Mimmo Rotella : STRAPPI – Poemi Fonetici

MANIFESTO DELL’EPISTALTISMO

1. il linguaggio epistaltico che si situa al termine della tradizione astratta nella espressione glossica, fonde le valenze formali insite nel linguaggio, con tutte le possibilità tonali ed armoniche.

2. il termine “epistaltico” è stato scelto per ragioni puramente formali: ogni riferimento alle sue passate, presenti e future possibili suggestioni semantiche è puramente casuale. Ci è parso che il termine epistaltico contenesse in sé elementi ritmici e melodici di rara potenza evocatrice.

3. l’inclusione nelle composizioni epistaltiche di effetti sonori tratti dal vero corrisponde a ciò che sul piano della scultura è l’arte polimaterica e su quello della pittura collage.

4. linguaggio epistaltico vuol dire inventare tutte le parole, svincolarle dal loro valore utilitario per farne dei razzi traccianti contro gli edifici decrepiti della sintassi e del vocabolario.

5. la parola è soprattutto suono: va eliminato il muro divisorio tra la musica e la poesia che sono essenzialmente la stessa cosa.

6. nella musicalità e quindi nel suono consiste l’essenza vera della parola.

7. in questa riduzione ai minimi termini la parola ritrova la sua autonomia e la sua natura evocativa.

8. la voce umana non deve essere limitata alla monotonia del linguaggio articolato.

9. essa è una fonte inesauribile di strumenti musicali naturali.

10. il linguaggio epistaltico è l’unico valido in sede poetica dei nostri tempi

http://www.fondazionemimmorotella.net/poemi_fonetici.html

Vita dell’artista: Mimmo ROTELLA

Mimmo Rotella
(1923-1997)

Mimmo Rotella nasce a Catanzaro il 7 ottobre 1918. Passa un’infanzia serena, con la sua famiglia. Dopo la scuola media si trasferisce a Napoli e qui inizia il percorso di preparazione agli studi artistici.

Abbandona l’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1941, per un lavoro al ministero delle Poste e Telecomunicazioni che gli offre la possibilità di trasferirsi a Roma. Dopo il servizio militare ritorna a Napoli nel 1944 per completare i suoi studi all’Accademia, prima di trasferirsi di nuovo a Roma l’anno dopo.
Dal 1945 al 1951 esplora una grande varietà di stili; verso la fine di questo periodo tiene la sua prima personale ad un’importante galleria d’arte di Roma.
Nel 1951 una borsa di studio gli dà l’opportunità di visitare gli Stati Uniti e di studiare all’Università di Kansas City, nel Missouri. Nel 1952 espone le sue opere anche lì.

Al suo rientro in Italia Rotella attraversa una crisi che dura un intero anno, tanto da farlo smettere di dipingere.
In questo periodo comincia a subire il fascino dei manifesti pubblicitari lacerati sui muri di piazza del Popolo a Roma, dove si trova il suo studio.
Ricorda l’artista: “Ne ero veramente impressionato, specialmente quando pensavo che la pittura in quanto tale era finita e che bisognava scoprire qualcosa di nuovo, di vivo, di attuale. E così, di sera, cominciai a fare a pezzi i manifesti”.

In questo modo Rotella inventa il décollage, così chiamato perché egli strappa strisce di carta dagli strati delle affissioni (che poi incolla su supporti di tela) invece di incollare pezzi di carta come in un collage tradizionale.
Rotella lavora con entrambi i lati del manifesto pubblicitario, così vengono a mancare lettere e immagini, restando solo il colore della carta e il rosso intonaco delle pareti da cui i poster sono stati rimossi.

Forse è stato il periodo americano di Rotella a ispirarlo nella sua invenzione del décollage; in particolare, non si sa se egli abbia visto le fotografie di segnali stradali di Walker Evan e il suo Toni Movie Poster (1930).

Dopo il 1958 Rotella abbandona gradualmente le composizioni “astratte” in favore di décollages che conservano una certa coerenza dell’immagine sottostante.
Più che trattare gli strati di poster come semplice materiale con cui dare forma alle proprie composizioni, egli comincia a vederli come testimonianze importanti che chiedono di essere “ascoltate” e viste, come frammenti significativi di realtà da modificare, maneggiare, ma non da oscurare.
Questa tendenza trova il suo momento più importante nelle opere della serie Cinecittà, immagini delle stelle del cinema italiano esposte per la prima volta nel 1962.

Indipendentemente da Rotella, tre artisti parigini – Raymond Hains, Jacques Mahé de la Villeglé e Francois Dufrène – stanno nello stesso periodo a loro volta sperimentando sui manifesti pubblicitari come materiale artistico.
La loro opera è conosciuta e mostrata solo nel 1958 da un critico francese, il quale nel 1960 si fa promotore della corrente dei “nouveaux réalistes” (nuovi realisti).
Rotella espone per la prima volta con i “nouveaux réalistes” a Parigi nel maggio 1961.
Nel 1964 egli lascia Roma per stabilirsi nella capitale francese.

A quel tempo Rotella abbandona il décollage per una nuova tecnica che chiama dei “reportages”: opere eseguite proiettando fotografie di giornali, bozze e altri materiali stampate su tela sensibile. Rotella definsce questa attività “arte meccanica” o, abbreviando, “mec art”.

Nel 1966 comincia a produrre quadri ritraendo dei colleghi artisti con la Polaroid.
Nel 1972 pubblica un’autobiografia, Autorotella, e nel 1975 pubblica una registrazione delle sue poesie (Poesie fonetiche, 1949-75).
Negli anni Ottanta è tornato alla tecnica della pittura su tela e al soggetto dei film italiani.

Ha voluto lavorare fino all’ultimo alle sue Marilyn, realizzandone ancora 12, nonostante il terribile dolore alle ossa; sa che dovrà morire, ma dice di non avere paura, sistema le ultime cose e chiede di essere accompagnato a casa ai suoi assistenti, Paolo Nava e Piero Mascitti, dove morirà poche ore dopo. È l’8 gennaio 2006.

Alcune opere significative dell’artista:

* Durante la tempesta, 1954
* Marilyn, 1962
* L’assalto, 1963
* L’ultima Marilyn, 1982
* Anita e Marcello, 1990
* Le due isole, 1992
* Il relax di Rita, 2003
* Giovanna d’Arco, 2004
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