Battaglia di Azincourt -Guerra dei cent’anni : Ta vuò fa fa na foto di Europa? – Guerre di religione ecc…

Battaglia di Azincourt (1415) Luogo: Azincourt, Pas-de-Calais, Francia
Data: 25 ottobre 1415
Forze in Campo: Regno d’Inghilterra contro il Regno di Francia e la Repubblica di Genova
Esito: Vittoria decisiva inglese
Comandanti: Regno d’Inghilterra: Enrico V d’Inghilterra –  Regno di Francia e Repubblica di Genova: Carlo I d’Albret e Jean II Le Meingre

Era il 25 ottobre, giorno di San Crispino, dell’anno 1415 e un’alba incerta cominciava a rischiarare il cielo sopra la stretta valle tra Azincourt e il vicino villaggio di Tramecourt, nel nord della Francia, in mezzo alla quale scorreva un ruscello. Dopo giorni di rovesci incessanti aveva smesso di piovere, ma il cielo era coperto a perdita d’occhio di dense nubi plumbee e dal terreno fradicio, coperto da una densa nebbia, saliva un’aria gelida. Trentamila francesi si stavano preparando allo scontro nel rispetto delle antiche leggi della cavalleria: con una dichiarazione ufficiale, lanciata verso le linee inglesi dagli araldi nelle loro livree multicolori, lo spiegamento in ordine di battaglia e l’osservanza di tutte le regole della tattica cortese. I cavalieri pesantemente armati, che si erano fatti issare in sella già alcune ore prima, uscivano lentamente dall’accampamento in un corteo sterminato di grotteschi pupazzi di ferro, ornati di piumaggi fradici e di manti grondanti. Sotto il loro peso i destrieri da combattimento affondavano profondamente nel fango scuro e riuscivano a sollevare una zampa per volta solo a prezzo di grandi sforzi. Tra i boschi e le siepi che circondavano il villaggio di Maisoncelles, gli Inglesi si schierarono sorprendentemente in fretta. Formavano una fila scura senza sfarzo né ori, ed erano per la maggior parte armati di mazze, picche e asce. Tra loro anche migliaia di arcieri che sistemavano a terra le frecce, incoccando le corde sulla curvatura degli archi. I Francesi non dubitavano di battere quell’esiguo numero di uomini esausti: loro erano trentamila, al seguito della più bella nobiltà di Francia tutta coperta di ferro, cui stavano di fronte seimila soldati cenciosi armati alla leggera. Il campo di battaglia avrebbe dato una risposta diversa e, a sera, molti tra i più nobili cavalieri francesi sarebbero rimasti sul terreno fangoso.

La Genesi:
La morte di Filippo VI e la tremenda pestilenza che dal 1347 al 1349 devastò l’Europa portarono a una tregua, interrotta nel 1356 quando il nuovo re di Francia Giovanni II il Buono fallì l’attacco contro le truppe del Principe Nero e fu sconfitto a Poitiers. La pace di Brétigny del 1360 sancì il dominio inglese su gran parte della Francia occidentale. L’abilità del nuovo re di Francia, Carlo V, consentì al Paese una lunga pausa ristoratrice e la riconquista di quasi tutto il territorio francese a eccezione di Calais, Cherbourg, Brest e la Guienna. Ma la sua scomparsa e l’ascesa al trono di un re malato di mente, Carlo VI, riaprirono anni terribili di lacerazioni e di scontri tra la nobiltà feudale che approfittò della pazzia del re per rendere quasi indipendenti i propri territori. In questa situazione Enrico V, il nuovo re Plantageneto d’Inghilterra, vide la possibilità di riconquistare in Francia i territori e le posizioni che gli Inglesi avevano perso nel corso della seconda metà del Trecento. Fu con questo obiettivo che, nell’agosto del 1415, un esercito ingle-se forte di 15.000 uomini sbarcò sulle coste normanne e mise sotto assedio la città di Harfleur. L’assedio durò 5 terribili settimane durante le quali l’esercito inglese fu decimato da un’epidemia di dissenteria. Alla caduta di Harfleur non restavano ad Enrico più di 6.000 combattenti.

Le Forze in Campo:
L’esercito che Enrico di Lancaster condusse alla battaglia sul campo di Azincourt era solo l’ombra di quello che pochi mesi prima era sbarcato davanti a Harfleur. Decimato dalle malattie, il corpo di spedizione inglese non contava su più di 6.000 uomini dei quali circa 900 uomini d’arme e il resto arcieri. Il connestabile di Francia Jean d’Albret aveva invece a sua disposizione circa 30.000 uomini, di cui quasi la metà probabilmente erano cavalieri, gli altri uomini d’arme e balestrieri.

La Battaglia:

Nel settembre del 1415, dopo la presa della città di Harfleur, l’esercito di Enrico V si trovava in cattive acque, per un terzo distrutto dalle malattie patite durante l’assedio. Per quell’anno la campagna sembrava conclusa ma, prima di ripassare il mare, l’onore richiedeva di compiere almeno una cauta traversata di quelle terre per il cui possesso l’armata inglese era venuta sul Continente. Il giorno 8 di ottobre l’esercito inglese, composto appena di 6.000 uomini e a corto di rifornimenti, si mise in marcia per tentare di raggiungere Calais da dove avrebbe potuto imbarcarsi per tornare in patria. Ma, attraversata la Somme, quando ancora era a molte miglia dalla meta, Enrico V si trovò improvvisamente davanti un potente esercito francese, molto superiore al suo per numero di cavalieri e uomini d’arme; lo comandava Jean d’Albret, connestabile di Francia. Dopo alcuni tentativi di sganciarsi dal nemico, Enrico V fu costretto ad accettare battaglia: la sera del 24 ottobre, stanchi e affamati, gli Inglesi bivaccarono attorno al villaggio di Maisoncelles, nutrendo poche speranze sull’esito dello scontro che li attendeva il giorno seguente. Enrico schierò le sue trup-pe nello stretto varco tra i boschi di Azincourt e di Tramecourt, disponendole in quattro herces di arcieri intervallati dagli uomini d’arme appiedati nella speranza di provocare l’attacco della cavalleria francese. Ma i Francesi non risposero alla provocazione e rimasero fermi ai loro posti, schierati su due linee di fanteria pesante e una di cavalieri; altre due forti ali di cavalieri affiancavano l’intero esercito. Dopo circa quattro lunghe ore di stallo, Enrico V prese l’iniziativa di avanzare con tutta la sua linea e, giunto a tiro d’arco dai Francesi, fece piantare le barriere difensive e ordinò agli arcieri di iniziare il lancio dei dardi. Punti nel loro orgoglio dall’iniziativa nemica, i cavalieri francesi delle due ali si lanciarono alla carica senza neppure attendere ordini, convinti di spazzare via quell’esercito di contadini che osava sfidarli. Giunti però a contatto col nemico, i cavalieri si trovarono di fronte la barriera di tronchi acuminati che li costrinse a frenare lo slancio e rimasero esposti alla pioggia di frecce scagliate dai longbowmen. Trovarono scampo nella fuga ma subirono gravi perdite. Intanto la fanteria pesante francese si era composta in tre cunei e aveva iniziato a muovere verso le posizioni inglesi degli uomini d’arme. La mancanza di coordinamento tra questi due attacchi creò nelle file francesi la più completa confusione: la cavalleria in fuga andò a cozzare contro la fanteria che avanzava, e gli arcieri inglesi ebbero buon gioco indirizzando la loro pioggia di frecce nella massa confusa. Le perdite francesi furono ancora una volta pesanti. Riordinate in qualche modo le fila, gli uomini d’arme francesi tornarono all’attacco ma, temendo il tiro degli arcieri, diressero verso i fanti pesanti che non erano ancora stati impegnati nell’azione. Subito, davanti a ognuna delle posizioni tenute dagli Inglesi, si formarono tre distinte mischie nelle quali i Francesi, fiaccati dalla corsa sul terreno fangoso e ancora scompaginati dallo scontro con i loro cavalieri, cominciarono ad avere la peggio. Allora, mentre si svolgeva lo scontro tra le fanterie pesanti, gli arcieri inglesi sospesero il tiro e attaccarono i fianchi delle formazioni francesi con ogni sorta di arma: dalle daghe, alle asce, ai martelli usati per piantare nel suolo i tronchi delle barriere. Le loro vittime furono i Francesi che erano rimasti isolati e quelli che cercavano di allontanarsi dalla mischia per riprendere fiato. Sotto la duplice pressione i Francesi cominciarono a cedere, permettendo così ai nemici di trarre ulteriore vantaggio dal loro disordine. Fu una strage sistematica, aggravata dalla fuga senza scampo, che decimò le file francesi. Secondo alcuni testimoni oculari, nel punto ove più cruenta era stata la mischia i corpi dei caduti raggiungevano l’altezza di un uomo. Davanti a questo spettacolo, anche la terza linea di cavalieri francesi, che non aveva neppure preso parte alla battaglia, abbandonò alla rinfusa il campo, mentre Enrico incontrava gli araldi per ufficializzare la vittoria. Contro la perdita inglese di un centinaio di uomini, tra cui il duca di York e il conte di Suffolk, i Francesi rimasti nel fango di Azincourt sommavano a 10.000: solo 1.600 erano di basso rango, gli altri appartenevano tutti alla nobiltà; altri 1.500 cavalieri di alto lignaggio furono catturati e portati in Inghilterra in attesa di riscatto.

I Cavalieri Francesi:
A differenza degli Inglesi, i Francesi combatterono ad Azincourt con un’armata ancora di tipo medioevale. Metà dell’esercito comandato dal connestabile Jean d’Albret era infatti costituito da cavalieri montati di stirpe nobile che conducevano in battaglia i loro uomini per combattere come fanti al loro seguito. La fitta rete di lealtà feudali che percorreva l’esercito rendeva impossibile qualsiasi unità di comando e, come si vide ad Azincourt, creava enormi problemi di coordinamento delle operazioni. Inoltre, l’orgoglio di casta che contraddistingueva i nobili francesi faceva loro sottovalutare, con conseguenze talvolta disastrose, gli avversari di estrazione inferiore, come gli arcieri inglesi. I cavalieri feudali francesi, scottati dai contatti con i longbowmen inglesi nel secolo precedente, ad Azincourt affidavano la protezione del corpo alle pesanti armature a piastre di ferro che coprivano interamente la figura, per rispondere alla sfida delle frecce scoccate dall’arco lungo inglese. L’arte dell’armeria aveva raggiunto livelli elevatissimi creando vari stili; i più in voga erano il tedesco e l’italiano. Il grande elmo trecentesco si era evoluto nel bacinetto chiuso con la celata mobile per il viso, mentre le armi rimasero, come nei secoli precedenti, la lunga lancia di legno e la spada pesante. Ad Azincourt, le armature a piastre si dimostrarono una vera trappola: non salvarono i cavalieri francesi dalla potenza delle frecce scoccate dai longbowmen e il loro peso fece affondare i cavalli nel terreno fangoso; inoltre, molti signori caduti o scivolati a terra non furono più in grado di rialzarsi, e rimasero vittime della fanteria nemica.

Le Formazioni Inglesi:
La formazione assunta dall’esercito inglese ad Azineourt è stata chiamata dai cronisti del tempo herce, termine che probabilmente deriva dall’alto francese herivion (hérisson, riccio). La formazione a herce consisteva nello schierare gruppi di fanti pesanti e di cavalieri smontati disposti su parecchie linee e intervallati da cunei di arcieri. Il nemico veniva così raggiunto dalle frecce prima di fronte, poi di fianco quando si incanalava tra i cunei. Lo herce si proteggeva dietro tronchi acuminati che i soldati piantavano nel terreno con un’inclinazione di circa 45 gradi, un ostacolo pressoché insormontabile per la cavalleria.

Le Conseguenze:
La vittoria di Azincourt, oltre a salvare Enrico e il suo esercito da una situazione che stava diventando disperata, rilanciò per gli anni seguenti la politica d’espansione inglese in Francia e fece rinascere le pretese della dinastia regnante oltremanica sul quel trono. Nel 1419 il re inglese si impossessò della Normandia e l’anno successivo impose ai Francesi il trattato di Troyes con il quale gli venne riconosciuto il diritto alla successione al trono francese in caso di morte di Carlo VI, di cui aveva sposato la figlia. Fu reggente di Francia senza che il delfino Carlo, avvilito e abbandonato da tutti, riuscisse a impedirlo. Ma nella primavera del 1429, quando la Francia era ormai in ginocchio, apparve sulla scena una giovane contadina della Lorena, Giovanna d’Arco, che infuse nuovo entusiasmo nelle file sbandate dei Francesi. Sotto la sua guida le truppe del delfino ruppero l’assedio che gli Inglesi avevano posto alla città di Orléans e tutta la Francia si levò allora a combattere gli Anglo-borgognoni. Carlo giunse fino a Reims dove venne finalmente consacrato. Nel 1449 i Francesi cominciarono la riconquista dei loro territori conclusasi nel 1453 con la presa di Bordeaux: agli Inglesi rimase solo Calais. Si chiudeva un’epoca storica iniziata nel 1154 con Enrico Plantageneto, o addirittura nel 1066, quando il duca di Norman-dia e vassallo del re di Francia, era diventato anche re d’Inghilterra.

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