dalla colombia

16/08 – REGIME COLOMBIANO SCATENA SQUADRONI ANTISOMMOSSA CONTRO INDIGENI NEL HUILA

 

Lo scorso 13 agosto il governo ha proditoriamente attaccato la Minga, la protesta delle comunità indigene, organizzata “in difesa e per la liberazione della madre terra” nel Huila; dipartimento, questo, dove è prevista la realizzazione della diga del Quimbo, lo sciagurato megaprogetto che implicherebbe una irreversibile devastazione ambientale, nonché lo sfollamento forzato delle comunità locali.
Appena cinque giorni prima dell’attacco gli

agenti dipartimentali avevano garantito che entro sabato 11 sarebbe arrivata una commissione con delegati della presidenza e alcuni ministri a discutere con i manifestanti. Invece della commissione promessa, le comunità che occupavano la strada Hobo-Gigante, all’altezza del ponte “El Pescador”, si sono trovati di fronte unità di controguerriglia della polizia, nonché i famigerati squadroni antisommossa dell’ESMAD, che le hanno attaccate selvaggiamente; l’indigeno Sebastián Chacames è stato ferito e catturato dall’ESMAD.
Il regime colombiano, di fronte alla giusta protesta degli indigeni contro la devastazione del territorio, reagisce con la ferocia che gli è propria, non potendo tollerare che venga messa in discussione la politica di svendita delle preziose risorse naturali alle multinazionali straniere come l’italiana Enel, che controlla l’impresa che realizzerà i lavori del Quimbo.

03/08 – SANTOS INGANNA GLI INDIGENI E INTANTO SCATENA IL TERRORE PARAMILITARE

 

Di fronte alla grande mobilitazione delle comunità indigene del Cauca, sorta contro la violenza del regime militarista nel proprio territorio, l’oligarchia colombiana sta utilizzando uno schema ben noto, ereditato dai conquistadores spagnoli, che ingannavano le popolazioni autoctone con false promesse per poi assassinare a tradimento i capi delle rivolte, disarticolare le loro lotte e schiavizzare le popolazioni locali.

Nel momento di massimo sviluppo delle lotte il governo ha proposto negoziati, e ha promesso che le richieste degli indigeni sarebbero state accolte da funzionari competenti; col passare dei giorni, il processo di negoziazione è stato “ricalibrato” al punto da poter impedire di fatto il riconoscimento delle rivendicazioni delle popolazioni originarie.
Il governo ha temporeggiato, rimandando costantemente le riunioni prefissate, mentre metteva in moto il suo potente apparato di propaganda per infangare gli indigeni, stigmatizzandoli come “infiltrati dalla guerriglia”, con l’obiettivo di seminare confusione nell’opinione pubblica solidale con le giuste rivendicazioni indigene. Nel frattempo, sono spuntati come funghi diversi comunicati del terrorismo di Stato con minacce delle “Águilas Negras”, un’organizzazione paramilitare presuntamente smobilitata da Uribe che però ricompare, come per magia, dove cresce la protesta di chi si oppone al regime fascista colombiano.
Lo scorso 28 luglio gli indigeni e i loro delegati ai tavoli dei negoziati si sono dichiarati in assemblea permanente a Popayán, perché il governo Santos non sta mantenendo le sue promesse e suoi ministri non partecipano alle riunioni; intanto i paramilitari hanno ordinato il coprifuoco nelle zone della protesta, e hanno reso pubbliche le liste dei leader indigeni da assassinare.
L’oligarchia colombiana, degna erede dell’aristocrazia coloniale spagnola, utilizza ogni mezzo a disposizione per schiacciare le rivolte contro il dispotico regime che la rappresenta; e mentre con una mano offre false speranze ai ribelli, con l’altra arma i paramilitari per fare il lavoro sporco, terrorizzare civili e assassinare i leader delle lotte sociali e popolari.

27/08 – TRA IL 1984 E IL 2010 ASSASSINATO IN COLOMBIA UN SINDACALISTA OGNI 72 ORE

 

Lo scorso 16 agosto presso il CINEP (Centro per la Ricerca e l’Educazione Popolare) è stato presentato il libro “violenza contro il sindacalismo 1984-2010”.
Il testo è suddiviso in 7 grandi capitoli, relativi ai settori produttivi che hanno subito la maggior quantità di violazioni nei 26 anni oggetto dell’indagine: banana, palma da olio, alimenti, sanità pubblica, istruzione e petrolio.

Dalla ricerca risulta che nel lasso di tempo analizzato le violazioni dei diritti umani ai danni del movimento sindacale sono state 4785, ed i morti 3.000, vale a dire 115 all’anno, il che corrisponde ad un omicidio ogni 72 ore; inoltre si evince che la magistratura non ha la minima idea di chi siano gli autori di circa il 40% dei casi degli attentati contro il movimento sindacale.
Nonostante la Colombia presenti basse percentuali di lavoratori iscritti al sindacato, per via della ristrutturazione neoliberista, dell’altissimo tasso di lavoro informale e del terrorismo di Stato contro il movimento operaio, il numero di sindacalisti uccisi in questo paese ogni anno è superiore alla somma di tutti i sindacalisti uccisi nel resto del mondo.
Quello che il testo non mette in luce, chiarisce il professor Ricardo Sánchez, ex preside della Facoltà di Diritto dell’Università Nazionale , è il carattere sistemico dei crimini contro il sindacalismo, finalizzati ad annichilire il movimento operaio su mandato di oligarchia e apparati dello Stato.
Al di là delle diverse interpretazioni, restano di fondo i dati agghiaccianti che rendono la Colombia il paese più pericoloso al mondo per i sindacalisti, un paese dove per oligarchia e multinazionali è più semplice ed economico pagare un sicario per assassinare un leader sindacale piuttosto che affrontare una vertenza con i lavoratori; il tutto, grazie anche ad una magistratura complice, e alla garanzia di una totale impunità per i mandanti del terrorismo di Stato.

22/08 – NEL CAUCA TERRORISMO DI STATO COLOMBIANO ASSASSINA UN CONTADINO E NE ARRESTA ALTRI UNDICI

La Rete per i Diritti Umani del Sudoccidente Colombiano “Francisco Isaías Cifuentes” ha denunciato che lo scorso 14 agosto integranti del XXIX battaglione dell’Esercito hanno arrestato Daniel Valenzuela Mosquera, contadino, mentre viaggiava nei pressi del municipio di Cajibío, nel dipartimento del Cauca. Successivamente il contadino è stato assassinato a sangue freddo, vestito con una uniforme delle FARC e presentato ai media come un “terrorista

abbattuto in combattimento”. La stampa di regime, addossandogli la responsabilità dei crescenti attacchi a tralicci elettrici, si dimostra ancora una volta al servizio del terrorismo di Stato, che ha addirittura qualificato artatamente il povero contadino come “capo della Colonna Mobile Jacobo Arenas delle FARC”.
Non soddisfatti, i militari hanno fatto irruzione nelle abitazioni di altri 11 contadini, senza tuttavia trovare né armi né materiale di propaganda dell’insorgenza. Ciò nonostante  sono stati arrestati tutti, e permangono tuttora in stato di detenzione.
I mandati di cattura menzionati hanno colpito diversi attivisti della Rete  “Francisco Isaías Cifuentes”, di un sindacato affiliato a Fensuagro, del Capitolo Cauca del Processo di Unità Popolare del Sudoccidente Colombiano e, naturalmente, del movimento sociale e politico della Marcia Patriottica, e fanno parte della strategia di persecuzione delle organizzazioni sociali e popolari del Cauca da parte del governo del guerrafondaio Santos.
Il copione della pantomima è ben noto: alcuni delatori, prezzolati dal regime -grazie, è bene ricordarlo, anche allo stesso attuale presidente Santos, già ministro della Difesa uribista- segnalano contadini che svolgono attività politica o sindacale all’Esercito, che li trucida e li traveste da guerriglieri, col duplice risultato di eliminare scomodi attivisti e simulare successi militari mai conseguiti sul campo. In questo modo, gli informatori (detti “sapos”, cioè rospi) e i militari sono premiati con ricompense, e il regime può vendere all’opinione pubblica la sua insulsa propaganda.

19/08 – MINACCE E REPRESSIONE CONTRO I DETENUTI NELLA GIORNATA NAZIONALE DELLA PROTESTA CARCERARIA

 

La Fondazione “Lazos de Dignidad” (“Legami di dignità”), che si occupa dei diritti dei detenuti colombiani, ha denunciato lo scorso 15 agosto gli abusi del personale penitenziario del Complesso Carcerario Coiba (dipartimento di Tolima) e del Penitenziario El Barne (dipartimento di Boyacá) avvenuti il 14 agosto, Giornata Nazionale della Protesta Carceraria.
I prigionieri del Complesso Coiba, in sciopero della fame, sono stati minacciati dalla

direttrice, Imelda López Solórzano, di non poter usufruire degli sconti di pena cui hanno diritto, e dell’accesso a luoghi di lavoro e corsi, qualora avessero aderito alle proteste.
I reclusi denunciano inoltre che la direttrice non ha mantenuto l’impegno di garantire la presenza della Defensoría del Pueblo e della Personería Municipal, enti di controllo e garanzia che (in teoria) rappresentano  la comunità di fronte all’amministrazione pubblica.
Vale la pena ricordare che Imelda López Solórzano è stata anche a capo della Abu Grhaib colombiana, il carcere di Tramacúa di Valledupar, tristemente famoso per le vessazioni e le torture inflitte ai detenuti.
Diverse ong che difendono i diritti umani dei detenuti sollecitano un tavolo nazionale di dialoghi per porre fine allo scempio del sistema carcerario colombiano, coordinato dalla criminale istituzione dell’INPEC, ed alla mancanza di una politica che si basi sul sistema di diritto e dei diritti minimi fondamentali.
Ricordiamo che in Colombia la repressione del regime nei confronti di ogni opposizione sociale e politica è causa della crescita esponenziale del numero di prigionieri politici, circa 9500, i quali da mesi si mobilitano con scioperi della fame, denunce e proteste interne.

06/08 – APPROVATA NUOVA LEGGE SULL’INTELLIGENCE: MANO LIBERA PER LO SPIONAGGIO POLITICO CONTRO L’OPPOSIZIONE

 

Con l’evidente intento di evitare che lo spionaggio illegale di cui si sono resi protagonisti gli agenti dello Stato su mandato presidenziale, conosciuto come “chuzadas”, porti a delle conseguenze di tipo penale, è stata approvata una nuova legge sull’intelligence che consente -senza vincoli e senza autorizzazione preventiva- l’intercettazione da parte dei servizi segreti di qualunque segnale dello spettro elettromagnetico, con la sola ridicola eccezione

dei fatti inerenti alla “vita privata”.  Di più, ogni attività di questo tipo potrà essere coperta dal segreto militare illimitato. In questo modo scandali pubblici come quello delle “chuzadas” non potranno più ripetersi, non perché queste abominevoli pratiche funzionali alla persecuzione dell’opposizione politica e sociale vengano represse e bandite come in uno stato di diritto, ma perché nello Stato fascista colombiano tali pratiche diventano ora legali e con la possibilità che siano di esclusiva conoscenza dei servizi segreti.
Secondo la Commissione Colombiana dei Giuristi, tale legge fa anche in modo che le indagini, per lo scandalo dello spionaggio illegale, aperte nei confronti dei funzionari e dei politici del governo Uribe, non potranno arrivare a giudizio in Colombia.
Una vergognosa legge di autoassoluzione politico-giuridica e di impunità preventiva che agisce in modo retroattivo anche sulle inchieste in corso. Un mostro giuridico perfettamente in linea con il mostro politico che si delinea in Colombia ogni giorno più chiaramente. Se fin’ora la natura dittatoriale dello Stato colombiano agiva su un binario parallelo a quello della legalità formale (la quale lo aiutava a proiettare una falsa immagine di sé stesso in Colombia e all’estero) sguazzando in una impunità de facto, con questa legge il fascismo colombiano potrà in parte manifestarsi addirittura con una copertura legale.  Un passo del governo Santos da una forma di dittatura terrorista coperta, verso un modello di fascismo sancito legalmente, che enfatizza il ruolo di decorazione posticcia riservato alle “istituzioni democratiche”.

Il resto su :

http://www.nuovacolombia.net

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