The Imitation Game (2014) Streaming | Italia-Film
“Non immaginavo che lei avesse tanti segreti”
Un brillante eroe di guerra – pioniere della moderna informatica quanto insospettabile inventore del primo computer del XX secolo – che creò qualcosa dal nulla, influenzando profondamente le generazioni a venire. La vera storia di colui che, a capo di una squadra scelta di linguisti, decantatori e matematici, riuscì a decodificare l’apparentemente indecifrabile macchina Enigma: la famigerata generatrice di messaggi cifrati, usata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale per comunicare le loro offensive. Poiché il ‘gioco’ dei sotterfugi e falsificazioni di un’epoca (come quella della società inglese) che sfornava prodigiosi eccentrici e poi li confinava ai margini del proprio ottuso conformismo, è in fondo la metafora dell’understatement gettata alla buoncostume; quell’annullare ogni propria volontà che contrasti qualsiasi forma di disobbedienza alla ‘normalità’, del quale il geniale scienziato si è fatto (suo malgrado) emblema nel tempo.
Dopo il trionfo al Festival di Toronto, il biopic dedicato alla tragica figura di Alan Turing si prepara così a sbarcare nelle nostre sale, forte di una già solida fama di successo che, probabilmente, lo vedrà protagonista della prossima Notte degli Oscar. Se il cinema è make-believe (capace di spiegare ciò che non si capisce), The Imitation Game è un film come da titolo ‘imitativo’, e non solo per la quintessenza della messinscena che ostenta: ma perché dinanzi al suo contesto disinvolto, quasi orchestrato, coniuga perfettamente a tavolino esigenze spettacolari e ricostruzione storica di molta filmografia più recente. Un’operazione che ricorda da vicino Il discorso del Re (seppur la pellicola di Tom Hooper aveva ben altro spessore), scorrendo su una tale placidità da lasciare interdetti. È attraverso i meccanismi della suspense, la costruzione di un intreccio ricco e sfumato nel thriller, che il regista norvegese Morten Tyldum (messo in luce nel 2011 col giallo Headhunters) combina il ‘convenzionale’ con l’analisi di un personaggio dall’afflato funesto, verso modi e logiche narrative del genere spionistico. Che mai deflagra o viene fuori – rispetto ai tipici codici di comunicazione inglesi – dalla sua pressoché totale mancanza di incisività nell’affondare le mani nel dramma personale, senza curarsi poi di permettere allo spettatore di collocarlo in una propria dimensione umanista.
Durante l’inverno del 1952, le autorità britanniche entrarono nella casa del matematico, criptoanalista ed eroe di guerra Alan Turing (Benedict Cumberbatch) per indagare su una segnalazione di furto con scasso. Finirono invece per arrestare lo stesso uomo con l’accusa di ‘atti osceni’, incriminazione che lo avrebbe portato alla devastante condanna per il reato di omosessualità. Le autorità non sapevano che stavano arrestando l’inventore della futura informatica. Noto leader di un gruppo eterogeneo di studiosi, scienziati, campioni di scacchi e agenti dei servizi segreti britannici, Turing ha infatti avuto il merito di aver decifrato i codici ‘indecifrabili’ della macchina tedesca Enigma durante la II Guerra Mondiale. E di aver così salvato la vita a migliaia di essere umani.
Sono le cifre, i numeri, le straordinarie macchine di chi l’ha progettate a salvare o condannare vite, mentre è il calcolo a dettare il numero di casualità ‘accettabili’ nel sacrificare tanti singoli individui per la salvezza di molti. Tematiche che scalfiscono la patinatura ben confezionata di un mondo bellico qui borderline, dove il peso morale poteva decidere le sorti di un conflitto mondiale. Abbastanza scontato, in tal senso, l’incedere forte tra una guerra ‘manifesta’, quella fatta di sangue, fango e combattuta sul campo di battaglia, e una più determinante giocata sul terreno dell’informazione, sotto l’auspicio che rivela un microcosmo di doppiogiochismi dal far lezioso. Fosse stato intellettualmente pregnante, lo snobismo di The Imitation Game avrebbe portato quel briciolo di consistenza a garantire, oltre all’avvincente, anche una dirompente carica emozionale. Al contrario, l’opera di Tyldum – nonostante una scrittura equilibrata che culmina in un epico epilogo – rimane ‘imperfetta’, senza pretendere spiegazioni scientifiche (come il funzionamento alla base di Enigma) o limitandosi a esporre i fatti in immagini e concetti comprensibili al target più variegato. È in quest’Inghilterra dal respiro nerd e collettivo, che il racconto di una serie di personaggi scomodi e anomali, costretti a crittografare se stessi nel quotidiano di tutti i giorni, trova invece il valore aggiunto nel circondare la sfera privata di Turing, uomo che resterà impenetrabile fino alla sua morte. Un genio privo di qualsiasi capacità di interazione sociale ai limiti dell’autismo, ma che porrà l’accento sulle assurdità convenzionali di metà ‘900, in cui i pregiudizi si pagavano sulla propria pelle: i luoghi comuni sull’omosessualità (considerata al tempo un reato e per la quale sarà condannato alla castrazione chimica), l’emancipazione femminile sul posto di lavoro, l’inettitudine di dialogo fra colleghi, e le opacità di gestione del fronte britannico con un intrigo di intelligence. Carne al fuoco dispiegata attraverso la struttura narrativa a flashback e flashforward dallo sceneggiatore Graham Moore, che sembra pescare al modello di Aaron Sorkin in The Social Network. Tratteggiando la sofferenza/impotenza suggerita del protagonista con quella di un’intera nazione.
Magnifico capofila del film, Benedict Cumberbatch abbraccia una recitazione ‘totale’, esasperante, dotata di un’energia febbrile che scuote gli angoli bui del terrore umano, sviscerando una fetta di Storia tenuta nell’ombra e solo recentemente rivelata. Al di là dell’incredibile capacità mimetica dell’attore, l’abilità nel modulare i diversi registri della recitazione è tale da esaltare i (pochi) inserti più umoristici e a disseminare tutta la portata tragica di un declino imposto. Sua spalla, donna moderna e relegata in secondo piano da una società ‘sessista’, Keira Knightley è per una volta perfettamente a suo agio nel ruolo dell’amica e collega di Turing, grazie a una performance intensa quanto controllata. Peccato allora che dietro a un cast tanto amalgamato (basti pensare agli altri comprimari di lusso, dal sornione Mark Strong al magnetico Matthew Goode), l’impatto drammaturgico non raggiunga livelli di lettura soddisfacenti in grado di mettere sottosopra un narrato vivido e teso. Dentro la sua lavorazione iper-tradizionale, The Imitation Game è così privo di guizzi autoriali che persino la rafforzata soundtrack di Alexandre Desplat non rischiara tutte le gradazioni, da Tyldum, esplorate. Per un lungometraggio canonico e di pregevole fattura, costantemente in bilico fra il rigore e l’emozione trattenuta. Che però certo non arde di luce propria.
Sistemi di logica basata su ordinali
Sistemi di logica basata sulla ordinali era la tesi di dottorato del matematico Alan Turing .
La tesi è un’esplorazione dei sistemi matematici formali dopo il teorema di Gödel . Gödel ha dimostrato che per ogni sistema formale S abbastanza potente per rappresentare l’aritmetica, esiste un teorema G che è vero, ma il sistema non è in grado di dimostrare. G può essere aggiunto come un assioma aggiuntivo per il sistema in luogo di una prova. Tuttavia ciò creerebbe un nuovo sistema S ‘con il proprio vero teorema indimostrabile G’, e così via. La tesi di Turing considera iterare il processo all’infinito, creando un sistema con un insieme infinito di assiomi.
La tesi è stata completata a Princeton sotto Alonzo Church ed è stato un classico nel campo della matematica che ha introdotto il concetto di logica ordinale .
Martin Davis afferma che, sebbene l’uso di Turing di un oracolo di calcolo non è un obiettivo importante della tesi, essa ha dimostrato di essere molto influente in informatica teorica , ad esempio nella gerarchia tempo polinomiale .
http://testi-italiani.it/systems_of_logic_based_on_ordinals
Alan Turing’s Systems of Logic:
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Andrew Appel on Alan Turing’s legacy |
http://press.princeton.edu/titles/9780.html