Majja Michajlovna Pliseckaja Dying Swan

Majja Michajlovna Pliseckaja (in russo: Майя Михайловна Плисецкая?; Mosca, 20 novembre 1925Monaco di Baviera, 2 maggio 2015) fu una ballerina sovietica, spesso citata come la più grande ballerina dei tempi moderni.

Gli inizi

Majja Pliseckaja nasce da un’illustre famiglia ebraica di artisti. Studiò a Spitzbergen, la più grande delle Isole Svalbard in Norvegia, dove suo padre lavorava come ingegnere. Nel 1938, durante le terribili purghe staliniane, egli fu giustiziato mentre la madre Ra Messerer, un’attrice del cinema muto, fu deportata nel Kazakistan. Da quel momento, Majja fu adottata dalla zia materna, la ballerina Sulamith Messerer. Gli zii materni di Majja, Sulamith e Asaf, grazie al prestigio derivante dai loro meriti artistici come danzatori presso il teatro Bol’šoj, riuscirono poi ad ottenere la liberazione di Ra Messerer.

Majja studiò sotto la guida della grande ballerina della scuola imperiale di balletto Elizaveta Gerdt. Danzò per la prima volta al Teatro Bol’šoj a soli undici anni ne La Bella Addormentata. Nel 1943, si diplomò alla scuola coreografica e si unì al Balletto del Bol’šoj, con il quale danzò fino al 1990.

Carriera

Fin dall’inizio, Majja è sempre stata un tipo di ballerina diverso. A differenza di altre ballerine, appena diplomata, non entrò a far parte del corpo di ballo ma fu nominata subito ballerina solista. I suoi capelli rossi e l’aspetto singolare la resero una persona molto affascinante in scena e fuori. Le lunghe braccia avevano una fluidità che ancora oggi non ha trovato rivali. L’interpretazione de La morte del cigno, su musica di Camille Saint-Saëns, un breve pezzo di bravura reso famoso da Anna Pavlova, diventò il biglietto da visita di Majja. Famosi erano anche i suoi salti, la schiena flessibile, la forza tecnica della sua danza e il suo carisma. Nonostante il consenso unanime, Majja non venne trattata molto bene dalla direzione del Bol’šoj. Era ebrea in un clima antisemitico e non le fu permesso di andare in tournée nel 1956. Fu solo nel 1959 che il mondo poté assistere alle esibizioni di Majja Pliseckaja, e questo cambiò il mondo del balletto per sempre. Majja alzò lo standard delle ballerine ovunque ballò, sia in termini di brillantezza tecnica che in termini di presenza drammatica. Le parti più acclamate da lei interpretate furono: Odette-Odile ne Il lago dei cigni (1947) e Aurora ne La bella addormentata (1961). Nel 1958 fu insignita del titolo di “Artista del popolo dell’URSS” e sposò il giovane compositore Rodion Ščedrin, con il quale condivise ulteriore fama e che compose per lei le musiche di alcuni balletti tra cui: The humpbacked horse (“Il cavallino gobbo”), Il gabbiano (tratto dall’omonimo racconto di Anton Čechov), Anna Karenina (coreografia di M. Pliseckaja).

Dopo l’uscita di scena di Galina Ulanova avvenuta nel 1960, Majja Pliseckaja fu proclamata la Prima Ballerina Assoluta del Teatro Bol’šoj. Interpretò il ruolo della principessa Tverskaja nella versione russa televisiva di Anna Karenina. Nel 1971, suo marito scrisse la musica per un balletto sullo stesso soggetto, nel quale lei danzò il ruolo principale. Anna Karenina fu anche il suo debutto come coreografa. Altri coreografi che crearono balletti per lei furono Jurij Grigorovič, Roland Petit, Alberto Alonso e Maurice Béjart. È proprio a Majja che si deve il balletto “Carmen”. Majja aveva infatti un ardente desiderio di creare una versione danzata che avesse per protagonista il celeberrimo personaggio di Mérimée. In occasione di una rappresentazione della compagnia di danza cubana presso il teatro Bol’šoj, Majja incontra Alberto Alonso a cui chiede di creare la coreografia di “Carmen”. Majja incontrò tuttavia delle difficoltà con riguardo alla musica da utilizzare per l’esecuzione del balletto “Carmen”. Maja si rivolse dapprima a Šostakovič, poi a Chačaturjan i quali declinarono entrambi. Sarà infine suo marito, Rodion Ščedrin ad adattare lo spartito di Bizet. Negli anni ottanta, Pliseckaja e Ščedrin passarono molto tempo all’estero. A Roma la ballerina fu nominata direttore del Balletto dell’Opera di Roma e a Madrid direttore del Balletto Nazionale spagnolo. All’età di 65 anni, si ritirò dal Bol’šoj come solista. Per il suo settantesimo compleanno debuttò in Ave Maja, un pezzo coreografico di Béjart espressamente creato per lei. Dal 1994 presiede la competizione internazionale di balletto intitolata “Maja”.

Per il suo ottantesimo compleanno, il quotidiano economico britannico Financial Times riassunse così l’opinione corrente su Majja: “Fu, ed è tuttora, una star, un mostro sacro del balletto, l’affermazione definitiva del fascino teatrale, un faro luminoso e fiammeggiante in un mondo di talenti che luccicano debolmente, una bellezza assoluta in un mondo di affettazione.” (articolo dal titolo “Mayan goddess”, autore Clement Crisp, pubblicato il 18 novembre 2005 su “The Financial Times”[1].

L’anno seguente, l’imperatore Akihito le consegnò il Premio Imperiale, informalmente considerato il premio Nobel per l’arte.

Majja Pliseckaja ha scritto e pubblicato una biografia “Io, Maja Pliseckaja”.







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