Gianni Rodari : Favole al telefono – Lettera di un ragno – Rodari legge Rodari

In principio la Terra era tutta sbagliata, renderla più abitabile fu una bella fatica.

Per passare i fiumi non c’erano ponti. Non c’erano sentieri per salire sui monti.

Ti volevi sedere? Neanche l’ombra di un panchetto. Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto.

Per pungersi i piedi, né scarpe né stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.

Per fare una partita non c’erano palloni: mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,

anzi a guardare bene mancava anche la pasta. Non c’era nulla di niente. Zero via zero, e basta.

C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare, e agli errori più grossi si poté rimediare.

Da correggere, però, ne restano ancora tanti: rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!

Gianni Rodari, Storia Universale

La passeggiata di un distratto

“Mamma, vado a fare una passeggiata”.

“Va’ pure, Giovanni, ma sta’ attento quando attraversi la strada”.

“Va bene, mamma. Ciao, mamma”.

“Sei sempre tanto distratto”.

“Si mamma. Ciao, mamma”.

Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. Ogni tanto si ferma e si tocca.

“Ci sono tutto? Si”. E ride da solo.

E’ così contento di stare attento che si mette a saltellare come un passero, ma poi s’incanta a guardare le vetrine, le macchine, le nuvole, e per forza cominciano i guai.

Un signore, molto gentilmente, lo rimprovera:

“Ma che distratto, sei. Vedi? Hai già perso una mano”.

“Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono”.

Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. Sarà proprio vuoto? Vediamo. E cosa c’era dentro prima che fosse vuoto? Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno…

Giovanni si dimentica di cercare la mano, poi si dimentica anche del barattolo, perchè ha visto un cane zoppo, ed ecco per raggiungere il cane zoppo prima che volti l’angolo perde tutto un braccio. Ma non se ne accorge nemmeno, e continua a correre.

Una buona donna lo chiama: “Giovanni, Giovanni, il tuo braccio!”

Macché, non sente.

“Pazienza,” dice la donna. “Glielo porterò alla sua mamma”.

E va a casa della mamma di Giovanni.

“Signora, ho qui il braccio del suo figliolo”.

“Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire”.

“Eh, si sa, i bambini sono tutti così”.

Dopo un po’ arriva un’altra brava donna.

“Signora, ho trovato un piede. Non sarà mica del suo Giovanni?”

“Ma si che è suo, lo riconosco dalla scarpa col buco. Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so più cosa fare e cosa dire.

“Eh, si sa, i bambini sono tutti così”.

Dopo un altro po’ arriva una vecchietta, poi il garzone del fornaio, poi un tranviere, e perfino una maestra in pensione, e tutti portano qualche pezzetto di Giovanni: una gamba, un orecchio, il naso.

“Ma ci può essere un ragazzo più distratto del mio?”

“Eh, signora, i bambini sono tutti così”.

Finalmente arriva Giovanni, saltellando su una gamba sola, senza più orecchie né braccia, ma allegro come sempre, allegro come un passero, e la sua mamma scuote la testa, lo rimetto a posto e gli dà un bacio.

“Manca niente, mamma? Sono stato bravo, mamma?”

“Si, Giovanni, sei stato proprio bravo”.

Un comune bastone
Un giorno il piccolo Claudio giocava sotto il portone, e sulla strada passò un bel vecchio con gli occhiali d’oro, che camminava curvo, appoggiandosi a un bastone, e proprio

davanti al portone il bastone gli cadde.
Claudio fu pronto a raccoglierlo e lo porse al vecchio, che sorrise e disse:
Grazie, ma non mi serve. Posso camminare benissimo senza. Se ti piace, tienilo.
E senza aspettare risposta si allontanò, e pareva meno curvo di prima. Claudio rimase lì col bastone fra le mani e non sapeva che farne.
Era un comune bastone di legno, col manico ricurvo e il puntale di ferro, e niente altro di speciale da notare.
Claudio picchiò due o tre volte il puntale per terra, poi, quasi senza pensarci, inforcò il bastone ed ecco che non era più un bastone, ma un cavallo, un meraviglioso puledro nero con una stella bianca in fronte, che si slanciò al galoppo intorno al cortile, nitrendo e facendo sprizzare scintille dai ciottoli.
Quando Claudio, meravigliato e un po’ spaventato, riuscì a rimettere il piede a terra, il bastone era di nuovo un bastone, e non aveva zoccoli ma un semplice puntai e arrugginito, né criniera, ma il solito manico ricurvo.
Voglio riprovare,  -decise Claudio, quando ebbe ripreso fiato.
Inforcò di nuovo il bastone, e stavolta esso non fu un cavallo, ma un solenne cammello a due gobbe, e il cortile era un immenso deserto da attraversare, ma Claudio non aveva paura e scrutava in lontananza, per veder comparire l’oasi.
« E: certamente un bastone fatato », si disse Claudio, inforcandolo per la terza volta. Adesso era un’automobile da corsa, tutta rossa, col numero scritto in bianco sul cofano, e il cortile una pista rombante, e Claudio arrivava sempre primo al traguardo.
Poi il bastone fu un motoscafo, e il cortile un lago dalle acque calme e verdi, e poi un’astronave che fendeva lo spazio, lasciandosi dietro una scia di stelle.
Ogni volta che Claudio rimetteva il piede a terra il bastone riprendeva il suo pacifico aspetto, il manico lucido, il vecchio puntale.
Il pomeriggio passò veloce tra quei giochi. Verso sera Claudio si riaffacciò per caso sulla strada, ,ed ecco di ritorno il vecchio dagli occhiali d’oro.
Claudio lo osservò con curiosità, ma non poté vedere in lui niente di speciale: era un vecchio signore qualunque, un po’ affaticato dalla passeggiata.
Ti piace il bastone? – egli domandò sorridendo a Claudio.
Claudio credette che lo rivo lesse indietro, e glielo tese, arrossendo.
Ma il vecchio fece cenno di no.
Tienilo, tienilo, – disse. – Che cosa me ne faccio, ormai, di un ba stone? Tu ci puoi volare, io potrei soltanto appoggiarmi.. Mi appoggerò
al muro e sarà lo stesso. –
E se ne andò sorridendo, perché non c’è persona più felice al mondo del vecchio che può regalare qualcosa ad un bambino.
Ti piace il bastone? -egli domandò sorridendo a Claudio.
Claudio credette che lo rivo lesse indietro, e glielo tese, arrossendo.
Ma il vecchio fece cenno di no.
Tienilo, tienilo, – disse. – Che cosa me ne faccio, ormai, di un bastone? Tu ci puoi volare, io potrei soltanto appoggiarmi.. Mi appoggerò al muro e sarà lo stesso. –
E se ne andò sorridendo, perché non c’è persona più felice al mondo del vecchio che può regalare qualcosa ad un bambino.

 

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