Jiro Taniguchi Manga e serie TV

le gourmet solitaire
Jiro Taniguchi

Incredibile come un fumetto il cui nucleo narrativo è costituito dai pasti del protagonista riesca a catturare in maniera totalizzante la nostra attenzione, ad affascinarci e coinvolgerci più della storia noir più intrigante o del comic d’azione più movimentato.

In Gourmet si racconta (apparentemente) il nulla, i dettagli poco significanti della vita di un personaggio dei fumetti, quegli attimi che quasi nessun autore ci dà la possibilità di leggere. L’attenzione è tutta rivolta alle quotidiane pause pranzo di Goro Inogashira, uomo d’affari in perenne pellegrinaggio per Tokyo e dintorni, alla sua certosina selezione del locale in cui fermarsi e all’ancor più accurata scelta delle pietanze dai menù, alla ricerca del giusto accostamento tra i piatti.

Goro pare essere un tipo piuttosto solitario che, in virtù della sacralità del momento del pasto, predilige i locali tranquilli manifestando un certo disagio nei confronti della folla e della confusione. Basti vedere il suo imbarazzo nel secondo episodio “Il sushi bar” dove si ritrova in un locale frequentato solo da vocianti signore di mezz’età, o nel sesto “Ravioli cinesi” in cui è costretto a consumare il suo pasto precotto a bordo d’un aereo, e ancor più nel settimo “Frittelle di polpo” quando lo vediamo sopraffatto da un gruppo di abituali clienti di un chiosco ambulante.

Gourmet è anche un illuminate viaggio culinario tra i più esotici (per noi occidentali) piatti giapponesi, dei quali ci sembra di sentire profumi e sapori, complice anche la quasi fotografica rappresentazione che ne dà Jiro Taniguchi, presente qui soltanto in veste di disegnatore per i testi di Masayuki Qusumi.

Eppure Gourmet sembra essere un manga totalmente coerente anche nella poetica autoriale di Taniguchi, laddove la scrupolosa degustazione delle pietanze da parte di Goro rimanda al lento e contemplativo incedere de L’uomo che cammina ed alla sua osservazione del reale. C’è anche qui quel cosciente tentativo di recupero di ritmi e tempi più propri dell’individuo, di uno stile di vita più naturale, di un ritorno all’essenza dell’uomo che, in altre opere, era di volta in volta rappresentato dal rapporto con l’ambiente o con gli animali, mentre in questa in quello con il cibo.

Così Goro Inogashira, nel diciassettesimo capitolo “Sandwich ad Akihabara, Tokyio”, osservando con stupito distacco la folla accalcarsi per fare acquisti in un delirante quartiere commerciale esclama:

“Questo mondo non fa per me. Non c’é niente da fare”.

Abbiamo parlato di:
Gourmet
Masayuki Qusumi,
– Planet Manga, 2003
192 pagine, brossurato, bianco e nero – 13,90
ISBN: 8891262064

Gourmet: il cibo come ritorno all’essenza dell’uomo

L’uomo che cammina è una delle opere principali del maestro del fumetto nipponico Jiro Taniguchi.

Premetto che sono un profano del pianeta manga. Ma che allo stesso tempo non potevo esimermi dall’includere nella mia collezione almeno un’opera del più occidentale fra gli autori di graphic novel giapponesi. Il punto di partenza è la storia di un uomo che appena sposato si trasferisce in una nuova casa. E la trama finisce qui. Seguono diciassette brevi capitoli nei quali il protagonista si dedicherà a lunghe passeggiate all’insegna dell’esplorazione di ciò che lo circonda e della caccia ai particolari nascosti nella vita di ogni giorno. L’invito più o meno esplicito dell’autore è quello di osservare. In un mondo nervoso e frenetico come quello in cui viviamo spesso capita di perdere la reale percezione di ciò che abbiamo intorno; quante volte (almeno a me) succede di fare più volte la stessa strada e soffermarsi poi dopo molto tempo su un particolare che c’è sempre stato ma che non si era mai riusciti ad apprezzare o forse prima ancora a notare. Troppo spesso non riusciamo a godere delle piccole cose che già ci sono intorno a noi, che a volte non dobbiamo neanche cercare, ma delle quali basterebbe accorgersi. Così l’uomo che cammina di Taniguchi si concede a ciò che lo circonda, ne assapora l’essenza che sia una passeggiata sotto la pioggia, una nevicata, un’alba sulla città ancora intorpidita dal sonno o una pietanza prelibata; il tutto sempre in rigoroso silenzio, considerato elemento essenziale per ammirare il mondo in profondità e non vederne solo la superficie.

Meritano una menzione i disegni: il tratto chiaro e leggero unito ad un’attenzione quasi maniacale per il dettaglio ci regalano tavole di straordinaria fattura nelle quali l’occhio può realmente perdersi nella ricerca del particolare; inoltre, complice la quasi totale assenza di dialoghi, le numerose sequenze di immagini rievocano un’atmosfera di assoluta serenità, che almeno per un istante da al lettore la sensazione di respirare a pieni polmoni.

L’uomo che cammina è caldamente sconsigliato agli amanti di trame avvincenti e ricche di colpi di scena, che in questo caso rischierebbero seriamente di annoiarsi; ma per chi avesse voglia di riscoprire il piacere di guardarsi attorno e di perdersi nel gustare le piccole cose della vita di tutti i giorni, questo è sicuramente un albo da non lasciarsi sfuggire.

L’uomo che cammina – Jiro Taniguchi


Questa voce è stata pubblicata in cultura e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.