Qua Giordano parla per volgare, sarabande de haendel

Qua Giordano parla per volgare, nomina liberamente, dona il proprio nome

a chi la natura dona il proprio essere; non dice vergognoso quel che fa degno la natura; non cuopre quel ch’ella mostra aperto; chiama il pane, pane; il

vino, vino; il capo, capo; il piede, piede; ed altre parti, di proprio nome; dice il mangiare, mangiare; il dormire, dormire; il bere, bere; e cossí gli altri

atti naturali significa con proprio titolo.

Ha gli miracoli per miracoli, le prodezze e maraviglie per

prodezze e maraviglie, la verità per verità, la dottrina per dottrina, la bontà e virtú per bontà e virtú, le imposture per imposture, gl’inganni per inganni,

il coltello e fuoco per coltello e fuoco, le paroli e

sogni per paroli e sogni, la pace per pace, l’amore per amore.

Stima gli filosofi per filosofi, gli pedanti per pedanti, gli monachi per monachi, li ministri per ministri, li predicanti per predicanti, le

sanguisughe per sanguisughe, gli disutili, montainbanco, ciarlatani,

bagattellieri, barattoni, istrioni, papagalli per quel che si dicono, mostrano e sono; ha gli operarii, benefici, sapienti ed eroi per questo medesimo.

Orsú, orsú! questo, come cittadino e domestico del mondo, figlio del padre Sole e de la Terra madre, perché ama troppo il mondo, veggiamo come

debba essere odiato, biasimato,perseguitato e spinto da quello. Ma in questo mentre non stia ocioso, né mal occupato su l’aspettar de la sua morte, della sua transmigrazione, del suo cangiamento.

Oggi presente al Sidneo gli numerati ed ordinati semi della sua moral filosofia, non perché come cosa nuova le mire, le conosca, le intenda;

ma perché le essamine, considere e giudichi;

accettando tutto quel che si deve accettare, iscusando tutto quel che

si deve iscusare, e defendendo tutto quel che si deve defendere contra le rughe e supercilio d’ipocriti, il dente e naso de scíoli, la lima e sibilo de pedanti; avertendo gli primi, che lo stimino certo di quella religione la quale

comincia, cresce e si mantiene con suscitar morti, sanar infermi e donar del suo; e non può essere affetto, dove si rapisce quel d’altro, si stroppiano i sani ed uccidono gli vivi; consegliando a gli secondi, che si convertano a l’intelletto agente e sole intellettuale, pregandolo che porga lume a chi non n’ha; facendo intendere a gli terzi, che a noi non conviene l’essere, quali essi sono, schiavi de certe e determinate voci e paroli; ma, per grazia de dei, ne è lecito, e siamo in libertà di far quelle servire a noi, prendendole ed accomodandole

a nostro commodo e piacere. Cossí non ne siano molesti gli primi con la perversa conscienza, gli secondi con il cieco vedere, gli terzi con la mal

impiegata sollecitudine, se non vogliono esser arguiti gli primi de stoltizia,

invidia e malignitade; ripresi gli secondi d’ignoranza, presunzione e temeritade; notati gli terzi de viltà, leggerezza e vanitade: per non esserse gli primi astenuti dalla rigida censura deì nostri giudicii, gli secondi da proterva calunnia de nostri sentimenti, gli terzi dal sciocco crivellar de nostre paroli.

Bruno – Spaccio de la bestia trionfante : Henry Purcell …

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