lettere di Berlicche – The Screwtape Letters Download : Clive Staples Lewis

“Gli esseri umani sono anfibi – mezzo spirito e mezzo animale. (…) Perciò la cosa che più li avvicina alla costanza è l’ondulazione – cioè il ripetuto ritorno a un livello dal quale ripetutamente si allontanano, una serie di depressioni e di elevazioni. (…) Per decidere quale sia il miglior uso che ne puoi fare, devi chiederti qual è l’uso che desidera farne il Nemico, e poi agire all’opposto. Ora, può essere per te una sorpresa venire a sapere che nei suoi sforzi di impossessarsi per sempre di un’anima, Egli si basa sulle depressioni ancor più che sulle elevazioni. Alcuni dei suoi speciali favoriti sono passati attraverso depressioni più lunghe e più profonde di qualsiasi altro. (…) Egli vuole proprio riempire l’universo di un quantità di nauseanti piccole imitazioni di Se stesso – creature in cui la vita, in miniatura, sarà qualitativamente come la Sua, non perché Egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno liberamente alla Sua. (…) Le metterà in moto con comunicazioni della Sua presenza che, quantunque deboli, sembrano grandi per esse, con emozioni dolci, e facendole superare facilmente le tentazioni. Ma non permette mai che questo stato di cose duri a lungo. Presto o tardi ritira, non di fatto, ma dalla loro esperienza consapevole, tutti i sostegni e gli incentivi. Lascia che la creatura stia in piedi sulle sue stesse gambe – a compiere puramente con la volontà doveri che hanno perduto ogni gusto. È durante tali periodi di elevazione, che la creatura diventa di quel genere che Egli desidera che sia. Donde le preghiere offerte in uno stato di aridità sono quelle che più gli sono gradite. (…) Egli vuole che essi imparino a camminare, e perciò deve tirar via la mano; e purchè ci sia veramente la volontà di camminare, Egli sembra gradire perfino il loro inciampare. (…)“.

Anche oggi, io, l’arcidiavolo Berlicche, quale alto rappresentante del Satanico Consiglio per la Corruzione e la Dannazione del genere umano, vi canterò le lodi di una di quelle qualità umane che i detrattori etichettano come vizi. In particolare ci occuperemo di quella nota come

Avarizia.

Sbaglierebbe chi la riferisse solo al denaro. L’avarizia è un atteggiamento mentale, un modo di essere, è il sublime manifestarsi della vera essenza dell’animo umano. Rappresenta la naturale riluttanza a concedere agli immeritevoli quello che si è guadagnato con fatica e sudore. Il bambino, tra le prime parole, impara a dire “mio”. Dobbiamo imparare da lui, da quel piccino che si rifiuta di condividere giocattoli e caramelle.
Lo scoiattolo non regala le noci che ha raccolto, le formiche non cedono le proprie provviste per l’inverno. Ne soffrirebbero tutti. E’ molto più razionale che chi ha si tenga quello che ha.

L’avaro rappresenta l’uomo di successo che ha capito come gestire al meglio quanto possiede. Se un serbatoio perde, per impedire che si svuoti si tappano tutti i buchi, anche i più piccoli. Ogni soldino che viene guadagnato può essere messo da parte ed usato dopo per il meglio, o tenuto come sicurezza. Ma se viene dato via, allora non ritorna: ci saranno momenti in cui ci si pentirà amaramente di non esserselo tenuto in tasca.
La generosità è il vero cancro dell’umanità: la possiedono gli irresponsabili che non sono in grado di gestire bene quello che posseggono, e tramite essa generano altri irresponsabili che vivono alle spalle altrui.

Pensate a quanto sarebbe migliore il mondo se ogni uomo si occupasse al meglio del proprio orticello. Quante grane risparmiate. I parassiti non esisterebbero. Prima di lanciarsi in imprese sconsiderate si valuterebbero bene i pro e i contro, e alla fine si deciderebbe che è meglio non rischiare.

Attenzione a non confondere l’avarizia con la mancanza di coraggio. L’avaro non è pavido: semplicemente valuta che non vale la pena fare investimenti sconsiderati. L’avaro sa che non è il caso di sprecare azioni, parole, sentimenti o denaro per ciò che non lo merita. E chi meglio può giudicare se qualcosa merita o non merita se non l’avaro stesso? Anche sulla fiducia occorre risparmiare. Chi pratica questa disciplina dello spirito sarà riluttante a concederla a chiunque, giustamente, perché solo di se stessi ci si può fidare.

Capite bene, umani che mi state ascoltando: quella che il Nemico-che-sta-Lassù vi ha sempre presentato come una caratteristica negativa è in realtà il più sano e vitale degli atteggiamenti. Perché rischiare tutto? Meglio giocare sul sicuro, seppellire lontano dai rischi ciò che vi è caro. Tenerlo stretto, perché non ci sfugga.

La vostra vita. I vostri cari. Sì, anche i vostri soldi. Tutto ciò che è vostro è vostro, è responsabilità vostra, e nessuno può obbligarvi a darlo via in nome di una malintesa fratellanza. Investite in sistemi di sicurezza, in allarmi, in muri che tengano fuori tutte le minacce, senza che dobbiate più pensarci, perché anche le forze occorre risparmiare.

Il vero avaro si distingue perché la sua è una posizione attiva. Conosce l’importanza di accumulare e preservare. Ha esperienza di vita, e sa cosa succede a chi concede troppo di se stesso agli altri. Prendete ad esempio tutti quei folli che davvero pensano che sia possibile qualcosa come un amore eterno, o anche solo un affetto duraturo. Guai a concedere qualcosa persino ai familiari, fossero anche padri, madri, figli. Si viene sistematicamente traditi da tutti quelli che si ama, questo dice l’esperienza; e quindi occorre dare il meno possibile di sé.

Se si parla di qualcuno di estraneo, questo è ancora più ovvio. E’ ovvio che dobbiamo, anzi, è quasi doveroso giurare fedeltà e amore sempiterno se la persona su cui abbiamo messo gli occhi addosso vuole sentirselo dire per lasciarsi mettere addosso anche le mani. In questo caso essere avari di promesse potrebbe essere controproducente. L’importante è che la generosità sia ristretta alle belle parole e alle false intenzioni, che non costano niente. Ma guai a pensare davvero di spendersi per qualcuno. Guai ad essere generosi di animo e di cuore. Se la mattina dopo vi trovasse ancora disponibili a concedervi allora sarebbe davvero un disastro.
Il proprio cuore occorre tenerselo stretto, per evitare che ci sia strappato. Perché dovremmo essere generosi e darlo a qualcuno senza riserve? Già lo sapete: verrete traditi, disprezzati, abbandonati comunque. Allora tanto vale limitare i danni, e trattare in anticipo con la stessa moneta con cui per certo verrete ripagati. Su questo non occorre essere avari.

Questa qualità dell’avarizia, ve lo devo dire, è sommamente apprezzata da noi angeli diversamente fedeli. Abbiamo sempre guardato come un’esagerazione il fatto che il Figlio del Nemico-che-sta-lassù abbia dato tutto senza tenersi niente. Che ne ha guadagnato? Una morte orrenda. Avesse ascoltato i consigli di chi gli suggeriva di spendersi di meno, di sottrarsi alla sua sorte, sarebbe ancora qui. Gli erano state offerte tutte le ricchezza della Terra, pensate, e le ha rifiutate. Uno sprecone, che preferiva profumarsi piuttosto che metter via qualche soldo per i suoi poveri. Tale padre, tale figlio: che bisogno c’era di creare un mondo così bello per, con rispetto parlando, un branco di mortali? Avrebbe potuto risparmiare e risparmiarselo. Una landa brulla e grigia sarebbe andata bene lo stesso.
Invece quello preferisce amare e dare tutto senza tenersi niente per sé. L’opposto di noi, che preferiamo tenerci tutto quanto possiamo senza concedere niente a nessuno.

D’accordo che alla fine della vostra vita terrena di tutto quello che avete risparmiato non potrete portarvi via niente. Ma non preoccupatevi: sarete nostri graditi ospiti e vi daremo un luogo dove stare. Sarà uno scambio alla pari: noi daremo l’alloggio, voi fornirete il vitto. E non saremo avari, vi terremo con noi per il resto dell’eternità.


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