Mouchette di Robert Bresson – Nouvelle histoire de Mouchette Georges Bernanos pdf

Dès les premières pages de ce récit le nom familier de Mouchette s’est imposé à moi si naturellement qu’il m’a été dès lors impossible de le changer.

La Mouchette de la Nouvelle Histoire n’a de commun avec celle du Soleil de Satanque la même tragique solitude où je les ai vues toutes deux vivre et mourir.

À l’une et à l’autre que Dieu fassemiséricorde!

G. B

Madame doit lire en ce moment les notes de la semaine, puis l’on répétera une fois de plus la cantate qui doit être l’une des solennités de la lointaine distributiondes prix. – Ah! si lointaine en ce mars désolé! Voici qu’elle reconnaît la strophe familière, le

«Plus d’espoir!» que Madame jette avec un terrible rictus de sa bouche mince et un mouvement de tête si lent que son peigne lui tombe dans le cou…

Espérez!… Plus d’espoir!

Trois jours, leur dit Colomb, et je vous dô…o…nne un monde.

Et son doigt le montrait, et son œil pour le voir

Scrutait de l’hô…o.o.rizon l’i…mmen-si…té prôo… fonde..

Nouvelle histoire de Mouchette – La Bibliothèque électronique du …

Mouchette: senza grazia e redenzione con il Bresson più crudo e sublime

Di

L’acuto sguardo di Robert Bresson ci lascia cadere nel fiume con l’infanzia tradita e violata di Mouchette, nel mondo senza grazia e redenzione pronto a tornare al cinema restaurato

A ‘crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio‘ e dritta all’inferno avrei preferito andarci in inverno, ma con la ballata di Fabrizio De André nella testa e l’animo trafitto dall’oblio della miseria umana di Robert Bresson, ci torno con la parabola di Mouchette e la missione pastorale del maestro francese che la lascia ‘chissà come‘ scivolare nel fiume, come l’altra vittima delle barbarie umane del cantautore italiano (Marinella).

Un cortocircuito della mie corde emotive, sfiorate ogni volta in modi imprevedibili dal regista francese più formalmente e moralmente ascetico, puro, essenziale e rigoroso.

Il Bresson di nuovo al cinema, nel mese che profuma di risvegli di primavera e virgulti del Festival di Cannes, con la versione restaurata di “Au hasard Balthazar” e il “Mouchette” che proprio alla 20ª edizione del Festival di Cannes ha strappato il Premio OCIC.

Due dei suoi sguardi più crudi e sublimi sul baratro che aspetta il mondo senza grazia e redenzione. Un «dittico» quasi inscindibile di ambienti, personaggi e struttura narrativa, spinto all’estremo e l’ineluttabilità del male, con il devastante disagio dell’anima di Mouchette, quasi combinando la sofferenza Marie e dell’asino Balthazar e anticipando le convulsioni disperate degli ultimi film di Bresson.

Quel rigore stilistico che rende la cinematografia di Bresson di difficile comprensione e grande fascino, contribuisce a tratteggiare il candore, la solitudine, la vergogna e la forza di uno dei suoi personaggi più limpidi, ribelli e tragici, ispirato ancora una volta da un romanzo di Bernanos.

Nel paesaggio rurale di Provenza, la giovane Mouchette di Nadine Nortier, selvaggiamente sgraziata e sola, è vessata e umiliata dallo squallore dell’umanità cinica e crudele, sprofondata nel liquore al ginepro.

Ubriaconi come il padre, contrabbandiere di alcolici con il fratello, la madre che agonizza nel letto con la bottiglia in mano, il curato, il bracconire epilettico Arsène e il guardacaccia Mathieu, entrambi innamorati della barista. Anche Mouchette riceve un bicchierino come salario all’osteria del villaggio, dove lavora la domenica per pagare quello che beve il padre.

Tra uccelli strangolati e conigli feriti che richiamano alla memoria lo spettro di Balthazar sin dalle prime sequenze, fiumi di alcol e violenza che la colpisce in ogni occasione, Mouchette, non più bambina e non ancora donna, risponde alle provocazioni con dispetti infantili. La vediamo sorridere solo sull’autoscontro o sguazzare di gioia nelle pozzanghere di fango.

La sua infanzia resta però negata e violata da tutti. Dalle percosse del padre e l’indolenza della madre che la costringe ad occuparsi anche del fratellino appena nato. Il neonato a cui tenta di scaldare il biberon portandoselo in petto, il fratellino che suo malgrado non gli permette di essere una quattordicenne come le altre.

La crudeltà dell’insegnante che schiaffeggia la ragazzina davanti ai compagni per una nota presa male, dei coetanei che la deridono, delle comari che ne sparlano, sono l’anticipo alla brutalità di un reietto come Arsène che, invocando la sua complicità la tratta da adulta, ma dopo averle strappato un barlume di speranza, la violenta, spegnendo ogni volontà di riscatto.

Al punto che, dopo aver trovato la madre morente, essersi ribellata alle maldicenze della gente e aver mentito ad un Mathieu creduto morto, con il vestito nuovo ricevuto in segno di un’inconsueta gentilezza, passando per il bosco, Mouchette ruzzola tra l’erba alta fino alla riva di un fiume, dove, quasi per gioco, o unico gesto di ribellione ad un mondo indifferente, si lascia cadere.

Un finale senza speranza che l’implacabile Magnificat di Claudio Monteverdi ammanta di “disperata” sacralità, tornando a chiudere il cerchio di nefandezze aperto prima dei titoli di testa del film e a dare l’unica risposta possibile alla domanda pronunciata dalla madre al cospetto di uno sguardo supremo, forse solo il nostro.

http://www.cineblog.it/post/690237/mouchette-senza-grazia-e-redenzione-con-il-bresson-piu-crudo-e-sublime


Au hasard Balthazar: Robert Bresson.

Le Diable probablement (1977) Bresson | controappuntoblog.org

Une femme douce Robert Bresson. | controappuntoblog.org

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