Tommaso e il fotografo cieco G. Bufalino – TOPOGRAFIA BUFALINIANA pdf

“Interrompere, interrompersi m’è parso sempre il toccasana supremo, la sconclusione è la mia vocazione. Se non, più umilmente, la sola furberia che mi resta per imboscarmi in salvo dalla vostra massoneria di viventi…” (pp. 164, 165)

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Quindi avvicinarsi al corpus di un autore, eleggendo come chiave di lettura privilegiata lo spazio in cui si svolge la narrazione, significherà capire di volta in volta quale concetto possa essere ricondotto a ciascuna categoria spaziale.

Le tipologie spaziali e le loro combinazioni possono essere molteplici, ma ognuna di esse è portatrice di un messaggio ben preciso, lo spazio si presta pertanto alla formazione di metafore.

Apparentemente applicare questo tipo di indagine alle opere di Bufalino può sembrare facile e lineare, a causa della preponderanza dei luoghi chiusi nei suoi romanzi e a causa della dichiarata claustrofilia dello scrittore. Infatti la ricorrenza di spazi chiusi nella sua produzione è molto alta: dal sanatorio di Diceria dell’untore all’isola penitenziaria deLe Menzogne della notte, dalle Malcontente di Qui pro quo al condominio di Tommaso e il fotografo cieco.

In realtà l’intreccio degli spazi delle opere di Bufalino è in evoluzione e si lega alle fasi della sua produzione narrativa o al significato globale di un singolo romanzo. Se i concetti di protezione, sicurezza, benessere sono strettamente legati ai luoghi chiusi e i concetti di paura, pericolo, malessere sono invece ampiamente collegati agli spazi aperti, quello che ci interessa capire è perché avviene questa bipartizione metaforica e spaziale e se questa dicotomia rimane sempre lineare o se diventa più complessa in presenza di alcune tematiche. Il dentro acquisisce le suddette caratteristiche perché metaforicamente rappresenta l’arte, in particolare la scrittura, il fuori, invece, assorbe aspetti contrapposti perché metaforicamente costituisce la vita, la realtà, seppur nella sua connaturata dimaensione fittizia. D’altra parte in presenza delle tematiche ricorrenti delle opere dello scrittore, quali l’amore, la memoria, la morte, la Sicilia, il legame con gli spazi sembra solo apparentemente controverso, in realtà sia la speculazione sulle grandi tematiche affrontate dallo scrittore, quanto la spazializzazione delle stesse trovano un’unica tipologia spaziale privilegiata, quella dei luoghi chiusi, protetti, delimitati. La spazialità delle tematiche quindi appare coincidente alla spazialità del meccanismo dellascrittura.

Certamente lo stesso Bufalino, da grande studioso quale era, aveva intuito l’importanza dello spazio all’interno delle sue opere, infatti in Essere o riessere, saggio in forma di intervista che si occupa della gestazione e delle caratteristiche della sua scrittura, inserisce tra i personaggi e le tematiche della sue opere anche il paesaggio: Perfino il paesaggio diventa personaggio e si adegua al sentimento di clausura e d’assedio che è così caro all’autore: il sanatorio della Rocca, il paese di Modica, in una gola tra due montagne, il penitenziario di Santo Stefano.

Inoltre in Calende Greche c’è proprio una digressione ‘significante’ sulla categoria dello spazio:

Ma io mi ci arrovello, su queste categorie dello spazio e del tempo, e le tagliuzzo coi più ottusi bisturi del raziocino. “Fra spazio e tempo” prèdico “c’è pure qualche divario, per quel che attiene al mio esistere. Poiché, finché esisto ho sullo spazio l’autorità di poterlo occupare con l’ingombro di me; il privilegio di poterlo, quand’anche per poco o pochissimo, invadere e, mediante un semplice schiocco di dita, mutare. Insomma, se io non fossi, lo spazio sarebbe diverso. Mentre lo stesso non succede col tempo. Il quale scorre, ammesso che esista, ma del tutto non curante di me, ignaro di me, e mi muta da me e non mi lascia in nessun modo mutare”.

La consapevolezza dell’importanza degli spazi investe sia il paesaggio in cui agiscono (o non agiscono) i personaggi, sia lo spazio occupato dal narratore nell’atto della narrazione.

TOPOGRAFIA BUFAL – ArchivIA

Tommaso e il fotografo cieco: ovvero il Patatràc

by Gesualdo Bufalino

Composizione: fra un’anestesia e l’altra, fra un by-pass e l’altro, per allegria. Genere: un grottesco di chiacchiera e azione. Altrimenti: un non-romanzo travestito da iper-romanzo, e viceversa. Argomento: un giornalista con ambizioni di scrittore abbandona per confusi motivi esistenziali il lavoro, la famiglia, gli amici, esiliandosi nel seminterrato d’un grande condominio metropolitano. ( ROMA)   Qui diviene spettatore, attore e cronista di molte peripezie, fino a uno scioglimento finale che ribalta gli eventi e insinua taluna illazione metafisica e morale. Struttura: un serpente che si morde la coda: quando tutto sembra finire, tutto sembra ricominciare. Per usare parole grosse, il paratesto entra nel testo e lo confuta.

https://www.ibs.it/tommaso-fotografo-cieco-libro-gesualdo-bufalino/e/9788845254932

Tommaso e il fotografo cieco di Gesualdo Bufalino

di Rosalba Sindona · gennaio 28, 2016

Un romanzo particolare quello di Gesualdo Bufalino, sin dal titolo, Tommaso e il fotografo cieco. Un romanzo attuale, interessante, piacevole da leggere. Un fotografo cieco, Tiresia, che si ostina a fotografare le dive e che ha tendenze incestuose, e Tommaso, un intellettuale molto intelligente ma deluso, che ha banalmente scoperto il vuoto e che vive in uno scantinato. “Tommaso e Tiresia, dispari coppia di formichine…

La trama

Tommaso è un giornalista di quarantanove anni senza più entusiasmo, sposato come molti più per pigrizia che per amore. Un giorno, “per confusi motivi esistenziali”, comincia a chiedersi il perché di tutto: lavoro, famiglia, amici. E questo è l’inizio della crisi, l’inizio di una nuova vita. Tommaso potrebbe essere uno chiunque di noi, con le nostre paure, con la nostra voglia di scappare. E Tommaso scappa, non in cerca di deserti o “asprezze montane”; al contrario, ripiega su un “eremo urbano”, metropolitano, sciogliendosi da ogni obbligo familiare e civico, per consegnarsi ad una monotonia che lo bea, riducendo il rapporto con gli altri a un “economico scambio di saluti e cerimonie”.

Si rintana in un appartamento di un condominio apparentemente tranquillo di una Roma “esangue”, in cui uomini e donne che sembrano così normali all’inizio del libro, poi, si trasformano pian piano in persone molto diverse da quelle che sembrano; tante “marionette per un teatro da camera, mosse da un filo invisibile, metà ombre, metà cose salde.

La critica a Tommaso e il fotografo cieco

Una critica alle apparenze del nostro mondo, ma non pungente, anzi, quasi ironica. Quale rifugio per Tommaso? Un appartamento romano sotto terra, con un’unica finestrella e un unico passatempo, guardare da spettatore e cronista le scarpe delle persone che vi passano davanti. Il suo rifugio, “la sua garitta di sentinella stradale”, sua zattera di salvataggio, suo unico cordone ombelicale con le peripezie della storia.

Attraverso la finestrella, egli osserva il mondo e gli strani abitanti del condominio. Un mondo composto, variegato, uno specchio del nostro mondo, con tutti i suoi eccessi, i suoi difetti. Da lì osserva tutto, da solo, da “falso romito in una catapecchia extraterritoriale”, senza però fare di questa solitudine una regola maniacale.

Un personaggio strano Tommaso, potrebbe davvero essere ognuno di noi in certi momenti della nostra vita. E Tommaso si accorge in fondo che quello che prova lui, questo senso di solitudine, non è solo suo. È in realtà un sentimento che attraversa molte persone, è un malessere sempre più diffuso e al quale ognuno cerca di reagire a proprio modo, non solo estraniandosi dal mondo, ma trovando in esso la propria strada.

Un bel libro disincantato sulla crisi dell’uomo di fronte al mondo moderno, con un finale dai chiari tratti metafisici e morali.

http://www.idealibro.com/tommaso-e-il-fotografo-cieco-di-gesualdo-bufalino/


ho imparato solo più tardi a incorporare nei nomi le forme : G. Bufalino

Invito alla lettura – “Le menzogne della notte” di Gesualdo Bufalino …

Gesualdo Bufalino : Argo il cieco – Appuntamento presso un bunker …

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