Un sogno, uno dei tanti
Il sogno che si ripete è che non ricordo più
il mio indirizzo e corro per rincasare
È notte, la valigia che porto è pesante
e mi cammina accanto un Arturo
molto introdotto in ville di famose lesbiane
e anche lui reputato per i suoi tanti meriti
Vorrebbe certo soccorrermi in tale congiuntura
ma mi fa anche notare che non ha tempo da perdere
Egli abita a sinistra io tiro per la destra
ma non so se sia giusta la strada il numero la città
Anche il mio nome m’è dubbio, quello di chi attualmente
mi ospita padre fratello parente più o meno lontano
mi frulla vorticoso nella mente, vi si affaccia persino
un tavolo una poltrona una barba di antenato
l’intera collezione di un’orrenda rivista teatrale
le dieci o dodici rampe di scale dove una zia d’acquisto
fu alzata tra le braccia di un cattivo tenore
e giurò da quel giorno che gli ascensori erano inutili
a donne del suo rango e delle sue forme
(invero spaventevoli) tutto mi è vivo e presente
fuorché la porta a cui potrò bussare
senza sentirmi dire vada a farsi f-
Forse potrei tentare da un apposito chiosco
un telefonico approccio ma dove trovare il gettone
e a quale numero poi? mentre che Arturo si scusa
e dice che di troppo si è allontanato dalla
sua via del Pellegrino di cui beato lui ha ricordo
Lo strano è che in tali frangenti non mi dico mai
come il vecchio profeta Enrico lo Spaventacchio
che il legno del mio rocchetto mostra il bianco
e non avranno senso i miei guai anagrafici e residenziali
Mi seggo su un paracarro o sulla pesante valigia
in attesa che si apra nel buio una porticina
e che una voce mi dica entri pure si paga anticipato
troverà la latrina nel ballatoio al terzo piano
svolti a destra poi giri a sinistra Ma di qui
comincia appena il risveglio
“È strano.
Sono stati sparati colpi a raffica
su di noi e il ventaglio non mi ha colpito.
Tuttavia avrò presto il benservito
forse in carta da bollo da presentare
chissà a quale burocrate; ed è probabile
che non occorra altro. Il peggio è già passato.
Ora sono superflui i documenti, ora
è superfluo anche il meglio. Non c’è stato
nulla, assolutamente nulla dietro di noi,
e nulla abbiamo disperatamente amato più di quel nulla.”
Eugenio Montale- In negativo
Da “Quaderno di quattro anni”
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