Cade Raqqa – le truppe di Baghdad occupano Kirkuk by analisidifesa

Aree popolate del Kurdistan.

Cade Raqqa: nel sud l’ultima ridotta del Califfato in Siria

  • “Tutto è finito a Raqqa, le nostre forze hanno assunto il pieno controllo della città”, ha detto ieri alla France Presse il portavoce Forze democratiche della Siria (FDS) Talal Sello. Dopo oltre quattro mesi di combattimenti è caduta Raqqa, la città della Siria settentrionale eletta dall’Isis sua capitale.
  • Le ultime roccaforti della resistenza jihadista a cadere in mano alla milizia curdo-araba sostenuta dagli Usa con forze speciali, consiglieri e supporto aereo e d’intelligence, sono state l’ospedale e la famigerata piazza al-Naim, teatro delle esecuzioni dell’Is, tanto che la popolazione locale l’aveva ribattezzata ‘la rotonda dell’inferno’. Anche sullo stadio, dove i jihadisti tenevano ancora molti prigionieri, sventola da ieri la bandiera delle FDS.
  • Si prolungheranno ancora per diversi giorni le operazioni di bonifica delle ultime sacche di resistenza e degli ordigni esplosivi disseminati dagli uomini del Califfato rimasti a combattere fino all’ultimo.
  • Che potrebbero essere davvero pochi considerato che gli ulltimi quartieri della città sono caduti meno di 48 ore dopo l’evacuazione concordata con le tribù locali e le FDS (e quindi con gli Stati Uniti) di centinaia di miliziani dell’Isis con i loro famigliari).
  • Resta il dubbio che l’Isis abbia accettato di cedere gli ultimi bastioni a Raqqa in cambio del via libera per i suoi combattenti a raggiungere il sud della Siria dove affronteranno le truppe di Bashar Assad, opzione certo non sgradita a curdi e statunitensi.
  • Secondo gli attivisti, la battaglia finale ha provocato 3.200 morti, tra i quali oltre 1.100 civili. Raqqa, ormai ridotta in macerie, venne proclamata capitale dello Stato Islamico a gennaio 2014.
  • Da allora migliaia di foreign fighters la raggiunsero per combattere sui fronti siriano e iracheno A Raqqa si ritiene siano stati pianificati molti degli attentati compiuti all’estero dall’Isis.
  • Ryan Dillon, portavoce della Coalizione internazionale, ha detto che 350 membri dell’Isis si sono arresi negli ultimi giorni ma non è chiao se si tratti di prigionieri veri e propri o di miliziani fatti evacuare in seguito all’accordo sopra citato.
  • Ai jihadisti rimane una ristretta regione sulla frontiera siro-irachena. A Deir Ezzor, nella Siria orientale, l’Isis è ormai circondato in una ristretta area del centro dalle forze governative, sostenute dalla Russia e dall’Iran.
  • Secondo la Coalizione lo Stato islamico ha perduto l’87 per cento del territorio che controllava al momento della sua massima espansione nel 2015 ma le stime riferiscono possa mettere in campo ancora circa 15 mila combattenti.
  • Una volta caduta Deir Ezzor è possibile che l’ultima offensiva per dare il colpo di grazie all’Isis tra il sud est della Siria e il nord dell’Iraq (provincia di al-Anbar) venga coordinata tra le forze di Assad sostenute da russi e iraniani e quelle di Baghdad appoggiate dalle milizie scite filo-Teheran.
  • Migliaia di volantini in cui si intima la resa ai jihadisti dello Stato islamico sono stati lanciati nei giorni scorsi da aerei governativi iracheni su località della provincia occidentale irachena di al-Anbar, soprattutto su Rawah e al-Qaim.
  • “Avviso finale ai miliziani di Daesh perché si arrendano o moriranno per mano dei nostri valorosi combattenti”, si legge nel testo dei volantini, lanciati su Rawah e al-Qaim, le due principali località in mano ai jihadisti lungo il confine con la Siria.   Nel messaggio si invitano i civili a rimanere in ascolto della radio in attesa che il governo annunci l’inizio dell’offensiva.
  • Dal 12 ottobre intensi raid aerei russi e governativi siriani sono segnalati dall’Osservatorio nazionale siriano per i diritti umani (Ondus) nella zona di Abukamal al confine tra Siria e Iraq determinando la fuga di migliaia di civili verso la parte orientale dell’Eufrate.

http://www.analisidifesa.it/2017/10/cade-raqqa-nel-sud-lultima-ridotta-del-califfato-in-siria/

 I curdi si ritirano. le truppe di Baghdad occupano Kirkuk

  • La Coalizione e soprattutto gli Stati Uniti, “protettori” della causa curda in Iraq e Siria, restano neutrali nello scontro che oppone Baghdad a Erbil per il controllo della città petrolifera di Kirkuk costringendo i peshmerga a ritirarsi.
  • Sembra infatti esserci proprio l’abbandono da parte di Washington dietro la decisione delle autorità del Kurdistan iracheno di rinunciare a combattere e ritirare le proprie forze da Kirkuk lasciando la città e i tre importanti siti petroliferi alle truppe irachene e alle milizie scite.
  • Dopo una mattinata di scontri di cui Analisi Difesa ha dato conto con molti aggiornamenti, ieri l’esercito iracheno ha preso il controllo totale della città in mano ai peshmerga dal giugno 2014, quando le truppe irachene fuggirono di fronte all’avanzata dello Stato Islamico.
  • La resistenza dei curdi è stata minima e il primo bilancio ufficiale riferiva di dieci morti tra i peshmerga e 27 feriti anche se dozzine di combattenti curdi risultano “dispersi” e almeno dieci sarebbero stati decapitati dalle milizie scite secondo la tv curda Rudaw.
  • In poche ore le truppe regolari e le Unità di Mobilitazione Popolare filo-iraniane sono riuscite a prendere il controllo dell’aeroporto civile e militare mentre i reparti anti-terrorismo della polizia federale si sono poi spinte fino a conquistare i giacimenti di petrolio e gas, la centrale di polizia, la centrale elettrica e il depuratore. Nel pomeriggio i soldati hanno occupato anche il centro città prendendo la sede del governatorato provinciale.
  • Decine di migliaia i cittadini curdi (che rappresentano oltre 300 mila degli 850 mila abitanti della città) che hanno lasciato la città fuggendo verso Erbil e Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno.
  • Il governo curdo di Masud Barzani ha accusato il premier iracheno, Haidar al-Abadi, di essersi rivolto ai Guardiani della rivoluzione iraniani per portare avanti “l’attacco militare di ampia portata” e ha accusato il partito dell’Unione nazionale curda, rivale di Barzani nella galassia curda, di aver tradito la causa aprendo le porte ai soldati iracheni con il ritiro dei propri combattenti dagli avamposti a sud di Kirkuk fin dalle prime ore del mattino di ieri.
  • Fuggito in Kurdistan anche il governatore provinciale, Najmuldin Karim, membro dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk), che aveva fatto innalzare le bandiere curde accanto a quelle irachene sugli edifici pubblici dopo il referendum per l’indipendenza del Kurdistan stravinto dai sì il 25 settembre scorso ma considerato illegittimo da Baghdad.
  • Il comando centrale dei peshmerga ha promesso “di fare pagare un caro prezzo a Baghdad” per l’invasione aggiungendo che l’attacco a Kirkuk, “condotto da forze irachene e milizie addestrate dall’Iran equivale a una dichiarazione di guerra contro il Kurdistan. Siamo rattristati dal fatto che alcuni ufficiali dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) abbiano collaborato in questo complotto e tradito il Kurdistan abbandonando i check-point”.
  • In appoggio a Baghdad, la Turchia ha chiuso lo spazio aereo a tutti i voli da e per Erbil e il Kurdistan “D’ora in poi nessun aereo potrà volare verso gli aeroporti del governo regionale del nord dell’Iraq e da lì nessun aereo potrà usare lo spazio aereo turco”, ha detto il vice premier e portavoce del governo di Ankara, Bekir Bozdag.
  • Le forze curde si sono ritirate di fatto senza opporre alcuna resistenza benchè nei giorni scorsi avessero fatto affluire 6mila rinforzi con unità corazzate. Ieri mattina le autorità di Erbil si erano riunite con esponenti della Coalizione sperando evidentemente in un intervento (politico se non militare) di Washington e dell’Occidente.
  • La Coalizione internazionale a guida Usa impegnata a combattere lo Stato Islamico ha preso però le distanze annunciando la propria neutralità. ”Le forze della Coalizione e i suoi consiglieri non stanno sostenendo le attività del governo dell’Iraq o del governo regionale del Kurdistan vicino a Kirkuk, ma sono consapevoli di un limitato scontro a fuoco prima dell’alba del 16 ottobre”, si legge in un comunicato.
  • Non si è trattato di ”attacchi”, ma di ”malintesi”, prosegue il comunicato che cerca ovviamente di minimizzare gli scontri e la crisi interna all’Iraq
  • ”La Coalizione sta monitorando i movimento dei veicoli militari e del personale nelle vicinanze di Kirkuk. Questi movimenti di veicoli militari sono, finora, movimenti coordinati e non attacchi”, si legge nel documento.
  • La Coalizione ha poi chiesto con forza alle parti coinvolte di evitare un’escalation. ”Continuiamo ad auspicare il dialogo tra le autorità irachena e curda. Tutte le parti devono restare concentrare sulla sconfitta del nostro comune nemico, lo Stato Islamico in Iraq”, prosegue il comunicato.
  • Nel pomeriggio di ieri anche Donald Trump ha precisato la posizione di Washington affermando che gli Usa non si stanno occupando della crisi tra i curdi e il governo di Baghdad per il controllo della provincia irachena di Kirkuk. “Non siamo coinvolti ma non ci piace il fatto che si stanno confrontando”, ha detto il presidente degli Stati Uniti in una conferenza stampa improvvisata nei giardini della Casa Bianca.

http://www.analisidifesa.it/2017/10/i-curdi-si-ritirano-le-forze-di-bbaghdad-occupano-kirkuk/



La popolazione del Kurdistan del sud al voto per il referendum sull’indipendenza by uikionlus

Iraq, Kurds, armeni e azeri fra siria gaza e ucraina : carte geografiche …

ISIS : Islam contro Islam, Palestina Israele e qualcuno degli altri …

battaglia di Musul collage,…. e dopo? : nulla da festeggiare …

Questa voce è stata pubblicata in EFFETTI COLLATERALI e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.