La Carrozza di tutti : Edmondo De Amicis – L’idioma gentile FREE

DESCRIZIONE DEL LIBRO

LA CARROZZA DI TUTTI è un’opera pubblicata nel 1899, forse oggi tra le meno conosciute di Edmondo De Amicis, che si articola in dodici capitoli, quanti sono i mesi del 1896 durante i quali l’autore viaggiò a bordo dei primi tranvai trainati a cavallo, raccontando la quotidianità di una città, Torino, e dei suoi personaggi che ne diventano inconsapevolmente protagonisti. Leggendo quest’opera ci si ritrova immersi in una lettura dal sapore antico, dove viene descritta una Torino d’altri tempi e dove il lettore viene proiettato direttamente nei luoghi minuziosamente descritti, regalandoci le sensazioni di aver vissuto quei giorni, come quando ci si ritrova a guardare delle vecchie fotografie e si rivive il passato in ogni suo attimo. Un’opera quindi paragonabile metaforicamente ad una fotografia d’epoca, che però invece di apparire in “bianco e nero” come ci si aspetterebbe, appare inaspettatamente a “colori”, dove tutte le sfumature cromatiche si fondono le une alle altre annullando così quella scala di grigi che nell’immaginario si interpongono tra il presente ed il passato. Un libro dunque a colori nonostante i suoi anni che ci mette di fronte all’universalità dell’uomo rispetto alle fortune ed alle avversità della vita, ai contrasti ed alle problematiche politiche e sociali, allo stesso modo in qualsiasi epoca essa sia vissuta.

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A chi dice che la lingua si sa.

 

Che bisogno c ’è di studiar la lingua? La lingua si sa!

 È un’opinione di molti. Ella la saprà meglio di molti altri, non ne dubito; ma si lasci dire che, se non l’ha studiata, non la può sapere, non solo come dovrebbe, ma neppur e quanto i suoi bisognirichiedono.

Ella possiede un materiale di lingua che non è la terza parte di que llo che le sarebbe necessario per parlar bene, un piccolo corredo di vocaboli e di frasi, che le servono a dire impropriamente e a un di presso una grande quantità di cose, ciascuna delle quali può esser detta con una parola o una frase propria, che dice per l’appunto quella cosa sola. Nel parlare come nello scrivere, a ogni tratto, ella gira intorno al proprio pensiero, non lo esprime che a mezzo, ed è costretta ad aggiungere e a correggere per compiere e chiarire l’espressione che non le riuscì compiuta e chiara alla prima.

E, confessi la verità: molte cose ella non le dice per non mettersi in un impaccio. Vuol vedere che io le nomino subito venti, trenta oggetti, operazioni, qualità o particolari d’oggetti, che a tutti occorre di rammentare quasi ogni giorno, e che ella designa sempre con una perifrasi o con una parola sbagliata? Vuol che le dica lì per lì una filza di modi della lingua viva, usatissimi in tutta l’Italia, e che non hanno sinonimi, ma che lei nonha mai usati e che le riuscirebbero nuovicome modi d’un’altra lingua? Ella conosce il francese? Non molto. Vuolescommettere che se mi racconta in italiano l’aneddoto più semplice, io, che non sono un linguista nè un pedante, ci trovo altrettante improprietà quante ce ne troverebbe un francese s’ella gli raccontasse l’aneddot o in francese? E mi sostiene che la lingua si sa? Capisco come non si sappiad’ignorare le cose che non si sa che esistano.

Ma ella somiglia a chi credesse di saper la botanica perchè conosce i legumi che gli portano in tavola e i nomi dei fiori che coltiva sul terrazzino:

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The Project Gutenberg Spagna, by Edmondo DE AMICIS. – Giorgio …

Vladimir Mayakovsky in ” Lady and the Hooligan”-1918-Yevgeny Slavinsky-A silent masterpiece , La Maestrina di De Amicis

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