Observations on Leonardo Da Vinci’s Celebrated … – Internet Archive
Il Cenacolo raccontato da Goethe
Il colpo di fulmine scoppiò nell’ inverno del 1787 a Roma, quando Goethe in casa di un collezionista vide una riproduzione in miniatura dell’ Ultima Cena di Leonardo. L’ anno dopo, sulla via del ritorno in Germania, una sosta a Milano con visita alle Grazie moltiplicò il suo entusiasmo. Forse concepì già allora questo splendido saggio, scritto poi molto più tardi – nel 1817, a Weimar -, conosciuto dagli studiosi ma pubblicato soltanto adesso in italiano da Abscondita, tradotto da Claudio Groff, con uno scritto di Marco Carminati. Il signore di Weimar, Carlo Augusto di Sassonia, aveva acquistato un portfolio leonardesco di Giuseppe Bossi, pittore milanese, segretario di Brera, autore di una copia del Cenacolo poi andata perduta. La vista di quei bellissimi disegni riaccese in Goethe l’ antica passione. «Abbiamo meditato il Cenacolo e meditandolo lo abbiamo venerato» scriverà a un’ amica subito dopo aver consegnato il manoscritto allo stampatore. Del Cenacolo, «vera chiave di volta dei miei concetti artistici», Goethe racconta la genesi, illustra la tecnica, analizza la composizione formale insieme vivace ed equilibratissima («un grande espediente di cui Leonardo si è principalmente servito per animare questo dipinto è il movimento delle mani, al quale però soltanto un italiano poteva ricorrere»), denuncia il degrado e gli incauti “restauri” eseguiti con «mano sacrilega» da mediocri dilettanti. E non risparmia un severo attacco ai monaci domenicani delle Grazie, colpevoli di aver realizzato nella sala del Cenacolo interventi edilizi dannosissimi per la salute del dipinto: «Gli stessi proprietari che avrebbero dovuto esserne i guardiani e i custodi provocarono il maggior deterioramento dell’ opera, coprendosi così di eterna ignominia». Goethe, “Il Cenacolo di Leonardo”, Abscondita, pagg. 72, euro 11
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