argomenti difficili : acido, la madre, il neonato tolto : non vorrei essere un gudice ; Agostino d’Ippona libro XIII

Coppia dell’acido, il bimbo appena nato tolto subito alla madre. Pm fa ricorso per adottabilità

Coppia dell’acido, pm visita bimbo di Martina Levato. La …

INTANTO, COME SEMPRE,   C’E STATA LA SOLITA CANEA MEDIATICA CON TANTO DI QUESTIONARIO : SEI PRO O CONTRO?.

TANTO CHE OGGI  E’ VENUTA L‘ESORTAZIONE AD ABBASSARE I TONI.

CHE COMPETENZA HA CIASCUNO DI NOI PER ANALIZZARE CERTI ARGOMENTI?

E OLTRE TUTTO COME LE REAZIONI INDIVIDUALI A QUESTA DECISIONE POSSONO INFLUENZARE UNA SENTENZA?

IL TUTTO E’ FATTO PER SBATTERE IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA E I TONI LI POTEVANO ABBASSARE GIUDICI E MEDIA!

  CI SONO TANTE COSE CHE AVVENGONO NEL SILENZIO IN ITALIA!

IO POSSO DIRE CHE GENITORI ,FIGLI NON SI SCELGONO, TI CAPITANO QUELLI CHE LA NATURA DECIDE! O ALMENO COSI’ DOVREBBE ESSERE, MA E’ UN DISCOTSO SUPERATO ANCHE QUESTO.

IO DICO CHE UN PICCOLO VA SEMPRE TUTELATO, MA VA TUTELATO OGNI ESSERE UMANO, QUALSIASI REATO ABBIA COMMESSO.

IO DICO CHE OGNI SENTENZA NON TOGLIE LE RICADUTE  SUL DESTINO DELLE PERSONE CHE  SONO ARTEFICI DI ATTI DISUMANI E DI CHI NE E’ COINVOLTO.

IO DICO CHE FINCHE’ C’E’ QUESTA SOCIETA’ LE COLPE DEI PADRI RICADONO SUI FIGLI : E’ VERO.

IO DICO CHE IN UNA SOCIETA’ DIVERSA LE MOSTRUOSITÀ SAREBBERO RARISSIME, ANCHE SE NON CREDO SI POSSANO ELIMINARE.

vittoria L’Avanposto degli Incompatibili

Peccato e pena nella discendenza.
3.
Si profila un problema che non si può eludere. Davvero la morte, da cui l’anima è separata dal corpo, è buona per i buoni e se è così, come si potrà dimostrare che anche essa è pena del peccato? Certo se i primi uomini non avessero peccato, non l’avrebbero subita. Come dunque può essere buona per i buoni se non poteva incogliere che ai cattivi? 7. Ancora: se poteva incogliere solo ai cattivi, non dovrebbe essere buona per i buoni ma non esservi affatto. Perché infatti ci sarebbe una pena per soggetti in cui non si avessero delitti da punire? Perciò si deve ammettere che i primi uomini furono così conformati che, se non avessero peccato, non avrebbero subito alcun genere di morte. Però essi come primi peccatori furono colpiti da una morte tale che ogni individuo proveniente dalla loro discendenza fu soggetto alla medesima pena. Da loro non poteva provenire un essere diverso da quel che essi erano stati. La condanna che seguì alla gravità della colpa deteriorò la natura dell’uomo. Così la condizione che precedette per condanna nei progenitori seguì anche per natura nei discendenti. Non è eguale la discendenza dell’uomo dall’uomo e la provenienza dell’uomo dalla polvere. La polvere infatti fu materia per creare l’uomo; l’uomo invece è padre nel generare l’uomo. La terra non è la medesima cosa che la carne sebbene la carne sia stata tratta dalla terra e la specie umana dell’uomo padre è la medesima che nell’uomo figlio. Nel primo uomo dunque vi era tutto il genere umano che mediante la donna doveva passare nella discendenza quando quella coppia di coniugi ricevette il divino verdetto della propria condanna. E ciò che l’uomo divenne, non quando fu creato, ma quando peccò e fu punito, lo trasmise, per quanto riguarda l’inizio del peccato e della morte. L’uomo non fu ridotto dal peccato e dalla condanna alla menomazione dell’intelligenza e debolezza del corpo che osserviamo nei bimbi. Dio volle che queste condizioni infantili si adeguassero alla prima età dei piccoli degli animali, perché aveva degradato i progenitori alla vita e morte delle bestie. È stato scritto infatti: L’uomo, quando era nella piena dignità, non comprese, si comportò come le bestie prive d’intelligenza e divenne simile a loro 8. Anzi osserviamo che i bimbi sono più deboli dei piccoli degli animali nell’uso e movimento delle membra e nella facoltà di conseguire e di evitare. Sembrerebbe che il vigore dell’uomo si levi con tanta superiorità sugli altri animali allo stesso modo che una saetta, tirata indietro mentre si tende l’arco, potenzia il proprio slancio. Dunque, dicevamo, il primo uomo non precipitò o fu spinto in condizioni infantili da una colpevole pretesa e da una giusta condanna 9, ma in lui l’umana natura fu viziata e mutata al punto da subire nelle membra la contrastante ribellione delle inclinazioni e da essere vincolato dalla necessità di morire. Così generò ciò che egli era divenuto per la colpa e la pena, cioè individui soggetti al peccato e alla morte. Se dunque i bimbi vengono sciolti dal vincolo del peccato mediante la grazia di Cristo Mediatore, possono subire soltanto la morte che separa l’anima dal corpo, ma non soggiacciono alla seconda che comporta la pena eterna, perché liberati dal debito del peccato.

 

Legge e peccato.
5. L’Apostolo, volendo evidenziare quale vigore ha per nuocere il peccato senza il soccorso della grazia, non esitò ad affermare che la legge stessa, con cui è vietato il peccato, è un potere del peccato. Pungiglione, dice, della legge è il peccato e potere del peccato è la legge 13. Assolutamente vero. Il divieto infatti aumenta lo stimolo all’azione disonesta, se l’onestà non è apprezzata al punto che la brama del piacere sia superata dalla sua attrattiva. Ma soltanto la grazia divina viene in aiuto perché abbia pregio e attrattiva la vera onestà. Affinché la legge, definita potere del peccato, non fosse considerata un male, l’Apostolo, trattando la medesima questione in un altro testo, scrive: Dunque la legge è santa e il precetto santo, giusto e buono. Tuttavia ciò che è buono è divenuto morte per me? No. Ma il peccato, per manifestarsi come peccato, ha causato a me la morte mediante il bene, affinché mediante il precetto il peccatore o il peccato siano al di là di ogni misura 14. Ha detto: al di là di ogni misura, perché si aggiunge la disumanizzazione quando per l’aumento della inclinazione al peccare viene disprezzata la legge stessa. Ma perché ho pensato a citarvi questo testo? Per la verità, la legge non diviene un male quando accresce la brama di chi pecca, così la morte non diviene un bene quando accresce la gloria di chi soffre. La legge infatti è trasgredita per disonestà

Agostino d’Ippona La città di dio libro LIBRO XIII

Solo così, dunque, la mente umana percepisce lo stesso corpo umano

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