Petrolio, intesa tra Russia e Arabia Saudita per stabilizzare il mercato
L’accordo di massima è stato raggiunto a margine del G20 cinese. I prezzi del greggio volano al rialzo, poi ritracciano quando emerge che non ci saranno interventi immediati. L’esperto: “Qualcosa si muove, ma troppe volte in passato alle parole non hanno fatto seguito risultati concreti”
di RAFFAELE RICCIARDI
05 settembre 201
MILANO – Il primo e il secondo produttore al mondo di petrolio hanno trovato un’intesa, per quanto di massima e ancora senza passi cocnreti: Arabia Saudita e Russia hanno concordato l’istituzione di una task force condivisa, per studiare i nuovi fondamentali del mercato dell’oro nero (dopo mesi di prezzi ai minimi) e per definire azioni “per garantire la stabilità del mercato”, secondo quanto riportato in un comunicato congiunto diffuso dal G20 cinese.
Da Hangzhou, il ministro dell’Energia saudita Khalid al-Falih ha spiegato insieme al dirimpettaio russo Alexander Novak che la cooperazione conclude la ricerca di strumenti concreti per stabilizzare il mercato globale, inclusi limiti all’estrazione di greggio. “Non c’è bisogno adesso di congelare la produzione”, ha però chiarito Khalid Al-Falih, in un’intervista ad Al Arabiya riportata dall’agenzia Bloomberg. Ancora, il ministro saudita ha rimarcato come l’accordo di collaborazione dimostri “l’eccellente” relazione che intercorre tra i due Paesi.
Novak ha definito come “storico” l’annuncio e ha anche indicato che dovrebbe esser concesso all’Iran di recuperare il livello di produzione che aveva nel periodo antecedente l’embargo. Proprio il ruolo di Teheran è stato uno dei fattori ‘destabilizzanti’ sul fronte petrolifero: la fine delle sanzioni ha acuito il rischio di prosieguo della sovraproduzione nella quale si trova il globo. Da tempo, infatti, l’eccesso di offerta di petrolio da parte dei produttori ha depresso i prezzi della materia prima. I tentativi passati di congelare la produzione, svolti in seno all’Opec, erano andati falliti.
L’annuncio dal G20 cinese segue gli avvicinamenti di Mohammed bin Salman e Vladimir Putin, che avevano preso l’impegno concreto di lavorare insieme per stabilizzare i prezzi. La scorsa settimana, il leader russo aveva anche aperto le porte a una cooperazione con l’Opec in vista dell’incontro del cartello di questo mese, a settembre.
Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia, commenta la notizia registrando che “finalmente qualcosa si muove, ma considerando gli insegnamenti del recente passato è meglio andare con i piedi di piombo: già ad aprile si aspettavano intese tra le parti, poi a giugno si pensava che Mosca si potesse avvicinare all’Opec. Alla fine è stato un ‘nulla di fatto’. Le infinite tessiture e scaramucce caratterizzano i rapporti tra questi Paesi, ma fin qui di risultati concreti se ne sono visti pochi”. Certo, in questo momento “in molti – dallo Yemen al Venezuela, dagli Usa alla stessa Russia – avrebbero bisogno di un prezzo del petrolio più alto e un accordo tra i primi due produttori ed esportatori sarebbe importante. Se solo decidessero di tornare alle medie di produzione degli ultimi trent’anni, avrebbero le leve per far ripartire il prezzo del greggio verso livelli altissimi. Soprattutto l’Arabia Saudita, visto che tecnicamente i giacimenti russi non permettono di ‘aprire e chiudere i rubinetti’ a proprio piacimento”.