Perché studiare matematica e latino?; consecutio temporum e logica…E = mc2

3.

Affinità tra latino e matematica, nell’educazione al pensiero razionale

Affinità tra latino e matematica se ne possono trovare tante, a cominciare

dallo studio della grammatica..Ad esempio, il matematico  francese André Weil,

nelle sue memorie “Ricordi d’apprendistato” (cfr. Weil 1994)

ricorda un insegnante di grammatica particolarmente originale, che

aveva adottato per l’analisi grammaticale una notazione  di tipo algebrico.

Weil osserva il  grande  valore educativo di  una tale  attività,  soprattutto

per un futuro matematico,  per  la pratica  precoce  di  un simbolismo  non

banale.

Ricordando però  il  secondo e il  terzo punto della dichiarazione

dell’UNESCO messi  in rilievo nell’introduzione,  si riconosce che  il  ruolo e le finalità educative della matematica come materia formativa sono condivisi con il latino: allo  studio del latino come strumento per studiare e

conoscere le radici della nostr aciviltà, si accompagna

l’aspetto della traduzione, della lettura e comprensione del testo, con una struttura

logica da analizzare e comprendere, in un momento che richiede riflessione e sforzo intellettuale.

Quanto descritto sul metodo di lavoro per risolvere i problemi di matematica si può

infatti applicare al latino (e lo stesso si potrebbe dire del greco!), soprattutto

all’aspetto della traduzione, particolarmente in quella

dal latino all’italiano. Anche per svolgere correttamente l’attività di traduzione c’è bisogno di conoscere la teoria(vocaboli,

 analisi logica e del periodo,…), ma spesso non basta.

Per arrivare ad una traduzione corretta e fedelespesso è necessario uno sforzo pari

a quello della risoluzione di un problema matematico.

Per illustrare con unesempio l’aspetto della traduzione dal latino, proponiamo qui un celebre passo di Lucrezio, tratto dal

 “De rerum natura” (Libro II, vv. 114-122), scelto per la sua bellezza e per il contenuto scientifico:

Lucrezio introduce quil’immagine degli “atomi” o “particelle elementari” che, secondo

la filosofia di Epicuro, costituivano la materia,muovendosi continuamente di moto caotico.

corpora quae in solis radiis turbare videntur,

quod tales turbae motus quoque materiai

significant clandestinos caecosque subesse.

multa videbis enim plagis ibi percita caecis

commutare viam retroque repulsa reverti

nunc huc nunc illuc in cunctas undique partis.

scilicet hic a principiis est omnibus error.

prima moventur enim per se primordia rerum;

inde ea quae parvo sunt corpora conciliato

et quasi proxima sunt ad viris principiorum,

ictibus illorum caecis impulsa cientur,

ipsaque proporro paulo maiora lacessunt.

sic a principiis ascendit motus et exit

paulatim nostros ad sensus, ut moveantur

illa quoque, in solis quae lumine cernere quimus

nec quibus id faciant plagis apparet aperte.

Osserva ogni volta che un raggio di sole s’introduce spandendo il suo fascio di luce nell’oscurità delle nostre dimore: vedrai una moltitudine di corpi minuti mescolarsi in mille maniere nel fascio dei raggi di luce e, come impegnati in una lotta interna, darsi a combattimenti, battaglie, guerreggiare in squadroni, senza prendere tregua, agitati da incontri e da separazioni innumerevoli: ti potrai subito figurare che cos’è l’eterna agitazione dei corpi primi nel vuoto immenso; pure, un piccolo fatto può fornirci un modello dei più grandi e metterci sulla traccia della loro comprensione. Un’altra ragione per osservare con più attenzione questi corpi che vedi agitarsi in disordine nei raggi del sole, è che tali agitazioni ci rivelano i movimenti segreti, invisibili, dissimulati al fondo della materia. Spesso vedrai molti di questi granellini di polvere, sotto l’impulso di urti invisibili, cambiare strada e respinti invertire la marcia, qui, là, dappertutto, in ogni direzione. Questa marcia errabonda proviene tutta dagli atomi. I princìpi sono i primi a muoversi, poi i più piccoli dei corpi composti, ma per la loro forza i più prossimi agli atomi, sotto gli urti invisibili di questi, si muovono mettendosi in marcia; a loro volta ne spostano d’un poco più grandi. Dagli atomi il movimento si eleva giungendo a poco a poco fino a nostri sensi, e finisce per raggiungere quelle particelle che percepiamo nei raggi del sole: ma anche allora gli urti che lo producono re stano per noi invisibili.

Riteniamo che la traduzione di un testo come questo

rappresenti per un normale allievo di scuola secondaria superiore

un problema piuttosto difficile, visto che la difficoltà di traduzione viene

aumentata da lfatto di essere un brano poetico, in cui la successione delle

parole nelle frasi è alterata, rispetto all’ordine usuale,per motivi di ritmo.

Egli potrà iniziare in  modo abbastanza “standard”, individuando

innanzitutto e traducendo, conl’aiuto del vocabolario, le varie forme

verbali, che sono in questo caso parecchie:

contemplator (imperativofuturo, II persona singolare, verbo deponente),

fundunt(presente indicativo, III persona plurale),

videbis(indicativo futuro, II persona singolare),

misceri(infinito presente passivo),

edere(infinito presente),

dare(infinitopresente),

conicere(infinito presente),

possis(indicativopresente, II personasingolare),

sit congiuntivo presente, III persona singolare),

iactari(infinito presente passivo).

Dopo aver analizzato le forme verbali riconosciute, passerà a cercare i soggetti dei singolipredicati.

A questo punto dovrà passare a fare delle congetture: per

comprendere la struttura dei periodi, inizierà ad analizzare

le varie proposizioni che li costituiscono e ad ipotizzare il

loro ruolo nel periodo stesso.

Lo studente dovrebbe rendersi conto, ad esempio,che

il poeta si sta rivolgendo direttamente al lettore, usando

il “tu”, come si capisce dai verbi contemplator,videbis epossis

che reggono le proposizioni principali.

Osservando invece la forma verbale fundunt,dovrebbe capire

che i possibili soggetti per essa possono essere solo

lumina (solis)”e  “inserti radii”.

Un altro indizio, lacongiunzione “cum” ripetuta due volte, gli indicherà che la proposizione è di tipo temporale.

Infine, potrà osservare che la prima frase è completata dall’espressione

“per opaca domorum”,un complemento di moto attraverso luogo, che

letteralmente significa “attraverso le oscurità delle case”.

L’analisi del primo periodo sembra perciò possa procederein modo abbastanza lineare e preordinato, analogamente al problema “facile” di

matematica presentato nella sezione precedente

Perché studiare matematica e latino? Un’analisi delle ..

Lezione 23 – La consecutio temporum

Inviato su Lezioni by Arte

Per quelli di voi che non lo sapessero la consecutio temporum (tradotto dal latino: concordanza dei tempi) è il meccanismo per il quale si rispetta la concordanza dei tempi tra proposizioni subordinate e principali, secondo regole di anteriorità, posteriorità e contemporaneità. Detto alla spicciola, all’inizio di una storia si sceglie un tempo e poi lo si mantiene per il tutto il resto dello svolgimento, fino al punto finale. Vale a dire che se scelgo il classico passato remoto all’inizio della storia, lo devo poi mantenere SEMPRE e COMUNQUE. Non bisogna mai cambiarlo e trasformarlo, magari, in un presente, un imperfetto, un passato prossimo etc… (salvo, ovviamente, nei dialoghi diretti).
Beh, facile! direte voi. Pare. Ma in realtà non sempre è così semplice mantenere la consecutio temporum. Già perché ci sono dei casi in cui diventa difficile stabilire quale sia la forma verbale giusta da utilizzare (a volte mi blocco anche io a pensarci, quindi è qualcosa che va’ oltre la conoscenza dell’Italiano, è un ragionamento logico che alcuni attuano come se niente fosse e altri invece fanno più fatica a capire). Ma prendiamo un esempio, per rendervi più chiaro il tutto. Ad esempio, se io dico:

La farfalla volò aggraziata sopra un fiore, e pensò che quando volerà sul fiore successivo, chiamerà a sé le sue amiche farfalle per divertirsi insieme a lei. 

Questa frase, così scritta, è ovviamente sbagliata. Perché? Beh, vi sembrerà strano, ma molti non se ne rendono nemmeno conto. Ma ve lo spiego io: questa frase è sbagliata perché non viene rispettata la consecutio temporum. Infatti qui viene usato un passato remoto… ma per fare frasi al futuro con il passato remoto bisogna usare non il futuro semplice, ma il congiuntivo trapassato e il condizionale passato, a seconda del grado di posteriorità rispetto al passato remoto in cui ci troviamo. Quindi la frase diventa:

La farfalla volò aggraziata sopra un fiore, e pensò che quando fosse volata sul fiore successivo, avrebbe chiamato a sé le sue amiche farfalle per divertirsi insieme a lei.

E se pensate che questa frase sia già abbastanza complessa… sappiate che ne esistono di veramente impossibili. Ah, beata lingua italiana! Ci sarà un motivo per cui è considerata dagli stranieri una delle più difficili lingue da imparare.
Ora, tutto diventa più semplice da capire se si è studiato il Latino (alla faccia di quelli che pensano che non serva a nulla). Già, perché il Latino è la lingua madre dell’Italiano, ma allo stesso tempo è molto più logico e ha regole ferree. Sotto certi aspetti è anche più semplice da studiare e da imparare. Mentre per l’italiano, beh, ammettiamolo, spesso bisogna andare “a sentimento”. Quindi sì, non lo nasconderò: chi sa il latino ha molte meno difficoltà a mantenere la consecutio temporum anche nelle frasi italiane. Quindi consideratevi fortunati se uscite da un Liceo.
Comunque ho trovato un link abbastanza carino a proposito di questo argomento. Basta che clicchiate qui e leggiate se siete interessati. Se invece siete tra quelli a cui questo procedimento viene naturale e non avete bisogno di regole, vuol dire che siete come me, ovvero ESTREMAMENTE fortunati, almeno sotto questo punto di vista.

https://arteparladi.wordpress.com/2012/10/29/lezione-23-la-consecutio-temporum/

nos perituri mortem salutamus sola resurgit vita ; Lucrezio ..

Lucrezio – De rerum natura LIBER V – Differenza tra la ..

Lucrezio, Inno a Venere | controappuntoblog.org

Lucrezio – De rerum natura: Liber II | controappuntoblog.org

Lucrezio – De rerum natura LIBER VI | controappuntoblog.org

Lucrezio – De rerum natura – Liber III, 830-869 ..

De nihilo nihilum, in nihilum nil posse reverti .

Lucrezio, la natura – Università di Macerata ,Differenza tra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro : Karl Marx (1841)

Cos’è il tempo? e lo spazio? E = mc2 | controappuntoblog.org

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