Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. 16 – 17 aprile 1975 , il film

Nelle caserme  con il sangue agli occhi una testimonianza di come furono vissuti quei giorni dai Proletari In divisa

Eravamo tornati quella sera da  da Pordenone dove avevamo fatto una riunione presso la sede dell’ANPI ( associazione dei partigiani) per organizzare le manifestazioni del 25 aprile che avrebbero dovuto poter coinvolgere la presenza dell’ANPI nelle caserme accanto ad una  visibilità del movimento dei Proletari in divisa. Quell’anno sarebbe stato il trentennale della Liberazione dal fascismo e per noi ventenni,   trenta era un’età che  sembrava essere quella nella quale, grazie al nostro “impegno rivoluzionario”,  avremmo visto affermarsi  la  nuova società socialista oppure non ci saremmo stati perchè caduti romanticamente  per quell’ideale. Le speranze stavano rifiorendo: il Vietnam aveva vinto e gli americani e i loro alleati assaporavano il gusto amaro della sconfitta, il Portogallo era nel pieno delle vicende della rivoluzione dei garofani e in tante parti del mondo occidentale una nuova classe operaia istruita come non mai e combattiva era riottosa a farsi ammaestrare dai soliti burattinai…

Il compagno caporale G. di Milano, uno dei nuovi arrivati del primo scaglione  75 , che quella sera era di servizio e non aveva potuto venire alla riunione dei PID , ci accolse con le lacrime agli occhi e agitatissimo… gli altri milanesi gli  furono subito intorno, noi più anziani e in  maggior parte meridionali non riuscivamo a capire il loro dialetto,smozzicato dalle espressioni di rabbia e dalle lacrime.Poi quando ci misero al corrente dell’uccisione di Varalli, comunicata per telefono a G. dalla madre, la costernazione fu totale

Il giorno dopo l’agitazione in caserma , man mano che arrivavano le notizie degli scontri saliva e quando giunse la conferma  della morte di Zibecchi ci si ritrovò la sera ai bordi del recinto della base insieme con gli altri compagni in divisa delle altre compagnie tra urla, bestemmie e un senso di impotenza e di voglia di scavalcare quel reticolato  e andare anche noi a Milano  ….      quel giorno gli ufficiali evitarono  di farsi vedere e  fascisti e mafiosi  si misero in un cantuccio sapendo che sarebbe andata male…

Negli occhi di quei giovanissimi compagni  militari milanesi,che conoscevamo da appena tre mesi, c’era una voglia di rispondere sangue su sangue e che nessun ragionamento avrebbe  spento e che prima o poi sarebbe emersa come un’onda montante e che  avrebbe determinato tragicamente il destino di molti di loro ,ma anche di quel movimento che fu del 77

Tra di loro c’erano quelli dei collettivi di Rosso e delle diverse anime dell’autonomia che,  ricevuto da noi ” vecchi dei PID” il testimone avrebbero  condotto l’esperienza del MAO ( Militari Autonomi Organizzati), c’erano i ragazzi della ” Banda Bellini”, il meglio del servizio d’ordine di LC, c’erano i katanga di Avanguardia operaia, c’erano quelli di Reggio Emilia con la tessera del PCI ancora in tasca ma la testa… in quei giorni maledetti di aprile 75 ci sentimmo affratellati dal sangue versato dai nostri compagni a Milano e non solo… nelle tante manifestazioni di protesta…poi arrivarono le immagini in quel reportage della rivista ABC che in una nuova veste grafica ed editoriale offrì una testimonianza giornalistica eccezionale. Poichè era una di quelle riviste conosciute come scandalistiche  non fu soggetta alla censura  e al boicottaggio degli spacci militari  e così le immagini dei fatti di Milano ci arrivarono prima ancora che le lacrime sui nostri visi fossero asciugate.  NON SAPEVO CHE UN COMUNISTA AVESSE UN CERVELLO COSì GROSSO!- questa frase che a detta di ABC fu pronunciata dai carabinieri sul luogo del delitto incupì ancora di più gli animi dei compagni e determinò le loro future scelte e le strade si sarebbero ancora una volta divise…

16 aprile- MILANO

Un gruppo di compagni che sono di ritorno da una manifestazione per la casa vengono affrontati dai fascisti m piazza Cavour .Uno di questi ultimi, Antonio Braggion di Avanguardia Nazionale, spara uccidendo con un colpo alla tempia Claudio Varalli, 17 anni militante del Movimento Studentesco . L’assassino, che era in libertà provvisoria per le numerose aggressioni contro militanti di sinistra, riesce a fuggire. La notizia dell’uccisione di Varalli si diffonde immediatamente. Due ore dopo gli antifascisti milanesi danno vita ad una manifestazione in risposta al nuovo crimine fascista. Il corteo, partito dall’università statale.si ferma sul luogo dell’assassinio . Più tardi viene assaltata la sede del “Giornale Nuovo” di Montanelli che dava dei fatti una versione falsificata, cercando di accreditare la tesi della rissa e quindi degli opposti estremismi.

UCCISIONE DI ZIBECCHI

17 aprile-MILANO

Da tutte le scuole di Milano e provincia gli studenti affluiscono alla Statale . Anche gli operai escono dalle fabbriche e partecipano alla manifestazione. Nelle strade di Milano si svolge un corteo di 30mila persone . In Piazza Cavour parlano operai, sindacalisti, intellettuali democratici e compagni di scuola di Claudio Varalli . In Via Mancini dove c’è la sede del MSI, si sviluppano aspri scontri tra manifestanti e forze dell’ordine . I Carabinieri fanno uso di candelotti e sparano colpi d’arma da fuoco .Un camion dei CC, dopo numerosi caroselli, si avventa deliberatamente sui dimostranti Giannino Zibecchi, del Comitato di Vigilanza Antifascista, viene travolto e ucciso. Il luogo del nuovo assassinio è l’angolo fra Via Cellini e Corso XII marzo. II carabiniere alla guida del camion si chiama Sergio Chiareri.

Claudio Varalli e Giannino Zibecchi. 16 – 17 aprile 1975 .

Claudio Varalli e Giannino Zibecchi.IL FILM

12 gennaio 1976: la lotta dei Proletari in divisa – PID …

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