Codice di Condotta: perché MSF non ha firmato ita – English

Codice di Condotta: perché MSF non ha firmato

  • 31 Luglio 2017

Perchè MSF non ha firmato il Codice di Condotta ONG per le operazioni di ricerca e soccorso?

Nel corso di queste ultime settimane MSF ha avuto una serie di scambi e discussioni aperte e costruttive con il Ministero dell’Interno sul Codice di Condotta. Durante questi incontri abbiamo espresso una serie di preoccupazioni sul documento, richiedendo chiarimenti su temi specifici e sollecitando sostanziali cambiamenti che ci avrebbero messo nelle condizioni di poterlo firmare.Riconosciamo che sono stati fatti sforzi significativi  per rispondere ad alcune delle osservazioni presentate da MSF e dalle altre organizzazioni, tuttavia dopo un’attenta valutazione della versione conclusiva del codice, permangono una serie di preoccupazioni e richieste lasciate inevase.

Dal nostro punto di vista, il Codice di Condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.

Al contrario, riteniamo che per la formulazione ancora poco chiara di alcune parti, il Codice rischi nella sua attuazione pratica di contribuire a ridurre l’efficienza e la capacità di quel sistema. Le linee di riferimento e l’impianto generale del Codice sono rimasti sostanzialmente immutati e, per questa ragione, con enorme dispiacere  riteniamo che allo stato attuale non sussistano le condizioni perché MSF possa sottoscrivere il Codice di Condotta proposto dalle autorità italiane.

Quali sono le principali preoccupazioni di MSF riguardo al codice?

Prima di entrare nel merito delle motivazioni che sono alla base di questa decisione è importante sottolineare che le operazioni di ricerca e soccorso di MSF sono sempre state condotte nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali e sotto il coordinamento della guardia costiera italiana (MRCC di Roma).

1) Non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio di vite in mare

La responsabilità di organizzare e condurre le operazioni di ricerca e soccorso in mare risiede – come è sempre stato – negli Stati. L’impegno di MSF nelle attività di ricerca e soccorso mira a colmare un vuoto di responsabilità lasciato dai governi che auspichiamo sia solo temporaneo. Non a caso da tempo chiediamo agli stati UE di creare un meccanismo dedicato e preventivo di ricerca e soccorso che integri gli sforzi compiuti dalle autorità italiane. Dal nostro punto di vista il codice di condotta non riafferma con sufficiente chiarezza la priorità del salvataggio in mare, non riconosce il ruolo di supplenza svolto dalle organizzazioni umanitarie e soprattutto non si propone di introdurre misure specifiche orientate in primo luogo a rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.

2) Le limitazioni al trasbordo su altre navi riducono l’efficienza e la capacità di salvare vite in mare

La richiesta delle autorità italiane che le navi di soccorso concludano le loro operazioni provvedendo allo sbarco dei naufraghi nel porto sicuro di destinazione, invece che attraverso il loro trasbordo su altre navi, riduce l’efficienza e la capacità di salvare vite in mare. In questo modo si crea un sistema di andata e ritorno di tutte le navi di soccorso verso i luoghi di sbarco, che avrà come conseguenza una minore presenza di quelle navi nella zona di ricerca e soccorso. Le stesse Linee guida per il Trattamento delle persone soccorse in mare raccomandano che le navi impegnate in operazioni SAR portino a termine il soccorso il più presto possibile, anche attraverso i trasferimenti ad altre navi se necessario.

3) Principi umanitari a rischio

Il codice inoltre non fa alcun riferimento ai principi umanitari e alla necessità di mantenere la più assoluta distinzione tra le attività di polizia e repressione delle organizzazioni criminali e l’azione umanitaria, che non può essere che autonoma e indipendente. Il rigoroso rispetto dei principi umanitari riconosciuti a livello internazionale è per noi un presupposto irrinunciabile. Essi rappresentano la sola garanzia di poter accedere alle popolazioni in stato di maggiore necessità ovunque nel mondo, assicurando allo stesso tempo ai nostri operatori un sufficiente livello di sicurezza. Ogni compromesso su questi principi è potenzialmente in grado di ridurre la percezione di MSF come organizzazione medico‐umanitaria effettivamente indipendente e imparziale.

4) L’inserimento del Codice nel contesto attuale del Mediterraneo

Le strategie messe in atto dalle autorità italiane ed europee per contenere migranti e rifugiati in Libia attraverso il supporto alla Guardia Costiera Libica sono, nelle circostanze attuali, estremamente preoccupanti. La situazione in Libia è drammatica. Le persone di cui ci prendiamo cura nei centri di detenzione intorno a Tripoli e quelle che soccorriamo in mare condividono le stesse vicende di violenza e trattamenti disumani. La Libia non è un posto sicuro dove riportare le persone in fuga. Una volta intercettate, saranno condotte in centri di detenzione dove, come le nostre équipe che lavorano in quei centri testimoniano ogni giorno, sono a rischio permanente di essere detenute in modo arbitrario e indefinito, trattenute in condizioni disumane e/o sottoposte a estorsioni o torture, comprese violenze sessuali. Ovviamente le attività di ricerca e soccorso non costituiscono la soluzione per affrontare i problemi causati dai viaggi sui barconi e le morti in mare, ma sono necessarie in assenza di qualunque altra alternativa sicura perché le persone possano trovare sicurezza. Contenere l’ultima e unica via di fuga dallo sfruttamento e dalla violenza non è dal nostro punto di vista accettabile. Il recente annuncio dell’operazione militare italiana nelle acque libiche proposta nel momento in cui il Codice di Condotta è stato introdotto costituisce un elemento di ulteriore preoccupazione che ci ha confermato la necessità di marcare l’assoluta indipendenza delle nostre attività di soccorso in mare dagli obiettivi militari e di sicurezza.

MSF continuerà le sue attività di ricerca e soccorso in mare?

Si, MSF continuerà a salvare vite in mare. Anche se MSF non è nelle condizioni di poter firmare il Codice di Condotta, l’organizzazione rispetta le leggi nazionali e internazionali, coopera sempre con le autorità italiane e conduce tutte le operazioni in pieno coordinamento con l’MRCC e in piena conformità alle norme vigenti. Allo stesso tempo comunichiamo la nostra intenzione di continuare a rispettare quelle disposizioni del Codice che non sono contrarie ai punti problematici per MSF, tra cui quelle relative alle capacità tecniche, alla trasparenza finanziaria, all’uso dei trasponder e dei segnali luminosi. Confermiamo inoltre l’impegno a coordinare ogni nostra iniziativa con l’MRCC e anche a garantire l’accesso a bordo di funzionari di polizia giudiziaria, secondo quanto sopra espresso, così come la collaborazione costruttiva con le autorità italiane, nel pieno rispetto degli obblighi di legge.

Leggi la lettera inviata al Ministro dell’Interno

http://www.medicisenzafrontiere.it/notizie/news/codice-di-condotta-perch%C3%A9-msf-non-ha-firmato

MSF committed to saving lives on Mediterranean but will not sign the Italian “Code of Conduct”

31 July 2017

People in a wooden boat are rescued by Vos Prudence, in the Mediterranean Sea off the coast of Libya on 9 June 2017. MSF vessel Vos Prudence rescued a total of 726 people from the Mediterranean Sea over two days on 8 and 9 June, including 52 children.

Médecins Sans Frontières formally informed the Italian Ministry of the Interior today that it would not be signing the Code of Conduct for NGOs operating rescue ships on the Mediterranean.

“Although we are unable to sign this code of conduct in its current form, MSF already respects several provisions that are not within the remit of our core concerns, including financial transparency,” said Annemarie Loof, operations manager.

“MSF will continue to operate its search and rescue activities under the coordination of the Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) in Rome and in accordance with all relevant international and maritime laws.”

Several commitments included in the Code of Conduct could result in a decrease in the efficiency and capacity of the current search and rescue response with dire humanitarian consequences.

Proposals  – in particular the one stating that vessels engaged in rescue must disembark survivors to a place of safety as a rule instead of transferring to other ships  – present unnecessary limitations to the means at our disposal today. Since the start of its operations at sea, MSF has accepted, and sometimes even conducted itself, transfers from other ships onto our vessels. This has always occurred at the request or under the coordination of the Maritime Rescue Coordination Centre (MRCC) in Rome.

The back and forth of all the rescue ships to disembarkation points will consequently lead to a decrease in the presence of rescue vessels in the search and rescue zone. A reduction in the number of rescue vessels would weaken an already insufficient search and rescue capacity, resulting in an increase in mass drownings.

Furthermore, elements of unnecessary confusion about whom to contact when that are introduced in the Code could slow rescue operations when minutes can be the difference between life and death.

While the revised Code clarifies that judicial police will act “without prejudice of the ongoing humanitarian activity”, this remains open to interpretation and the request for the police to not be armed has not been adopted.

The presence of armed police officers on board and the commitment for humanitarians to collect evidence would be in breach of fundamental humanitarian principles of independence, neutrality and impartiality. This would subjugate humanitarian aid organisations to the political interests of a European Union member state and is not something that MSF is able to accept as it would impact on access to populations in danger everywhere in the world as well as the security of our teams.

The responsibility to conduct search and rescue operations at sea lies with states. Rescue activities by non-governmental actors such as MSF are merely a temporary measure aimed at gap-filling the ‘vacuum of responsibility’ left by states.

European Member States must set up a dedicated and proactive search and rescue mechanism to support Italy and recognise the country’s laudable efforts to save lives at sea in the face of an insufficient response from other European Member States.


In the first six months of 2017, NGOs completed 35 per cent of the total of rescue operations in the central Mediterranean. MSF alone has rescued and brought to safety more than 16,000 people.

Since MSF began search and rescue operations in 2015, it has strictly adhered to all international, national and maritime laws applicable in the Mediterranean Sea, as well as its own code of conduct, the MSF charter, which is based on medical ethics and humanitarian principles (available here: http://www.msf.org/en/msf-charter-and-principles)

http://www.msf.org/en/article/msf-committed-saving-lives-mediterranean-will-not-sign-italian-%E2%80%9Ccode-conduct%E2%80%9D


Questa voce è stata pubblicata in carcere repressione, nave di lazzaro e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.