CORO.
Strofe I.
O di Giove parola alma e soave,
Qual da Delfo alla nobile
Tebe venisti?[6] A noi,
O Delio nume, o buon Pëane, un grave
Timor la trepidante anima preme,
Ignari ancor di quale
Destin n’appresti o di presente o poi.
Deh tu, dell’aurea speme
Figlio il palesa, oracolo immortale!
Antistrofe I.
Pallade, prole alma di Giove, io chieggio
A te prima, e ad Artemide
Che il suol Bëoto ha in cura,
E tien nel fôro un glorïoso seggio,
E al lungi-saettante inclito Apollo:
Deh, se disperso il vampo
Già fu per voi d’orribile sventura
Che diè a Tebe gran crollo,
Presti or anco venite al nostro scampo!
Strofe II.
Io soffro, oh dei! danno infinito e lutto.
Egro n’è il popol tutto,
Nè rimedio v’adopra
Arte sagace o di consiglio acume.
Frutti il suolo non dà; del parto l’opra
Non son le donne a sostener possenti;
E del foco più celeri
Scendere vedi, come augei, le genti
Alla vallèa del tenebroso nume.
Antistrofe II.
Onde città già sì di popol folta
Si diserta, e una molta
Turba d’estinti al suolo
Giace senza pietà: spose e canute
Madri inanzi agli altari a tanto duolo
Pregano fine, e scoppia un suon commisto
D’inni e d’acuti gemiti.
O figlia aurea di Giove, a così tristo
Stato soccorri, e bella invia salute.
Strofe III.
E a quel Marte che brando
Non ha, nè scudo, e pur m’investe e incende[7]
Alte grida eccitando,
Fa’ con veloce corso
Volgere a Tebe il dorso,
E nel letto che lungi ampio si stende
D’Anfitrite, o nell’onda
Del Tracio mare inospital l’affonda.
Ciò che lascia la notte, il dì novello
Tutto strugge e consuma. O tu che tieni
De’ fulminei baleni
L’ignea possa in tua man, scaglia su quello,
Giove padre, dal cielo,
A incenerirlo, il formidabil telo.
Antistrofe III.
E te, re Febo, imploro:
A pro di noi tuoi dardi invitti imporre
Piaciati all’arco d’oro.
E Dïana le ardenti
Fiacole anch’essa avventi,
Con che di Licia per li monti scorre;
E il dio ch’orna la chioma
D’aurea benda, e da Tebe anco si noma,
L’Evio Bacco dich’io, con la seguace
Di sue Ménadi torma anch’ei ne venga,
Anch’egli assalga e spenga
Col folgorar di vampeggiante face
Un sì crudel, sì rio,
Dagli dii stessi abominato dio.
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