Se ne va un artista straordinario.
È scomparso Nicolai Gedda.
Nicolai Gedda, nome d’arte di Nicolai Ustinov (Stoccolma, 11 luglio 1925 – 8 gennaio 2017[1]), è stato un tenore svedese.
Quante volte abbiamo detto se n’è andato il/la più grande di sempre? Troppe, perché è proprio l’assunto che è sbagliato e cioè la presunzione di poter definire con una tassonomia qualcosa che non è classificabile: l’Arte.
Nel caso di Nicolai Gedda, di cui abbiamo appreso la scomparsa, possiamo serenamente dire che se n’è andato uno dei più grandi tenori di sempre. Sono lì a provarlo – per fortuna – migliaia di testimonianze consegnate al disco e alla Storia del Canto e le più impressionanti sono dal vivo e non in studio. Circostanza rilevante soprattutto oggi, quando certe carriere sembrano costruite a tavolino, e quando certe mirabilie discografiche sono clamorosamente ridimensionate dall’ascolto in teatro.
Capace di spaziare in un repertorio sterminato e spesso sconosciuto ai più, anche grazie a una propensione particolare per le lingue straniere – pensiamo alle sue incursioni in certe pagine musicali di compositori slavi e francesi – Gedda è stato una specie di Re Mida dell’Arte del Canto perché davvero è riuscito a impreziosire ogni pagina musicale che affrontava, anche quelle che potevano sembrare più lontane dalla sua vocalità. Gli fu rimproverata da certa critica una freddezza interpretativa: il tempo ha già spazzato via una simile enormità.
Impossibile non ricordare almeno le sue straordinarie interpretazioni di Arnold nel Guillaume Tell di Rossini e di Raoul de Nangis in Les Huguenots di Meyerbeer; ascoltandolo sembra davvero di essere teletrasportati in un’epoca mitica, quella in cui i tenori haute-contre o contraltini stupivano gli spettatori di tutto il mondo.
Scegliamo scientemente un brano probabilmente poco conosciuto per ricordarlo, l’arietta Magische Töne da Die Königin von Saba di Karl Goldmark: il legato, il fraseggio, la capacità di sfumare le dinamiche ne fanno una specie di summa di ciò che significa cantare divinamente.
Riposi in pace, e grazie da tutti noi appassionati di musica lirica.
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