parziale elenco suicidi aprile giugno 2016 ; Karl Marx post – Shakespeare (Timone di Atene)

Mme de Staël, qui ressassa beaucoup de lieux communs et les réhabilita quelque temps dans le plus beau Style du monde, s’est attachée à démontrer que le suicide est une action contre nature, et que l’on ne saurait le regarder comme un acte de courage; elle a surtout établi qu’il était plus digne de lutter contre le désespoir que d’y succomber. De semblables raisons affectent peu les âmes que le malheur accable. Sont-elles religieuses, elles spéculent sur un meilleur monde ; ne croient-elles en rien, au contraire, elles cherchent le repos du néant. Les tirades philosophiques n’ont aucune valeur à leurs yeux, et sont d’un faible recours dans le chagrin. Il est surtout absurde de prétendre qu’un acte qui se consomme si fréquemment soit contre nature, puisque nous en sommes journellement les témoins. Ce qui est contre nature n’arrive pas. Il est au contraire de la nature de notre société d’enfanter beaucoup de suicides, tandis que [les Berbères et] les Tartares ne se suicident pas. Toutes les sociétés n’ont donc pas les mêmes produits ; voilà ce qu’il faut se dire pour travailler à la réforme de la nôtre, et lui faire gravir un des échelons supérieurs de la destinée du genre humain. Quant au courage, si l’on passe pour en avoir dès que l’on brave la mort en plein jour et sur le champ de bataille, sous l’empire de toutes les excitations réunies, rien ne prouve que l’on en manque nécessairement quand on se donne la mort soi-même et dans les ténèbres. On ne tranche pas une pareille controverse par des insultes contre les morts.

“Peuchet : Du suicide” (Karl Marx)

Denaro

[XLI] Se i sentimenti, le passioni, ecc. dell’uomo non sono soltanto determinazioni antropologiche in senso [stretto], ma affermazioni veramente ontologiche dell’essenza (della natura), e se essi si affermano realmente solo per il fatto che il loro oggetto è per essi sensibile, si intende che: 1) il modo della loro affermazione non è per nulla unico ed identico, ma anzi il modo diverso di affermarsi costituisce la particolarità della loro esistenza, della loro vita; il modo con cui l’oggetto è per essi, è il modo particolare del loro godimento; 2) là dove l’affermazione sensibile è la soppressione immediata dell’oggetto nella sua forma per sé stante (mangiare, bere, lavorare un oggetto, ecc.), proprio là ha luogo l’affermazione dell’oggetto; 3) in quanto l’uomo è umano, e quindi anche il suo sentimento, ecc., è umano, l’affermazione dell’oggetto da parte di un altro è anche un godimento suo proprio; 4) solo attraverso l’industria in pieno sviluppo, cioè attraverso la mediazione della proprietà privata, l’essenza ontologica della passione umana diviene tanto nella sua totalità quanto nella sua umanità; la scienza dell’uomo è quindi essa stessa un prodotto dell’attuazione pratica che l’uomo fa di se stesso; 5) il senso della proprietà privata – liberata dalla sua estraniazione – è l’esistenza degli oggetti essenziali per l’uomo, tanto come oggetto di godimento quanto come oggetto di attività.
Il denaro, possedendo la caratteristica di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità di questa sua caratteristica costituisce l’onnipotenza del suo essere; è tenuto per ciò come l’essere onnipotente… il denaro fa da mezzano tra il bisogno e l’oggetto, tra la vita e i mezzi di sussistenza dell’uomo. Ma ciò che media a me la mia vita, mi media pure l’esistenza degli altri uomini per me. Questo è per me l’altro uomo.
«Eh, diavolo! Certamente mani e piedi, testa e sedere son tuoi! Ma tutto quel che io mi posso godere allegramente, non è forse meno mio? Se posso pagarmi sei stalloni, le loro forze non sono le mie ? Io ci corro su, e sono perfettamente a mio agio come se io avessi ventiquattro gambe» (GOETHE, Faust, Mefistofele).
Shakespeare nel Timone di Atene:
«Oro? Oro giallo, fiammeggiante, prezioso? No, o dèi, non sono un vostro vano adoratore. Radici, chiedo ai limpidi cieli. Ce n’è abbastanza per far nero il bianco, brutto il bello, ingiusto il giusto, volgare il nobile, vecchio il giovane, codardo il coraggioso… Esso allontana… i sacerdoti dagli altari; strappa di sotto al capo del forte il guanciale. Questo giallo schiavo unisce e infrange le fedi; benedice i maledetti; rende gradita l’orrida lebbra; onora i ladri e dà loro titoli, riverenze, lode nel consesso dei senatori. È desso che fa risposare la vedova afflitta; colei che l’ospedale e le piaghe ulcerose fanno apparire disgustosa, esso profuma e prepara di nuovo giovane per il giorno d’aprile. Avanti, o dannato metallo, tu prostituta comune dell’umanità, che rechi la discordia tra i popoli…»
E più oltre:
«Tu dolce regicida, o caro divorzio tra padre e figlio, tu splendido profanatore del più puro letto coniugale, tu Marte valoroso, seduttore sempre giovane, fresco, amato, delicato, il cui rossore scioglie la neve consacrata nel grembo di Diana; tu, dio visibile, che fondi insieme strettamente le cose impossibili, e le costringi a baciarsi! Tu i parli in ogni lingua, per ogni intento [XLII]; o tu pietra di paragone di tutti i cuori, pensa, l’uomo, il tuo schiavo si ribella; e col tuo valore gettalo in una discordia che tutto confonda in modo che le bestie abbiano l’impero del mondo».
Shakespeare descrive l’essenza del denaro in modo veramente incisivo. Per comprenderlo, cominciamo dall’interpretazione del passo di Goethe.
Ciò che mediante il denaro è a mia disposizione, ciò che io posso pagare, ciò che il denaro può comprare, quello sono io stesso, il possessore del denaro medesimo, Quanto grande è il potere del denaro, tanto grande è il mio potere. Le caratteristiche del denaro sono le mie stesse caratteristiche e le mie forze essenziali, cioè sono le caratteristiche e le forze essenziali del suo possessore. Ciò che io sono e posso, non è quindi affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono brutto, perché l’effetto della bruttezza, la sua forza repulsiva, è annullata dal denaro. Io, considerato come individuo, sono storpio, ma il denaro mi procura venti quattro gambe; quindi non sono storpio. Io sono un uomo malvagio, disonesto, senza scrupoli, stupido; ma il denaro è onorato, e quindi anche il suo possessore. Il denaro è il bene supremo, e quindi il suo possessore è buono; il denaro inoltre mi toglie la pena di esser disonesto; e quindi si presume che io sia onesto. Io sono uno stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di tutte le cose; e allora come potrebbe essere stupido chi lo possiede? Inoltre costui potrà sempre comperarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti, non è più intelligente delle persone intelligenti? Io che col denaro ho la facoltà di procurarmi tutto quello a cui il cuore umano aspira, non possiedo forse tutte le umane facoltà ? Forse che il mio denaro non trasforma tutte le mie deficienze nel loro contrario ?
E se il denaro è il vincolo che mi unisce alla vita umana, che unisce a me la società, che mi collega con la natura e gli uomini, non è il denaro forse il vincolo di tutti i vincoli? Non può esso sciogliere e stringere ogni vincolo ? E quindi non è forse anche il dissolvitore universale ? Esso è tanto la vera moneta spicciola quanto il vero cemento, la forza galvano-chimica della società.
Shakespeare rileva nel denaro soprattutto due caratteristiche;
1) è la divinità visibile, la trasformazione di tutte le caratteristiche umane e naturali nel loro contrario, la confusione universale e l’universale rovesciamento delle cose. Esso fonde insieme le cose impossibili;
2) è la meretrice universale, la mezzana universale degli uomini e dei popoli.
La confusione e il rovesciamento di tutte le qualità umane e naturali, la fusione delle cose impossibili – la forza divina – propria del denaro risiede nella sua essenza in quanto è l’essenza estraniata, che espropria e si aliena, dell’uomo come essere generico. Il denaro è il potere alienato dell’ umanità.
Quello che io non posso come uomo, e quindi quello che le mie forze essenziali individuali non possono, lo posso mediante il denaro. Dunque il denaro fa di ognuna di queste forze essenziali qualcosa che esso in sé non è, cioè ne fa il suo contrario.
Quando io ho voglia di mangiare oppure voglio servirmi della diligenza perché non sono abbastanza forte per fare il cammino a piedi, il denaro mi procura tanto il cibo quanto la diligenza, cioè trasforma i miei desideri da entità rappresentate e li traduce dalla loro esistenza pensata, rappresentata, voluta nella loro esistenza sensibile, reale, li traduce dalla rappresentazione nella vita, dall’essere rappresentato nell’essere reale. In quanto è tale mediazione, il denaro è la forza veramente creatrice.
La domanda esiste, sì, anche per chi non ha denaro, ma la sua domanda è un puro ente dell’immaginazione, che non ha nessun effetto, nessuna esistenza per me, per un terzo, per la […][1][XLIII]; e quindi resta per me stesso irreale, privo di oggetto. La differenza tra la domanda che ha effetto, in quanto è fondata sul denaro, e la domanda che non ha effetto, in quanto è fondata soltanto sul mio bisogno, sulla mia passione, sul mio desiderio, ecc., è la stessa differenza che passa tra l’essere e il pensare, tra la semplice rappresentazione quale esiste dentro di me e la rappresentazione qual è per me come oggetto reale fuori di me.
Quando non ho denaro per viaggiare, non ho nessun bisogno, cioè nessun bisogno reale e realizzantesi di viaggiare. Se ho una certa vocazione per lo studio, ma non ho denaro per realizzarla, non ho nessuna vocazione per lo studio, cioè nessuna vocazione efficace, nessuna vocazione vera. Al contrario, se io non ho realmente nessuna vocazione per lo studio, ma ho la volontà e il denaro, ho una vocazione efficace. Il denaro, in quanto è il mezzo e il potere esteriore, cioè nascente non dall’uomo come uomo, né dalla società umana come società, in quanto è il mezzo universale e il potere universale di ridurre la rappresentazione a realtà e la realtà a semplice rappresentazione, trasforma tanto le forze essenziali reali, sia umane che naturali in rappresentazioni meramente astratte e quindi in imperfezioni, in penose fantasie, quanto, d’altra parte, le imperfezioni e le fantasie reali, le forze essenziali realmente impotenti, esistenti soltanto nell’immaginazione dell’individuo, in forze essenziali reali e in poteri reali. Già in base a questa determinazione il denaro è dunque l’universale rovesciamento delle individualità, rovesciamento che le capovolge nel loro contrario e alle loro caratteristiche aggiunge caratteristiche che sono in contraddizione con quelle.
Sotto forma della potenza sovvertitrice qui descritta il denaro si presenta poi anche in opposizione all’individuo e ai vincoli sociali, ecc., che affermano di essere entità per se stesse. Il denaro muta la fedeltà in infedeltà, l’amore in odio, l’odio in amore, la virtù in vizio, il vizio in virtù, il servo in padrone, il padrone in servo, la stupidità in intelligenza, l’intelligenza in stupidità.
Poiché il denaro, in quanto è il concetto esistente e in atto del valore, confonde e inverte ogni cosa, è la universale confusione e inversione di tutte le cose, e quindi il mondo rovesciato, la confusione e l’inversione di tutte le qualità naturali ed umane.
Chi può comprare il coraggio, è coraggioso anche se è vile. Siccome il denaro si scambia non con una determinata qualità, né con una cosa determinata, né con alcuna delle forze essenziali dell’uomo, ma con l’intero mondo oggettivo, umano e naturale, esso quindi, considerato dal punto di vista del suo possessore, scambia le caratteristiche e gli oggetti gli uni con gli altri, anche se si contraddicono a vicenda. È la fusione delle cose impossibili; esso costringe gli oggetti contraddittori a baciarsi. Se presupponi l’uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto con amore, fiducia solo con fiducia, ecc. Se vuoi godere dell’arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l’uomo, e con la natura, dev’essere una manifestazione determinata e corrispondente all’oggetto della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare una amorosa corrispondenza, cioè se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d’amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un’infelicità.

Manoscritti economico-filosofici del 1844

MASSAFRA: GLI NOTIFICANO LO SFRATTO E SI SUICIDA

Un uomo di 47 anni, disoccupato, ieri si è ucciso impiccandosi nella sua abitazione di Massafra (presa in fitto) dopo aver ricevuto la telefonata dell’ufficiale giudiziario che gli annunciava la notifica dello sfratto per morosità. L’inquilino ha lasciato le chiavi dietro la porta per consentire a chiunque di aprire, poi è andato nella stanza da letto e si è impiccato. Sono stati proprio l’ufficiale giudiziario e l’avvocato del proprietario dell’immobile a scoprire il cadavere.

http://www.canale189.it/news/2016/04/15/massafra-gli-notificano-lo-sfratto-e-si-suicida/

Guidizzolo: suicida disoccupato di 38 anni | 22 giugno 2016

Finge di aver trovato lavoro, suicida giovane disoccupato

Tragedia a Guidizzolo: a perdere la vita un uomo di 38 anni residente a Cavriana. Mercoledì mattina la terribile scoperta. Tutti i giorni usciva di casa fingendo di andare al lavoro nel Bresciano, e invece era disoccupato

Redazione

Alla famiglia aveva raccontato di aver trovato lavoro, in una fabbrica della provincia bresciana. Purtroppo mentiva: non voleva deludere ancora una volta la sua famiglia. Volenteroso, gentile, pronto al sacrificio: ma da parecchio il lavoro non si trovava. E dopo l’ennesima delusione, ha deciso di farla finita.

Tragedia a Guidizzolo: un uomo di 38 anni è stato trovato senza vita in un canale non troppo lontano dalle scuole, non troppo lontano da dove era stato trovato senza vita anche il piccolo Jashan Singh, morto poco più di un mese fa.

Questa volta si tratta di un suicidio: l’uomo ha lasciato un biglietto inequivocabile all’interno della sua auto, dopo averla parcheggiata di fronte alla poste. Lo hanno trovato di prima mattina, poco dopo le 5 di mercoledì: i familiari non avevano sue notizie da parecchie ore.

Abitava a Cavriana, a casa ci tornava tutti i giorni. Partiva la mattina, tornava la sera: si dirigeva verso un paese della provincia di Brescia, ai suoi aveva raccontato di aver trovato lavoro come operaio.

Una messinscena che è durata meno di un mese: alla fine non ce l’ha fatta. Non è riuscito a reggere il peso di una bugia così grande, non è riuscito a reggere il peso della delusione. E così si è tolto la vita. Tutto il paese lo piange

http://www.bresciatoday.it/cronaca/mantova-guidizzolo-suicidio-22-giugno-2016.html

Avellino, giovane papà disoccupato si toglie la vita impiccandosi

Si è tolto la vita impiccandosi all’interno del sottoscala di casa della propria abitazione. P.P. 42enne ha deciso di farla finita lasciando la moglie e la figlia. Proprio quest’ultima avrebbe fatto, intorno alle 13,30 la macabra scoperta nella cantina dell’immobile di via Imbimbo, alle spalle della Mensa dei Poveri.
Sul posto gli agenti della Polizia di Stato per i rilievi del caso. Sotto shock amici e vicini di casa dell’uomo. A quanto si apprende l’uomo da qualche tempo si arrangiava tra vari lavoretti per mantenere la famiglia, ma non aveva un impiego stabile. Questo potrebbe essere uno dei motivi alla base del gesto estremo, ma il condizionale è d’obbligo.

Per ora l’unica certezza è che quello del papà di via Imbimbo è l’ennesimo suicidio che si registra in città. Solo poche settimane fa a via Campane una donna, affermato avvocato, si lasciò cadere nel vuoto in pieno giorno lasciando di stucco familiari e conoscenti.

http://www.angelidellafinanza.org/2016/06/08/avellino-giovane-papa-disoccupato-si-toglie-la-vita-impiccandosi/

 

Unusual Marx : “Peuchet : Du suicide” (Karl Marx) | controappuntoblog …

“Peuchet : Du suicide” (Karl Marx)

http://www.controappuntoblog.org/2012/01/13/%E2%80%9Cpeuchet-du-suicide%E2%80%9D-karl-marx/

Unusual Marx :Mme de Staël, qui ressassa beaucoup de .

Chi può comprare il coraggio, è coraggioso anche se è vile.Karl Marx ..

Denaro : Manoscritti economico-filosofici del 1844, The Power Of Money

LA SOLITUDINE DELL’UOMO MERCE | controappuntoblog.org

William Shakespeare (Timone di Atene) | controappuntoblog.org

Un rapporto brutale può essere mantenuto solo mediante la brutalità …

 

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