tornando su Etty Hillesum : diari estratti

Se dovessi dire che cosa mi ha fatto più impressione oggi, direi che sono state le grosse mani piene di geloni di Jan Bool. Di nuovo qualcuno è stato torturato a morte: quel dolce ragazzo della libreria Cultura. Ricordo che suonava il mandolino; aveva una ragazza simpatica che veniva a lezione di russo nella mia classe e che poi era diventata sua moglie, e c’era anche un bambino.  Quelle bestie, diceva Jan Bool nel corridoio stretto e affollato dell’università, lo hanno fatto a pezzi. E Jan Romein e Tielrooy e diversi altri tra i professori più vecchi e più fragili. Ora sono prigioni eri in una baracca piena di correnti, in quello stesso parco di Veluwe dove, in una pensione accogliente, avevano trascorso le loro vacanze estive. Non hanno neppure il permesso di indossare il pigiama, non possono avere nulla con sé, raccontava Aleida Schot nella caffetteria. Vogliono abbrutirli completamente, vogliono fargli venire un sentimento d’inferiorità. Moralmente sono forti abbastanza, i nostri uomini, ma la salute de i più è davvero molto fragile. Pos si trova in un convento a Haren, e scrive un libro: così vien detto. Regnava un grande sconforto stamattina a lezione. Ma una luce c’era: una breve, inaspettata conversazione con Jan Bool mentre attraversavamo il freddo e stretto Langebrugsteeg, e poi aspettando il tram. Jan chiedeva con amarezza: cosa spinge l’uomo a distruggere gli altri? E io: gli uomini, dici . ma ricordati che sei un uomo anche tu. E inaspettatamente, quel testardo, brusco Jan era pronto a darmi ragione. Il marciume che c’è negli altri c’è anche in noi, continuavo a predicare; e non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappar via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove. E Jan era pronto a essere d’accordo con me, aperto e perplesso e non più attaccato alle durissime teorie sociali di un tempo. Diceva: sono anche così a buon prezzo, i sentimenti vendicativi rivolti verso l’esterno . Vivere solo in funzione di quell’unico momento di vendetta: questo non ci interessa proprio. Stavamo lì al freddo ad aspettare il tram, ]an con le sue grandi mani viola per i geloni, e col mal di denti. E non erano teorie: i nostri professori sono stati imprigionati , un altro amico di Jan ammazzato, ma c’è ancora del ll’altro.,troppo per farne un elenco , e noi ci dicevamo: sono così a buon prezzo, quei sentimenti di vendetta. Era proprio una luce, oggi. E ora un po’ a dormire, e poi a far conoscenza cooscenza con  quell’amica di Rilke. Tutto va sempre avanti, e perché no! Dovrei scrivere un po’ più spesso su queste righine blu: ma c’è troppo poco tempo.

Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa. Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarTi affinché Tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirTi dai cuori devastati di altri uomini.

Credo sinceramente che potrei esserlo, potrei anche dare un po’ di forza alla vita degli altri ed essere davvero felice, perché anche l’autentica felicità è un traguardo: essere davvero felice dentro, accettare il mondo di Dio e goderne senza voltare le spalle a tutta la sofferenza che vi regna. E’ una così triste orrida, l’umanità oggi: tanto poco felice di vivere, nel vero senso della parola, e tanto poco radiosa. Un cumulo di piccoli complessi e preoccupazioni triviali, basse invidie, matrimoni infelici e figli malriusciti, ecc. Eppure, anche se abiti in un sottotetto e mangi solo pane secco, vale comunque la pena di vivere. E sebbene questi tempi rendano difficile l’esistenza, impedendoci di vivere appieno, non dovremmo comunque farne una tragedia o lasciare che tutto vada tristemente in malora. Anche questo fa parte della vita e non si può stabilire se la rovina debba colpire me o un’altra persona, ma non bisogna prendersi troppo sul serio nemmeno in tal caso.

Vorrei poter raggiungere le paure di quell’uomo e scoprirne la causa, vorrei ricacciarlo nei suoi territori interiori, Klaas, è l’unica cosa che possiamo fare di questi tempi.
Allora Klaas ha fatto un gesto stanco e scoraggiato e ha detto: Ma quel che vuoi tu richiede tanto tempo, e ce l’abbiamo forse? Ho risposto: Ma a quel che vuoi tu si lavora da duemila anni della nostra èra cristiana, senza contare le molte migliaia di anni in cui esisteva già un’umanità – e che cosa pensi del risultato, se la domanda è lecita? E con la solita passione, anche se cominciavo a trovarmi noiosa perché finisco sempre per ripetere le stesse cose, ho detto: E’ proprio l’unica possibilità che abbiamo, Klaas, non vedo altre alternative, ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancora più inospitale

Sono molto stanca.
Sono in grado di sopportare questo tempo presente, lo capisco persino un poco.
Se sopravviverò a questo tempo e se allora dirò: la vita è bella e ricca di significato, bisognerà pur credermi.
Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile.

Mi sento responsabile per quel grande e bel sentimento della vita che mi porto dentro, devo cercare di mantenerlo intatto in questo tempo per poterlo trasmettere a un tempo migliore.

Diari Etty Hillesum

Etty Hillesum : An interrupted life (Open Library … – controappunto blog

«E rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori».

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