Franz Kafka, LA TANA pdf (1923-1924) – Der Bau Text im Projekt Gutenberg

Der Bau von Franz Kafka – Text im Projekt Gutenberg

Franz Kafka, LA TANA (1923-1924) – culturaspettacolovenezia

Franz Kafka, LA TANA (1923-1924)

Ho assestato la tana e pare riuscita bene. Dal di fuori, in verità, si vede soltanto un gran buco che però in realtà non porta in nessun luogo. Già dopo pochi passi s’incontra la roccia naturale e solida.

Non voglio vantarmi di aver adottato questa astuzia con intenzione, fu piuttosto l’ avanzo di uno dei tanti vani tentativi di costruzione, ma infine mi parve vantaggioso non colmare quest’unico buco.

Certo ci sono astuzie così sottili che si stroncano da sole, lo so meglio di qualunque altro, ed è certamente temerario richiamare con questo buco l’attenzione sull’eventualità che qui ci sia qualcosa che metta conto d’indagare. Ma non mi conosce chi pensa che io sia codardo e scavi questa tana soltanto per vigliaccheria. Ad almeno mille passi di distanza da questo buco si trova, coperto da uno strato spostabile di musco, il vero accesso alla tana che è al sicuro come può essere sicuro qualcosa al mondo; si sa, qualcuno potrebbe montare sul musco o urtarlo e allora la m ia tana sarebbe aperta, e chiunque ne abbia voglia – vi sono però necessa rie beninteso anche certe capacità non troppofrequenti – può penetrarvi e distruggere tutto per sempre. Lo so benissimo e la mia vita, neanche orache è al suo culmine, ha un momento che sia veramente tranquillo ; là in quel punto del musco opaco posso essere colpito a morte e nei m iei sognic’è spesso un grugno bramoso che vi annusa continuamente. Realmente avrei potuto, si dirà, chi udere questo buco d’entrata, al di sopra, con uno strato sottile di terra battuta e più sotto con terra friabile in modo che bastasse un piccolo sforzo per aprirmi ogni volta la via d’uscita. Eppure non è possibile; proprio la prudenza m’impone di a vereun’immediata possibilità di sfogo, la prudenza stessa esige, come purtroppo tante volte che si metta arepentaglio la vita. Tutti questi son calcoli molto faticosi, ela gioia che il cervello intelligente ha dise stesso è talvolta l’unico motivoperché si continui a calcolare. Devo avere l’immediata possibilità dievasione; infatti, nonostante la vigilanza non potrei essere aggredito da una parte assolutamente imprevista?

Vivo in pace nella parte più interna della casa, e intanto il nemico mi si avvicina da qualche parte scavando lento e silenzioso. Non dico che abbia un fiuto migliore del mio; può darsi che sappia di me tanto poco quanto io di lui. Esistono però predoni appassionati che frugano la terra alla cieca, data l’enorme estensione della mia tana, possono sperare di incontrare in qualche punto una delle mie strade. E’ vero che io ho il vantaggio di essere in casa mia, di conoscere esattamente tutte le vie e le direzioni.

Il ladro può diventare facilmente la mia vittima dolce e saporita per giunta.lo però invecchio,molti sono più robusti di me e i miei avversari sono innumerevoli, potrebbe capitarmi di fuggire un nemico di cadere nelle grinfie d’un altro. Ahimè, che cosa non potrebbe succedere! In ogni caso,però, devo avere la sicurezza che in qualche luogo ci sia un’uscita aperta,facilmente raggiungibile, dove io non debba più lavorare per uscire all’aperto, di modo che, mentre vi sto scavando da disperato, sia pure in un ammasso friabile, non mi avvenga a un tratto – il Cielonon voglia! – di sentirmi nelle gambe le zanne dell’inseguitore. E a minacciarmi non sono soltanto i nemici di fuori. Ce ne sono anche nell ‘interno della terra. Non li ho mai visti, ma ne parlano le leggende e ci credo fermamente. Sono esseri sotterranei e nemmeno la leggenda è in grado di descriverli. Persino le loro vittime sono riuscite appena a vederli; essi vengono, si sente il raspare dei loro artigli immediatamente sotto di sé nella tche è il loro elemento, e già si è perduti. E nonvale essere nella propria casa, in realtà si è nella loro. Da essi non può salvarmi neanche quella viad’uscita; anzi probabilmente non mi salva in nessun caso, ed è invece la mia rovina: però è una speranza e senza di essa non posso vivere. Oltre a questa via principale mi uniscono al mondo esterno anche altre vie molto fresche, abbastanza sicure, che mi procurano aria buona e respirabile. Sono scavate dai topi di bosco e io ho saputo includerle opportunamente nella mia costruzione. Mi offrono anche la possibilità di fiutare a distanza e cosìmi proteggono. Di lì mi arriva anche ogni sorta di bestiole che consumo, sicché posso avere una certa caccia minuta, sufficiente per una vita modesta,senza neanche abbandonare la tana: cosa naturalmente molto preziosa.

Peggio è quando riscotendomi dal sonno mi sembra che la distribuzione sia in quel momento assolutamente sbagliata, che possa essere causa di gravi pericoli e debba essere immediatamente rettificata in gran fretta senza riguardo al sonno e alla stanchezza; allora mi affanno, allora volo, non ho tempo di far calcoli; volendo eseguire un piano nuovo e preciso afferro a capriccio ciò che mi capita fra i denti, trascino, porto, sospiro, gemo, inciampo, e un mutamento, pur che sia della situazione attuale e all’apparenza così straordinariamente pericolosa, mi pare che basti; finché a poco a poco, mentre mi sveglio del tutto, arriva la riflessione, non capisco il perché di tanta fretta, respiro la pace della mia dimora che io stesso ho turbata, ritorno al mio giaciglio, mi addormento subito per la nuova stanchezza e ridestandomi mi trovo magari un topo fra i denti, prova inconfutabile del lavoro notturno che mi pare quasi di aver sognato.

Non è niente, penso che nessuno tranne me lo udrebbe, lo sento però sempre più distintamente con l’orecchio reso più sensibile dall’esercizio; benché in realtà si tratti dappertutto del medesimo rumore, come posso convincermi facendo confronti. Non diventa neanche più forte, me ne rendo conto quando sto nel mezzo della galleria senza origliare proprio alla parete. Allora, solo facendo uno sforzo o addirittura concentrandomi, più che sentire indovino il soffio di un suono.

Il cavaliere del secchio – DURANTE LA COSTRUZIONE DELLA MURAGLIA CINESE : Kafka

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