I dividendi salgono, e i proletari cadono. E con ognuno di loro scende nella tomba un combattente dell’avvenire, un soldato della rivoluzione, un salvatore dell’umanità dal giogo del capitalismo.

Quoi, ces cohortes étrangères Feraient la loi dans nos foyers ?
Come, queste coorti straniere detterebbero legge nei nostri focolari!?

In breve: la pace assicura la vittoria del partito socialdemocratico tedesco entro una decina d’anni. La guerra gli porterebbe la vittoria entro due o tre anni, o la completa rovina per almeno quindici-vent’anni.”

Quando scriveva in questi termini Engels aveva presente una situazione ben diversa dall’attuale. Aveva davanti agli occhi ancora il vecchio impero zarista, mentre dopo di allora noi abbiamo avuto la grande i rivoluzione russa. Inoltre egli pensava a una vera guerra nazionale di difesa della Germania aggredita da due attacchi contemporanei dall’Est e dall’Ovest. Infine egli sopravvalutava la maturità della situazione tedesca e le prospettive di rivoluzione sociale, come sogliono sopravvalutare il ritmo degli avvenimenti dei combattenti autentici. Ciò che però sopra tutto emerge con assoluta chiarezza dalle suddette affermazioni, è che Engels per difesa nazionale nel senso di politica socialdemocratica intendeva non l’appoggio al governo militare junker prussiano e allo stato maggiore, bensì un’azione rivoluzionaria secondo il modello dei giacobini francesi.

Si, i socialdemocratici hanno il dovere di difendere il loro paese nell’evenienza di una grande crisi storica. E proprio in questo sta una grave colpa della frazione socialdemocratica al Reichstag, che nel mentre proclamava solennemente nella propria dichiarazione del 4 agosto 1914: “Non pianteremo in asso la patria nell’ora del pericolo”, al tempo stesso non faceva che rinnegare queste sue parole. La frazione socialdemocratica ha piantato in asso la patria nell’ora del maggiore pericolo. Perché in quell’ora il primo dovere di fronte alla patria sarebbe stato: mostrarle l’autentico retroscena di questa guerra imperialistica; lacerare il tessuto di menzogne patriottiche e diplomatiche di cui era intessuta questa trama ai danni della patria; dire chiaro e tondo che in questa guerra al popolo tedesco sono ugualmente fatali vittoria e sconfitta; opporsi sino all’estremo all’imbavagliamento della patria attraverso lo stato d’assedio; proclamare la necessità di un immediato armamento del popolo e di una delega adesso del potere di pace e di guerra; esigere con tutte le energie che la rappresentanza popolare sedesse in permanenza per la durata della guerra, onde assicurare un vigile controllo del governo attraverso la rappresentanza popolare, e di quest’ultima mediante il popolo; pretendere la immediata abolizione di tutte le discriminazioni politiche, perché solo un popolo libero può difendere efficacemente il proprio paese; finalmente contrapporre, al programma di guerra imperialistico diretto al mantenimento dell’Austria e della Turchia, cioè della reazione in Europea e in Germania, il vecchio programma autenticamente nazionale dei patrioti e dei democratici del 1848, il programma di Marx, Engels e Lassalle: la parola d’ordine dell’unica grande repubblica tedesca. Questa la bandiera che si sarebbe dovuta proporre al paese, che sarebbe stata veramente nazionale, veramente libertaria e in accordo con le migliori tradizioni della Germania come con la politica internazionale di classe del proletariato.

La grande ora storica della guerra mondiale richiedeva evidentemente una direzione politica, risoluta, una posizione di larghe prospettive, un’orientazione meditata del paese, a dare le quali solo la socialdemocrazia poteva essere chiamata. Invece la risposta della rappresentanza parlamentare della classe operaia, a cui in quel momento spettava la parola è suonata un atto di rinunzia miserevole e senza precedenti. La socialdemocrazia, grazie ai suoi capi, ha svolto non una politica sbagliata, ma semplicemente nessuna politica, si è pienamente disgregata come specifico partito di classe con una propria Weltanschauung, ha abbandonato il paese senza una guida critica allo spaventoso destino della guerra imperialistica all’esterno e della dittatura militare all’interno, e si è assunta per di più la responsabilità della guerra. La dichiarazione della frazione al Reichstag dice che essa avrebbe votati i fondi per la difesa del paese, ma rifiutava per contro la responsabilità della guerra. La verità è proprio l’opposto. La socialdemocrazia non aveva affatto bisogno di votare i mezzi per questa “difesa”, cioè per il massacro imperialistico ad opera degli eserciti della monarchia militare, perché la loro disponibilità non dipendeva affatto dall’approvazione socialdemocratica: di fronte alla minoranza che essa rappresentava stava la compatta maggioranza borghese di tre quarti del Reichstag. Con la sua volontaria approvazione la frazione socialdemocratica ha ottenuto solo un risultato: di dimostrare l’unità di tutto il popolo in guerra, di effettuare la proclamazione della pace civile, cioè la sospensione della lotta di classe, di interrompere per la durata della guerra la politica di opposizione, vale a dire di assumersi la corresponsabilità morale della guerra. Con la sua volontaria votazione dei fondi ha impresso essa stessa a questa condotta di guerra il marchio della difesa democratica della patria, ha appoggiato e suggellato l’irretimento delle masse a proposito delle vere condizioni e dei veri compiti della difesa della patria,

Così l’atroce dilemma tra interessi patriottici solidarietà internazionale del proletariato, il tragico conflitto, che fece pendere solo “con cuore greve” i nostri parlamentari dalla parte della guerra imperialistica, è pura fantasia, finzione nazionalistico-borghese. Tra gli interessi del paese e gli interessi di classe dell’Internazionale proletaria, esiste una completa armonia tanto in pace come in guerra; e entrambe esigono il più energico sviluppo della lotta, di classe e la più rigorosa difesa del programma socialdemocratico.

………

Il salasso dei massacri di giugno aveva paralizzato il movimento operaio francese per una quindicina di anni. Il salasso dei macelli dei comunardi l’ha ributtato ancora una volta per oltre un decennio. Ciò che ora accadere un massacro in massa quale mai si è visto, che sempre più riduce la popolazione lavoratrice adulta di tutti i principali paesi civili a donne, vecchi e invalidi: un salasso, per il quale il movimento operaio europeo minaccia di morire dissanguato. Ancora una guerra mondiale del genere, e le prospettive socialiste saranno seppellite sotto le macerie accumulate dalla barbarie imperialistica. Il che è ancor più che l’infame distruzione di Lovanio e della cattedrale di Reims. È un attentato non alla civiltà borghese del passato, ma a quella socialista dell’avvenire, un colpo mortale a quella forza che porta nel proprio grembo l’avvenire dell’umanità e che sola può portare in salvo, in una società migliore, i preziosi tesori del passato. In questo il capitalismo rivela il proprio volto di morte, in questo tradisce che il suo diritto storico all’esistenza è esaurito, il suo dominio non ulteriormente compatibile con il progresso dell’umanità.

Qui tuttavia l’attuale guerra mondiale si manifesta anche non soltanto come un omicidio in grande, ma anche come suicidio della classe lavoratrice europea. Sono precisamente i soldati del socialismo, i proletari inglesi, francesi, tedeschi, russi, belgi, a massacrarsi da mesi vicendevolmente agli ordini del capitalismo, a piantarsi reciprocamente in cuore il ferro omicida, precipitare assieme nella fossa in un abbraccio mortale.

Deutschland, Deutschland uberalles! Viva la democrazia! Viva lo zar e lo slavismo! Decine di migliaia di teli da tenda garantite d’ordinanza! Centinaia di migliaia di chili di lardo, di surrogato di caffè pronta consegna” i dividendi salgono, e i proletari cadono. E con ognuno di loro scende nella tomba un combattente dell’avvenire, un soldato della rivoluzione, un salvatore dell’umanità dal giogo del capitalismo.

Il delirio cesserà e lo spettro infernale sparirà solo a condizione che i lavoratori di Germania e di Francia, di Inghilterra e di Russia sappiano finalmente riscuotersi dalla loro ubriacatura, stringersi fraternamente per mano e sovrastare il coro bestiale della canea imperialistica cosi come le roche strida delle iene capitalistiche, col vecchio e possente grido di guerra del lavoro:

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

La crisi della socialdemocrazia

(“Juniusbroschure”)

Rosa Luxemburg (1915)

MIA – Luxemburg: La crisi della socialdemocrazia …

Rosa Luxemburg : Che i partiti socialisti intraprendano …

15 dicembre 2006 : Conflitto Fatah-Hamas – la questione …

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