Cartesio, Cosa si può revocare in dubbio ….

Già da alcuni anni mi sono reso conto di quanto numerose fossero le false opinioni che fin dalla mia prima età avevo ammesso come vere e quanto dubbie fossero tutte quelle che in seguito avevo costruito muovendo da esse, sicché, almeno una volta nella vita, dovevo rimuovere ogni cosa e ricominciare tutto dalle prime fondamenta, se miravo a stabilire una buona volta alcunché di saldo e duraturo nelle scienze: tale impresa mi era apparsa però ingente e, quindi, avevo atteso quell’età che fosse così matura che altra non avrebbe potuto seguirne più adatta a coltivare tali discipline. Per questo ho così a lungo indugiato, che ormai mi sentirei colpevole se impiegassi a deliberare il tempo che resta per agire.

Oggi, dunque, liberata opportunamente la mia mente da ogni preoccupazione, procuratomi un ozio sicuro, raccolto in solitudine, mi applicherò finalmente con serietà ed in libertà a questa generale distruzione delle mie opinioni.

A tal fine invero non sarà necessario che mostri che sono tutte false, cosa che

forse non potrei mai raggiungere; ma, poiché la ragione già persuade che bisogna rifiutare l’assenso alle opinioni non del tutto certe ed indubitabili non meno accuratamente che a quelle sicuramente false, per rifiutarle tutte sarà sufficiente che trovi in ciascuna di esse qualche motivo di dubbio. Per questo non sarà necessario che le esamini una ad una, compito che sarebbe infinito, ma poiché, scalzate le fondamenta, tutto quel che vi è stato sopra edificato crollerà da sé prenderò innanzi tutto di mira quegli stessi principi su cui poggiava tutto ciò in cui un tempo avevo creduto.

Tutto quel che sino ad oggi ho stimato come assolutamente vero, l’ho ricevuto dai sensi o mediante i sensi; ho però appreso che questi talvolta ingannano ed appartiene alla prudenza non dar mai completa fiducia a chi anche una sola volta ci ha tratto in errore.

Per quanto si dia il caso che talvolta i sensi ci ingannino intorno a cose a stento percettibili e assai lontane, se ne trovano tuttavia molte altre di cui non si può assolutamente dubitare, sebbene le attingiamo dagli stessi sensi: ad esempio, che sono ora qui seduto accanto al fuoco con indosso una veste invernale con questo foglio tra le mani e altre cose simili. Con quale argomento si potrebbe negare che queste stesse mani sono mie e che tutto questo corpo m’appartiene? Solo, forse, se mi uguaglio a non so quali insensati, il cui cervello è così sconvolto dai persistenti vapori dell’atra bile, che non fanno che asserire di essere re, quando non sono che miserabili, o di indossare porpore mentre sono nudi o di avere il capo d’argilla o d’essere tutti come zucche o fatti di vetro; questi sono però dementi ed io stesso

apparirei non meno demente, se per qualcosa li prendessi come esempio.

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