pensieri : Marco Aurelio nuovamente tradotti col titolo ‘LA PROAIRESI A SE STESSA’

nuovamente tradotti da FRANCO SCALENGHE

Da mio nonno Vero: il buon carattere e la non inclinazione all’ira.

Dalla fama e dalla memoria che si ha di colui che mi generò: il rispetto di sé e degli altri e la maschiezza.

Da mia madre: la devozione, la generosità, l’astenersi non soltantodal malfare ma anche dall’addivenire ad un siffatto concetto;  e inoltre la frugalità nella dieta, lontana dal tenore di vita delle persone ricche di denaro.

Dal mio bisnonno: non avere frequentato scuole pubbliche ma avere potuto servirmi di eccellenti insegnanti in casa;  e riconoscere che per questo genere di cose vale la pena di spendere con larghezza.

 

Dal mio aio: non essere diventato tifoso né dei Verdi né degli Azzurri, né dei Palmulari né degli Scutari.  Inoltre la resistenza alla fatica, la parsimonia, la capacità di lavoro manuale, il non essere un ficcanaso  e la refrattarietà alle calunnie.

Da Diogneto: il disinteresse per le bagattelle  e la diffidenza per le parole di fattucchiere e stregoni che dicono di poter fare incantesimi,esorcismo di demoni e siffatte ciarlatanerie.  Il non giocare a colpire le quaglie e il non essere entrato in fibrillazione per siffatti passatempi; la tolleranza per la libertà di parola; l’avere familiarizzato con la filosofia  ascoltando dapprima le lezioni di Bacchio, poi quelle diTantaside e di Marciano; l’avere scritto dialoghi quand’ero fanciullo e la smania per un pagliericcio coperto di pelle e quant’altre cose del genere avevano a che fare col sistema di educazione greco.

Da Rustico: accogliere la rappresentazione che il mio caratter eaveva bisogno di correzione e di cura.  Il non essere stato fuorviato verso uno zelo sofistico né verso la compilazione di trattati speculativi, la redazione di dialoghetti esortativi o il fare colpo sull’altrui fantasia sfoggiando me stesso come modello di asceta o di benefattore. L’essermi distornato dalla retorica, dalla poesia e dalle spiritosaggini; ]il non girare su e giù per casa in abiti eleganti né fare altre cose del genere. La semplicità nello scrivere le lettere, semplicità di cui è esempio ciò che proprio lui scrisse a mia madre da Sinuessa.  Il diportarmi senza rancore e in modo conciliante verso coloro che ci esasperano e commettonodei falli contro di noi, non appena costoro scelgano di rivenire sui loro passi.A leggere un testo con precisione; a non accontentarsi di intenderlo genericamente e a non assentire in fretta a coloro che ne vanno cianciando. E l’essermi imbattuto nelle ‘Memorie’ di Epitteto, delle quali egli mi fece parte traendole dalla biblioteca di casa sua.

Marco Aurelio – A se stesso (I ricordi) con commento.pdf

Marco Aurelio – A Se Stesso – In quiete | controappuntoblog …

 

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