ieri sera ho visto Into Eternity A Film for the Future

 

il film documentario  in effetti si pone una serie di problemi a parte quello “archeologico”, che non è minimale , per esempio : noi siamo convinti che la specie umana è destinata ad un continuo progredire; sappiamo che il progredire ha bisogno di energia e che tutte le fonti energetiche sono a termine, ora è vero che possono essere trovate nell’universo, nello spazio che è una risorsa di energia senza fine, ma se avvenisse un qualcosa per cui l’uomo invece di progredire regredisse? che so, un virus che non si riesce a combattere (già siamo resistenti a molti antibiotici) un avvenimento storico o geopolitico  particolarmente traumatico (per me i segnali di regresso sono molto evidenti già…). Inoltre :  questo materiale nucleare seppellito è ricco di minerale prezioso, si può essere certi che resterà sigillato  per sempre?.

Certo la parte più coinvolgente è quella dell’archeologo che deve tentare di decifrare questo monumento, alieno per lui.

vittoria

E se la fine del mondo (o almeno un grave disastro in grado di rendere inabitabile una vasta porzione del nostro pianeta per centinaia di migliaia di anni) fosse nelle mani di un archeologo? Immaginiamolo mentre scopre un luogo sigillato – molto sigillato – che mostra i segni di una civiltà antica, molto avanzata tecnologicamente. Dei simboli sono posti all’entrata di quello che sembra un monumento nascosto nelle viscere della terra, celato accuratamente. Prezioso o pericoloso? I simboli incisi all’entrata sono misteriosi. Andranno decifrati, ma intanto, cosa fare? Sicuramente l’archeologo tenterà di usare ogni mezzo tecnologico a disposizione per capire cosa è nascosto lì dentro, ma la natura del luogo è talmente aliena che non sa nemmeno cosa cercare. Cosa farà alla fine? Lo aprirà, o si terrà a distanza, lasciando che venga dimenticato per altre decine di migliaia di anni?

Questa domande se le pongono anche i responsabili della costruzione di Onkalo. Onkalo è, anzi sarà, il primo deposito permanente di scorie nucleari al mondo, e il regista Michael Madsen ne ha fatto l’argomento del suo recente documentario intitolato “Into eternity”, proiettato la scorsa settimana a “Le voci dell’inchiesta”, il festival pordenonese.

Prima che lo vedessi, un amico descrivendomelo l’ha definito “filosofico”. Mi chiedevo come. Personalmente, il lavoro di Madsen mi ha fatto venire in mente le atmosfere di Werner Herzog (per esempio quello di “Encounters at the end of the world”, ma soprattutto di “Wild blue yonder”), e se anche qui non si raggiungono le vette del genio visionario del grande regista tedesco il lavoro di Madsen è certamente degno di attenzione.

Forse non tutti lo sanno, ma nonostante esistano al mondo numerose centrali nucleari e vengano prodotte tonnellate e tonnellate di scorie nucleari (pare al momento che ce ne siano in giro circa 250.000 in tutto il mondo) anche dagli ospedali e dall’industria, non esiste al momento nemmeno un solo deposito permanente. I rifiuti nucleari sono per ora mantenuti in depositi temporanei in superficie, custoditi in maniera transitoria in attesa di essere stoccati in qualche luogo definitivo. Che però ancora non esiste.

Onkalo (letteralmente “luogo nascosto” in finlandese), con il suo vasto sistema di profondi tunnel sotterranei, è situato nella zona di Olkiluoto in Finlandia e si appresta (è ancora in fase di test e costruzione) a diventare il primo deposito permanente di rifiuti nucleari al mondo. Il luogo è stato scelto per la stabilità geologica del substrato roccioso, che secondo gli esperti è assolutamente al sicuro da rischi sismici, e dovrà accogliere per il prossimo secolo (dopodiché verrà sigillato) le scorie provenienti dalle attuali quattro centrali nucleari finlandesi.

Madsen si sofferma poco sulla tecnologia per stoccare le scorie, ancora meno sulla questione dell’energia nucleare (è sicura? È sensata?). Nel documentario soprattutto si chiede cosa lasceremo ai posteri. Il film si apre infatti spiegando che la civiltà umana è vecchia di 50.000 anni, e le piramidi (fra i monumenti più antichi costruiti per mano umana) hanno solo 5.000 anni. Le scorie nucleari però sono tossiche per – almeno – 100.000 anni. Onkalo, negli intenti, è progettato per resistere così a lungo. Ma è davvero credibile, si chiede Madsen? Possiamo davvero assicurare che una struttura pensata e costruita dall’uomo possa durare così a lungo? Possiamo immaginare davvero a cosa potrebbe andare incontro da qui a 100.000 anni? Senza considerare che solo certi tipi di scorie nucleari sono tossiche per 100.000 anni. Altre lo restano per milioni di anni.

Anche se fossimo davvero fortunati, e cioè se gli eventi naturali non riuscissero a intaccare Onkalo per così tanto tempo, come prevedere il fattore umano? Cosa succederebbe se i nostri discendenti trovassero Onkalo fra qualche decina di migliaia di anni? Il fil rouge su cui si svolge “Into eternity” è proprio la voce di un uomo del passato (il nostro presente) che come in un sogno si rivolge agli uomini che nel futuro avranno scoperto Onkalo. Non un dialogo però, perché Madsen ci lascia intuire che sarà successo l’irreparabile, e che la voce dal passato più che avvertire del pericolo, sta chiedendo scusa.

La fiction si intreccia alla realtà, anzi è il modo per raccontarla. Perché è proprio la “comunicazione col futuro” il problema che viene affrontato ogni giorno da chi è responsabile della costruzione di Onkalo (in primis il governo finlandese). Ed è qui che il pratico e il filosofico si sfumano l’uno nell’altro. Esistono due posizioni distinte sulla questione dell’incontro futuro fra i nostri discendenti e Onkalo:  come si spiega nel documentario c’è chi crede sia assolutamente necessario porre dei segnali (iscrizioni, simboli) che indichino ai posteri l’enorme pericolo celato all’interno del deposito, ma anche chi al contrario ritiene che fare questo invoglierebbe ancor più in nostro “archeologo del futuro” a scoperchiare il vaso di Pandora nucleare e che meglio sarebbe che venisse dimenticato per sempre.

Non so a voi, ma a me fa venire i brividi. Non mi resta che consigliarvi la visione di questo eccellente lavoro.

Il vaso di Pandora nucleare: “Into eternity”

ONKALO, IL CIMITERO DELLE SCORIE NUCLEARI

Finlandia, terra di ghiaccio e luce opaca, ora anche cimitero perenne degli errori dei nostri giorni.

Si chiama “Onkalo” e sarà, a costruzione ultimata, un deposito per scorie radioattive sigillato dal mondo, con un solo compito: resistere 100.000 anni, il tempo necessario affinché i rifiuti delle centrali atomiche diventino innocui.

 

Uno dei pozzi di prova del deposito

Il suo nome significa “nascondiglio” e già suggerisce qualcosa di  fantascientifico. E’ situato a Olkiluoto a circa 300 km a nord-est da Helsinki, ed ha una capacità di 330 mila metri cubi. Le autorità finlandesi e svedesi stanno collaborando alla sua progettazione e la Svezia sta pianificando un progetto simile, anche se ancora nulla è stato messo in pratica. L’impianto è costituito da un complesso sotterraneo di stoccaggio rifiuti altamente tossici costituito da una serie di tunnel scavati nella pietra fino a 4 km di profondità. I barili contenenti le scorie nucleari saranno sigillati e posti all’interno di vasche refrigerate, allo scopo di essere resi il più possibile innocui. L’enorme struttura  sarà completata per il 2100 e basterà esclusivamente per le scorie finlandesi, con un costo annunciato di “soli” 2,5 miliardi di euro per la sua costruzione ed altri 3 per lo smaltimento.

Per comprendere l’eccezionalità del progetto basti pensare a qualche confronto temporale: Onkalo è progettato per resistere fino a 100.000 anni, mentre le prime iscrizioni sulle caverne risalgono a 30.000 anni fa e le piramidi egizie furono costruite solamente 4.500 anni fa. Il progetto finlandese dovrà quindi coprire distanze temporali di incredibile ampiezza. E incertezza. Guardando avanti di 100.000 anni il pensiero dell’uomo mortale finisce inevitabilmente per smarrirsi nei profondi meandri di Onkalo e su chi popolerà la terra in quel tempo così impalpabile alla nostra immaginazione.

Il progetto nasconde numerosi rischi, non esiste alcun deposito permanente di scorie radioattive in nessuna parte del mondo e non si può escludere la possibilità di gravi terremoti in un lasso temporale così lungo. Alcuni contenitori potrebbero rimanere danneggiati a causa del movimento delle rocce e le sostanze radioattive potrebbero contaminare in maniera devastante le acque sotterranee. Posiva, la società finlandese che si sta occupando della costruzione dell’impianto, tenta di rassicurare, ma non può farlo del tutto: “Le probabilità sono molto scarse, ma nulla è da escludere”.

Su questo progetto è stato girato un documentario dal titolo “Into Eternity”, che suscita innate angosce in chi lo guarda. Michael Madsen, il regista americano, ci confronta con la realtà: guarda alle forme di vita che popoleranno il pianeta dopo questo interminabile lasso temporale, mettendoci a confronto con le indelebili conseguenze che il nucleare da sempre trascina dietro di sé.

Purtroppo questo documentario non potrà essere visto tra centomila anni ed un problema apparentemente banale, come la semplice segnalazione del sito Onkalo, diviene un dilemma da non sottovalutare. Nel corso dei secoli molti antichi linguaggi sono andati perduti e per essere compresi sono state necessarie operazioni di decodifica che spesso hanno richiesto decenni. La descrizione perciò di complicati argomenti quali lo stoccaggio di scorie nucleari nei confronti di un futuro così distante diviene una un problema che richiederà una decisione al buio.

Quali che siano le scelte che saranno prese, questo enorme dedalo sepolto sotto la taiga finlandese  che costerà un’enorme quantità di energia elettrica  per essere costruito, parlerà per noi per millenni.

Di Alessandro Pasotti ©Eunews.it

http://www.eunews.it/2012/04/16/onkalo-il-cimitero-delle-scorie-nucleari/329

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