Invictus

Il titolo proviene dal latino e significa “invitto”, ossia “mai sconfitto”.[1] Fu composta nel 1875 e pubblicata per la prima volta nel 1888[2] nel Book of Verses (“Libro di Versi”) di Henley, dov’era la quarta di una serie di poesie intitolate Life and Death (Echoes) (“Vita e Morte (Echi)”).[3] In origine non recava un titolo:[3] le prime stampe contenevano solo la dedica A R. T. H. B., un riferimento a Robert Thomas Hamilton Bruce (18461899), un affermato mercante di farina e fornaio scozzese che era anche un mecenate letterario.[4] Il titolo Invictus fu aggiunto dallo scrittore e critico letterario Arthur Quiller-Couch quando incluse la poesia nella sua fondamentale antologia della poesia inglese, Oxford Book of English Verse (1900).[5][6]

All’età di 12 anni, Henley rimase vittima del morbo di Pott, una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all’età di 25 anni lo costrinse all’amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere per circa 30 anni con una protesi artificiale, fino all’età di 53 anni. Henley era amico di Robert Louis Stevenson, che si ispirò a lui per il personaggio di Long John Silver ne L’isola del tesoro.[7]

La poesia Invictus fu scritta proprio sul letto di un ospedale.

La poesia era usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l’apartheid. Per questo è anche citata nel film Invictus – L’invincibile, del 2009, diretto da Clint Eastwood, in cui doppiaggio e titolatura in italiano hanno preferito la traduzione libera di invictus con invincibile, anziché con il significato più corretto di invitto, imbattuto.

http://it.wikipedia.org/wiki/Invictus_%28poesia%29

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