Gesualdo Bufalino : Diceria dell’untore – controappuntoblog.org
I
O quando tutte le notti – per pigrizia, per avarizia – ritornavo a sognare
lo stesso sogno: una strada color cenere, piatta, che scorre con andamento
di fiume fra due muri più alti della statura di un uomo; poi si rompe,
strapiomba sul vuoto. Qui sporgendomi da una balconata di tufo, non
trapela rumore o barlume, ma mi sorprende un ribrezzo di pozzo, e con
esso l’estasi che solo un irrisorio pedaggio rimanga a separarmi… da che?
Non mi stancavo di domandarmelo, senza però che bastasse l’impazienza a
svegliarmi; bensì in uno stato di sdoppiata vitalità, sempre più rattratto
entro le materne mucose delle lenzuola, e non per questo meno slegato ed
elastico, cominciavo a calarmi di grotta in grotta, avendo per appiglio
nient’altro che viluppi di malerba e schegge, fino al fondo dell’imbuto,
dove, fra macerie di latomia, confusamente crescevano alberi (degli alberi
non riuscivo a sognare che i nomi, ho imparato solo più tardi a incorporare
nei nomi le forme).
Gesualdo Bufalino : Diceria dell’untore
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