Louis Antoine de Saint-Just – ORGANT : poème e video

Louis Antoine de Saint-Just

“poeta, rivoluzionario, combattente, pubblico accusatore, idealista, costituzionalista..
tutto in 27 anni”

 

“Io dico che il re deve essere giudicato come un nemico, che dobbiamo combatterlo piuttosto che giudicarlo e che, non rientrando egli nel contratto che unisce i francesi, le forme della procedura non si trovano nella legge civile ma nella legge del diritto dei popoli […] Gli uomini che stanno per giudicare Luigi hanno una repubblica da fondare: ma coloro che attribuiscono una qualche importanza alla giusta punizione di un re, non fonderanno mai una repubblica […] cosa non temeranno da noi i buoni cittadini, vedendo la scure tremare nelle nostre mani, e vedendo un popolo che fin dal primo giorno della sua libertà rispetta il ricordo delle sue catene? i cittadini si legano fra di loro col contratto; il sovrano non si lega affatto […] il patto è un contratto fra i cittadini, non con il governo; non si può rientrare in un contratto nel quale non ci si è impegnati. Di conseguenza Luigi, che non si era impegnato, non può essere giudicato come cittadino […] quest’uomo deve regnare o morire […] Processare il re come cittadino! Un’idea simile strabilierà la fredda posterità. Giudicare significa applicare la legge; una legge è un rapporto di giustizia; e che rapporto di giustizia ci può mai essere tra l’umanità e i re? Che cosa c’è in comune tra Luigi e il popolo francese, perché gli si usino dei riguardi dopo il suo tradimento? […] Non si può regnare senza colpa. Ogni re è un ribelle e un usurpatore. Gli stessi re tratterebbero diversamente i loro pretesi usurpatori? […] Cittadini, il tribunale che deve giudicare Luigi non è un tribunale giudiziario: è un consesso, è il popolo, siete voi: e le leggi che dobbiamo seguire sono quelle del diritto dei popoli […] Luigi è uno straniero fra noi: non era cittadino prima del suo delitto, non poteva votare, non poteva portare le armi; lo è ancor meno dopo il suo delitto […]Luigi ha combattuto il suo popolo ed è stato vinto. È un barbaro, uno straniero prigioniero di guerra […] È l’assassino della Bastiglia, di Nancy, del Campo di Marte, di Tournay, delle Tuileries: quale nemico, quale straniero ci ha fatto più male di lui? Deve essere processato rapidamente: lo consigliano la saggezza e la sana politica; egli è una specie di ostaggio che i furfanti ci conservano. Si cerca di muovere a pietà, presto si compreranno le lacrime; si farà di tutto per renderci interessati, per corromperci, anche. Popolo, se il re sarà assolto, ricordati che noi non saremo più degni della tua fiducia e tu potrai accusarci di perfidia.”

Nel 1793 entrò a far parte del Comitato di salute pubblica e fu inviato presso le truppe del Reno dove ristabilì la disciplina e la voglia di combattere.

Da qui e per tutti i successivi venti mesi che lo porteranno alla morte, Saint Just visse il suo destino rivoluzionario da assoluto protagonista. Fu eletto presidente della Convenzione nel febbraio del 1794, e fece piazza pulita degli hebertisti ma soprattutto degli Indulgenti di Danton e Desmoulins. Con un’altro celebre discorso si consacrò come l’apologeta del terrore che giustificò come strumento utile e indispensabile per arrivare alla democrazia sociale. Fu proprio con queste parole che si guadagnò l’epiteto di “Arcangelo della morte”.

Il 10 termidoro poco dopo l’arresto dell’amico Robespierre egli riuscì con una banda di partigiani a liberarlo, ma la forza nemica lo costrinse ad arrendersi. Sconfitto militarmente e non più sostenuto dal popolo, fu messo alla ghigliottina insieme ad altri ventidue giacobini.



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