La mistica comunista – Libro decimo la città di Dio Agostino d’Ippona

4. La mistica comunista

Discende da ciò che l’unica società capace di Mistica è il Comunismo.

Ma, lungi dal significare quello che spesso viene immaginato dal pensiero analitico borghese, non significa confusione, indifferenziazione, quanto piuttosto Gemeinwesen, cioè ordine esistente (cioè non ordine astratto), realtà di specie realizzata e in espansione nella quale la vita è effettivamente capace di prodursi e di riprodursi secondo un piano che non è un fine ma un modo di vivere effettivo. La Specie è mistica perché sa vedere se stessa senza trovare contraddizione tra l’hic et nunc, inteso quasi sempre come sopravvivenza della società di classe, e il suo futuro, non più inteso come Sol dell’avvenire, ma sviluppo «naturale» delle sue premesse.

Noi abbiamo sempre rivendicato che l’unica realtà che sappia vivere (e ci prova) questo tipo di vita durante il dominio della società di classe è il Partito.

È dunque in questo senso che il Partito ha una sua «mistica», nel senso che sa vedere… ad occhi chiusi, sa vedere di più degli occhi individuali dei singoli militanti, sa vivere nei suoi rapporti interni questo modo di vivere.

Il Partito ha il vantaggio di una visione generale e d’insieme, il Partito è il Comunismo che si svolge sotto i nostri occhi.

http://international-communist-party.org/Italiano/Conoscen/90Natura.htm

Religione e pietà.
1.
3. Anche la religione per sé sembrerebbe indicare non un culto qualsiasi ma quello dovuto a Dio e per questo i nostri hanno tradotto con questo vocabolo la parola greca 13. Tuttavia nell’uso linguistico latino, non degli analfabeti ma dei grandi letterati, si dice che la religione è dovuta ai vincoli umani di parentela, di affinità e di qualunque altro legame sociale 14. Dunque quando si tratta il problema del culto della deità, anche con la parola religione non si evita l’ambiguità in modo da poter dire con sicurezza che la religione è soltanto il culto a Dio, perché sembra che questa parola per eccezione si estenda ad indicare il rispetto dell’umana consanguineità 15. Anche la pietà, che i Greci chiamano , propriamente significa di solito il culto a Dio 16. Tuttavia si trova scritto che per deferenza si ha anche verso i genitori. Nel gergo popolare questa parola si usa anche per indicare le opere di misericordia 17. Penso che il fatto si sia verificato perché Dio ordina che si compiano soprattutto queste opere e dichiara che gli sono gradite in luogo o a preferenza dei sacrifici. Da questo modo di parlare è derivato che anche Dio è considerato pio 18. I Greci invece non lo considerano pio () a causa di un loro particolare modo di esprimersi, sebbene il loro volgo usi in luogo di misericordia 19. Perciò in alcuni passi della Scrittura 20, affinché la distinzione appaia più chiara, gli scrittori hanno preferito dire non che deriva per composizione dal culto buono ma che deriva dal culto a Dio 21. Noi latini non possiamo esprimere ambedue i significati con una sola parola. Dunque la parola greca in latino si traduce “servizio”, ma quello con cui onoriamo Dio; anche la parola greca in latino significa “religione”, ma quella che abbiamo verso Dio. Però noi non possiamo esprimere con una sola parola quella che essi chiamano , ma possiamo chiamarla il culto di Dio 22. Affermiamo che essa è dovuta soltanto al Dio che è il vero Dio e rende dèi i suoi adoratori 23. Tutti gli esseri dunque che sono immortali e felici nelle dimore del cielo, se non ci amano e non vogliono che noi siamo felici, non si devono certamente adorare. Se invece ci amano e ci vogliono felici, lo vogliono da quell’essere da cui anche essi sono felici. Forse che da un essere sono felici essi e da un altro noi?

Partecipazione in Plotino e all’inizio del quarto Vangelo.
2.
Ma per quanto riguarda questo problema, noi cristiani non abbiamo alcun dissenso con questi filosofi più eccellenti. Compresero infatti e nei loro scritti insegnarono esaurientemente in molti modi che essi sono felici da quello stesso principio da cui lo siamo anche noi, nell’essere raggiunti da un lume intelligibile che per loro è Dio e che è altro da loro. Da lui sono illuminati affinché risplendano e permangano perfetti e felici della partecipazione di lui 24. Plotino, spiegando il pensiero di Platone, spesso e diffusamente dichiara che anche quella che ritengono l’anima dell’universo è felice, come la nostra, da un medesimo principio e che esso è un lume altro da lei perché da esso è stata creata e di esso splende intelligibilmente perché intelligibilmente la illumina25. Per chiarire queste realtà immateriali presenta anche un’analogia dai corpi luminosi e grandi del cielo visibile, come se egli sia il sole e lei la luna26. Ritengono infatti che la luna sia illuminata dall’interporsi del sole27. Il grande platonico parla dell’anima razionale, che più propriamente si dovrebbe chiamare intellettuale e stabilisce filosoficamente che anche le anime degli esseri immortali e felici sono del medesimo genere e non dubita che dimorino nelle sedi del cielo. Egli dichiara appunto che l’anima non ha superiore a sé se non l’essenza di Dio, che ha creato il mondo e da cui anch’essa è stata creata, e che a quegli spiriti posti in alto soltanto dal medesimo principio, che elargisce anche a noi, vengono assicurati la felicità e il lume dell’intelligenza della verità28. E in questo si accorda col Vangelo in cui si legge: Vi fu un uomo mandato da Dio che aveva nome Giovanni; questi venne in testimonianza, per offrire testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce ma era per rendere testimonianza alla luce. Questi era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo29. Nella distinzione si mostra assai chiaramente che l’anima razionale, cioè intellettuale, quale era in Giovanni, non poteva essere luce a sé ma splendeva della partecipazione di un’altra luce vera. Giovanni stesso lo conferma quando rendendogli testimonianza afferma: Noi tutti abbiamo ricevuto della sua pienezza30.

Libro decimo la città di Dio Agostino d’Ippona

Agostino d’Ippona : De Magistro sintesi ; AUGUSTINE OF …

avere un “debole “per Agostino d’Ippona

remota itaque iustitia…agostino, santo + Trasimaco, Anti

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