Bruno – Spaccio de la bestia trionfante : Henry Purcell Funeral Sentences

La verità entro di noi

Lascia l’ombre ed abbraccia il vero.

Non cangiare il presente col futuro.

Tu sei il veltro che nel rio trabocca,

mentre l’ombra desia di quel c’ha in bocca.

Aviso non fu mai di saggio o scaltro

perdere un bene per acquistarne un altro.

A che cerchi si lungi diviso

se in te stesso trovi il paradiso?

Anzi, chi perde l’un mentre è nel mondo,

non speri dopo morto l’altro bene.

Perché si sdegna il ciel dare il secondo

a chi il primiero non caro non tenne;

così, credendo alzarti, vai a fondo;

ed ai piacer togliendoti, a le pene

ti condanni; e con inganno eterno,

bramando il ciel, stai ne l’inferno.

(da “Lo spaccio della bestia trionfante”)

proposto da Giove

effettuato dal conseglio,

revelato da Mercurio,

recitato da Sofia,

udito da Saulino,

registrato dal Nolano;

diviso in tre dialogi,

subdivisi in tre parti;

consecrato

al molto illustre

et eccellente cavalliero

signor Filippo Sidneo

EPISTOLA ESPLICATORIA SCRITTA AL MOLTO ILLUSTRE ED ECCELLENTE CAVALLIERO SIGNOR FILIPPO SIDNEO DAL NOLANO.

Cieco chi non vede il sole, stolto chi nol conosce, ingrato chi nol ringrazia; se tanto è il lume, tanto il bene, tanto il beneficio; per cui risplende, per cui eccelle, per cui giova; maestro de sensi, padre di sustanze, autor di vita. Or non so qual mi sarei, eccellente Signore, se io non stimasse il vostro ingegno, non onorasse gli vostri costumi, non celebrasse gli vostri meriti; con gli quali vi siete scuoperto a me nel primo principio ch’io giunsi a l’isola Britannica, per quanto v’ha conceduto il tempo; vi manifestate a molti, per quanto l’occasione vi presenta; e remirate a tutti, per quanto vi mostra la vostra natural inclinazione veramente eroica. Lasciando, dunque, il pensier dei tutti ai tutti, ed il dover de’ molti a’ molti, non permetta il fato, che io, per quel tanto che spetta al mio particolare, come tal volta mi son mostrato sensitivo verso le moleste ed importune discortesie d’alcuni; cossì avanti gli occhi de l’eternità vegna a lasciar nota d’ingratitudine, voltando le spalli a la vostra bella, fortunata e cortesissima patria, prima ch’al meno con segno di riconoscenza non vi salutasse, gionto al generosissimo e gentilissimo spirito del signor Folco Grivello. Il quale, come con lacci di stretta e lunga amicizia, con cui siete allevati, nodriti e cresciuti insieme, vi sta congionto: cossì nelle molte e degne, esterne ed interne perfezioni v’assomiglia; ed al mio riguardo fu egli quel secondo, che, appresso gli vostri primi, gli secondi offici mi propose ed offerse: quali io arrei accettati, e lui certo arrebe effettuati, se tra noi non avesse sparso il suo arsenito de vili, maligni ed ignobili interessati l’invidiosa Erinni.
3 Sì che, serbando a lui qualch’altra materia, ecco a voi presento questo numero de dialogi, li quali certamente saranno cossì buoni o tristi, preggiati o indegni, eccellenti o vili, dotti o ignoranti, alti o bassi, profittevoli o disutili, fertili o sterili, gravi o dissoluti, religiosi o profani, come di quei, nelle mani de quali potran venire, altri son de l’una, altri de l’altra contraria maniera. E perché il numero de stolti e perversi è incomparabilmente più grande che de sapienti e giusti, aviene che, se voglio remirare alla gloria o altri frutti che parturisce la moltitudine de voci, tanto manca ch’io debba sperar lieto successo del mio studio e lavoro, che più tosto ho da aspettar materia de discontentezza, e da stimar molto meglior il silenzio ch’il parlare. Ma, se fo conto de l’occhio de l’eterna veritade, a cui le cose son tanto più preciose ed illustri, quanto talvolta non solo son da più pochi conosciute, cercate e possedute, ma, ed oltre, tenute a vile, biasimate, perseguitate; accade ch’io tanto più mi forze a fendere il corso de l’impetuoso torrente, quanto gli veggio maggior vigore aggionto dal turbido, profondo e.clivoso varco.
4 Cossì dunque lasciaremo la moltitudine ridersi, scherzare, burlare e vagheggiarsi su la superficie de mimici, comici ed istrionici Sileni, sotto gli quali sta ricoperto, ascoso e sicuro il tesoro della bontade e veritade, come, per il contrario, si trovano più che molti, che sotto il severo ciglio, volto sommesso, prolissa barba e toga maestrale e grave, studiosamente a danno universale conchiudeno l’ignoranza non men vile che boriosa, e non manco perniciosa che celebrata ribaldaria.

BrunoSpaccio de la bestia trionfante – Liber Liber

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