes, il Trattato sulle passioni. Dopo aver letto le Meditazioni metafisiche e le Regulae del filosofo francese, Elisabetta si era resa conto che il rigido dualismo a cui Cartesio aveva ridotto la realtà – costituita da sostanza estesa (res extensa) e sostanza pensante (res cogitans), da materia e anima razionale – rendeva difficile spiegare il rapporto, nell’uomo, tra l’anima immateriale e il corpo. Perciò nella prima lettera che gli indirizzò, il 16 maggio 1643, chiese a Descartes di spiegarle «come l’anima dell’uomo può determinare gli spiriti del corpo per le azioni volontarie (non essendo che una sostanza pensante)». Sembra infatti, continuava Elisabetta, che ogni movimento avvenga per la spinta impressa da un corpo a un altro corpo e dipenda dalla forma e dal peso del motore. Ma ciò presuppone che sia quest’ultimo che il corpo mosso siano estesi, ovvero dotati di materia, e questo è incompatibile con l’idea cartesiana di un’anima assolutamente immateriale. Con questa obiezione Elisabetta aveva messo in luce una delle maggiori aporie del sistema filosofico cartesiano. Ancor più puntigliosa del demone maligno che instillò in Descartes il suo proverbiale dubbio metodico, Elisabetta seppe cogliere alcune incongruenze anche nell’etica cartesiana. Nella lettera del 21 luglio 1645 il filosofo propose alla principessa alcune riflessioni in margine al De vita beata di Seneca, incentrate sulla natura della virtù e sulla capacità della ragione di dominare le passioni; ma Elisabetta, col senso pratico che la distingueva, respinse l’idea che l’anima, in quanto separata dal corpo, potesse raggiungere la beatitudine col solo esercizio della volontà: «Vi sono infatti delle malattie – rispose a Cartesio – che tolgono il potere di ragionare, e quindi anche quello di godere di una soddisfazione ragionevole; altre ancora diminuiscono le forze e impediscono di seguire le massime formate dal buonsenso, esponendo l’uomo più moderato a lasciarsi trascinare dalle passioni». Elisabetta non fu la sola donna a essere stimolata alla ricerca dal pensiero di Descartes: basta pensare alla regina Cristina di Svezia, che addirittura volle Cartesio come insegnante di filosofia. Tra le cosiddette «filosofe cartesiane» si annoverano anche studiose come Lady Damaris Masham, che fu allieva di Locke, Sofia di Hannover e Sofia Carolina (sorella e nipote di Elisabetta di Boemia), che furono collaboratrici e protettrici di Leibniz, e soprattutto l’inglese Anne Finch Conway. Donna dai vasti interessi scientifici…..

http://www.ecologiasociale.org/pg/dum_d%26s_cartesio.html

Cartesio, Cosa si può revocare in dubbio …

Solo così, dunque, la mente umana percepisce lo stesso …

Les meditations metaphysiques de Rene Descartes

Discours de la méthode : René Descartes -Rene Descartes …

Fisiologia e stoicismo ne «Le passioni dell’anima» di Cartesio

René Descartes Les passions de l’âme (1649

Regola di Cartesio o DEL GRANDE METODO DI …

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