7 marzo 1968: Guerra del Vietnam: inizia la prima battaglia di Saigon – First Battle of Saigon – March 7, 1968 ; Massacro di My Lai

 

The First Siege Of Saigon

http://invasionduringtet.weebly.com/battle-of-saigon.html

16 marzo 1968, Massacro di My Lai

by gabriella

Il massacro di My Lai [qui raccontato da Alessandro Portelli], conosciuto anche come massacro di Song My, fu un massacro di civili inermi nel contesto della Guerra del Vietnam, quando i soldati statunitensi della Compagnia Charlie agli ordini del tenente William Calley, uccisero oltre 500 civili, perlopiù vecchi, donne, bambini e neonati. La strage, ricordata per la ferocia dei soldati che si abbandonarono allo stupro e alla tortura di molte delle vittime, avvenne il 16 marzo 1968 a My Lai, una delle quattro frazioni raggruppate nei pressi del villaggio di Song My, nella provincia di Quang Ngai a circa 840 chilometri a nord di Saigon.

Come venne riferito da un tenente dell’esercito sudvietnamita ai suoi superiori, si trattò di una rappresaglia decisa dagli americani dopo uno scontro a fuoco con alcuni Viet Cong che erano sfuggiti alla cattura confondendosi tra i contadini.

Il massacro fu fermato dall’equipaggio di un elicottero dell’esercito USA in ricognizione, che atterrò frapponendosi tra i soldati americani e i superstiti vietnamiti. Il pilota, sottufficiale Hugh Thompson Jr., affrontò i capi delle truppe americane minacciandoli di aprire il fuoco su di loro se non si fossero fermati. Mentre due membri dell’equipaggio dell’elicottero – Lawrence Colburn e Glenn Andreotta – puntavano armi pesanti contro i soldati che avevano preso parte alle atrocità, Thompson diresse l’evacuazione del villaggio.

L’”indagine” iniziale su My Lai venne svolta dal comandante dell’11a Brigata, Col. Oran Henderson, su ordine dell’assistente comandante della Divisione Americal (dalla contrazione di America e Caledonia), BG Young. Sei mesi dopo, Tom Glen, un giovane soldato dell’11a (la “Brigata dei macellai”) scrisse una lettera accusando la Divisione Americal (e altre intere unità dell’esercito USA, non dei singoli individui) di ordinaria brutalità nei confronti dei civili vietnamiti; la lettera era dettagliata, le sue accuse terrificanti, e il suo contenuto riecheggiava denunce di altri soldati americani. Colin Powell, all’epoca un giovane Maggiore dell’Esercito, venne incaricato delle investigazioni sul massacro. Powell scrisse: “A diretta refutazione di quanto ritratto, c’è il fatto che le relazioni tra soldati americani e popolazione vietnamita sono eccellenti”. In seguito, la confutazione di Powell sarebbe stata chiamata un atto di “white-washing” (candeggiatura) delle notizie del massacro.

[elaborato dalla voce My Lai di Wikipedia e dalla lezione di Alessandro Portelli a Wikiradio, Radiorai3]

Dopo i crimini contro l’umanità commessi a Falluja e le torture disumanizzanti di Abu Graib, le azioni di Robert Wales e dei suoi commilitoni oggi a Kandahar tengono vivo in noi il ricordo di My Lai.

http://gabriellagiudici.it/16-marzo-1968-massacro-di-my-lai/

 

LA GUERRA IN VIETNAM

Il Vietnam non fu una delle tante guerre coloniali. Per i giovani che nel ’68 si ribellavano, in tutto il mondo, contro i poteri dominanti, il Vietnam fu molto di più. Fu il primo atto della presa di coscienza dei limiti dell’Occidente democratico.

La resistenza tenace e i sacrifici di quel remoto popolo contadino mostrarono ai giovani dell’Occidente che la grande democrazia Usa non era abbastanza democratica da consentire che qualcuno, in una lontana provincia dell’Asia, scegliesse di percorrere una strada diversa dalla sua.

Il Vietnam ebbe ovunque valore d’esempio perché mostrava che la più grande potenza militare, tecnologica e finanziaria mondiale non riusciva ad aver ragione d’un popolo che combatteva per la propria indipendenza e libertà. Dopo la vittoria del 1975, le asprezze della politica vietnamita e i conflitti per l’egemonia nell’area delusero le aspettative di chi per il Vietnam libero si era battuto.

Ma il Vietnam resta comunque l’esempio unico di una guerra che fu combattuta non solo nella giungla e nelle risaie, ma nelle strade, nelle piazze e nelle università di tutto il mondo. Fu lì che si consumò la vera sconfitta degli Stati Uniti.

In Vietnam il ’68 inizia con quella che passerà alla storia come l’offensiva del Tet. Per il Tet, il capodanno lunare che si festeggia alla fine di gennaio, Van Thieu, presidente del Sud Vietnam, aveva annunciato una tregua di 48 ore. Il 27 gennaio iniziava la tregua di una settimana proclamata dal Fnl (Fronte nazionale di liberazione).
Ma il 30 gennaio, di sorpresa, l’Fnl e l’esercito nordvietnamita lanciano la grande offensiva del Tet: i guerriglieri spuntano dalla giungla e attaccano simultaneamente 140 centri grandi e piccoli, i quartieri generali dell’esercito di Saigon, otto comandi di divisione su undici, trenta aeroporti e quattordici basi aeree. E’ l’attacco più massiccio nella storia della guerra vietnamita.

Nel Vietnam gli americani avevano rimpiazzato il colonialismo francese, sconfitto nel 1954 a Dien Bien Phu dall’esercito del Viet Minh, guidato dal generale Giap. Il Viet Minh era stato fondato nel 1941 per volontà del Partito comunista indocinese, presieduto da Ho Chi Min. Contro il regime fantoccio di Diem, insediato nel Sud del Vietnam con l’appoggio americano, si costituì nel dicembre del 1960 il Fronte nazionale di liberazione del Vietnam del Sud.

Già l’anno successivo i guerriglieri occupavano buona parte delle campagne, mentre nelle città si andava sviluppando la protesta buddista: nel 1963 il primo monaco, a Saigon, si dà fuoco; al rafforzarsi dell’opposizione e della guerriglia il regime di Diem, e poi di Van Thieu, risponde con una spietata repressione.

Nel frattempo cresce in modo progressivo e costante l’impegno Usa per sostenere il regime sudvienamita. Durante la presidenza Kennedy (1960-1963) si sostituisce al piano di guerra speciale una forma di intervento più massiccia: consiglieri militari Usa dirigono sul campo l’esercito sudvietnamita, comincia l’impiego delle bombe al napalm contro i villaggi dei contadini, e l’uso massiccio dei diserbanti e dei defolianti, che hanno compromesso per lungo tempo i raccolti e la salute dei sudvietnamiti.

Nel 1964 il presidente Johnson inizia l’escalation, con l’uso dei megabombardieri B52 per colpire il territorio del Vietnam del Nord. Alla fine del 1965 le truppe Usa arrivano a 175mila unità. Ma in Usa e nel mondo si rafforza l’opposizione contro la guerra, e un gruppo di grandi intellettuali di diverse nazioni (tra cui Lelio Basso, Guenther Anders, Jean-Paul Sartre, Bertrand Russell), dà vita a quello che sarà noto come il Tribunale Russell, per processare i crimini Usa nel Vietnam.

Nel 1967 Che Guevara lancia la parola d’ordine “Creare due, tre, molti Vietnam“, mentre negli Stati Uniti partono le grandi manifestazioni contro la guerra (con lo slogan “Stop the bombing”, fermate i bombardamenti sul Nord Vietnam) e la protesta dei soldati e dei giovani di leva.

L’offensiva del Tet fu un tentativo di attacco generale ad altissima valenza simbolica (un commando riuscì persino a penetrare nell’ambasciata Usa a Saigon) ma non fu un grande successo da un punto di vista militare. Non riuscì a conquistare stabilmente obiettivi importanti e non trovò grande riscontro nelle città, dove non ci furono quelle insurrezioni che i partigiani si attendevano.
Militarmente gli americani riuscirono a riconquistare quasi tutte le postazioni che in un primo tempo avevano perso, compresa l’antica capitale del Vietnam, Huè. L’offensiva del Tet fu però un grande successo politico, e segnò nella guerra del Vietnam un vero e proprio punto di svolta: mostrò all’opinione pubblica americana e mondiale che una vittoria sul campo degli Stati Uniti non era raggiungibile in tempi brevi, e forse era del tutto impossibile.

Nel mese di marzo si combatte ancora duramente: le truppe Usa lanciano una controffensiva nel delta del Mekong, iniziando quella che sarà ricordata come la battaglia delle risaie.
Intanto prosegue, da parte delle forze di liberazione, l’assedio alla base americana di Khe Shan, che era iniziato con l’attacco del 21 gennaio. Continuano i pesanti bombardamenti Usa su Hanoi, capitale del Vietnam del Nord. Il 7 marzo si contano ad Hanoi centinaia di vittime tra i civili.

Il 16 marzo, anche se la notizia non si diffonderà immediatamente, è per gli Stati Uniti il giorno del disastro morale: guidati dal tenente Calley i berretti verdi occupano il villaggio di Mylai e, non trovando nessun vietcong, sterminano più di cento tra donne, bambini e vecchi. Dopo vari tentativi di insabbiamento, le cronache del crimine arriveranno sulle prime pagine dei giornali solo verso la fine dell’anno.
Ma la pressione dell’opinione pubblica e dei movimenti di protesta spinge il presidente Johnson a imboccare la via della trattativa finalizzata al ritiro delle truppe americane dal Sud Vietnam. Dopo aver tolto il comando delle truppe in Vietnam al generale Westmoreland, il 31 marzo del ’68, con un drammatico discorso televisivo, Johnson annuncia che non si ricandiderà alla presidenza nelle elezioni di novembre, lasciando la candidatura al senatore Hubert Humprey e che interromperà i bombardamenti sul Vietnam del Nord.

Il 9 aprile Hanoi dà il suo assenso alla apertura delle trattative con gli Stati Uniti; il 3 maggio Usa e Vietnam del Nord raggiungono un accordo per l’inizio di una pre-trattativa che comincerà a Parigi il 10 maggio. Per condizionare i colloqui, il 5 del mese il Fronte di liberazione lancia una nuova, imponente offensiva. L’attacco colpisce 122 località, ma si concentra soprattutto sulla capitale del Sud, Saigon.
I vietcong occupano il quartiere industriale e commerciale di Cholon, che viene bombardato dagli aerei Usa. I combattimenti a Saigon continuano fino ai primi di giugno, quando i governativi riprendono il quartiere di Cholon, mentre, nei palazzi del potere di Saigon, si scontrano la linea del presidente Van Thieu e quella più dura del vicepresidente Cao Ky.

Il 27 giugno, dopo mesi di assedio, i marines abbandonano Khe Shan, rompendo l’accerchiamento. E’ una pesante sconfitta, che spinge gli americani ad intensificare per rivalsa i bombardamenti sul Nord Vietnam, che erano stati ridotti in maggio e giugno. Ormai però la via verso il tavolo delle trattative è aperta.

Il 7 novembre Nixon, repubblicano, succede a Johnson alla Casa Bianca L’8 dicembre arriva a Parigi la delegazione sudvietnamita, composta da sessanta membri e guidata dal numero due del regime, Cao Ky. La delegazione americana è guidata da Cyrus Vance. Dopo lunghissimi preliminari la trattativa vera e propria comincia solo il 18 gennaio 1969: al tavolo siedono i due governi vietnamiti, gli Usa e il Fronte di liberazione, che incassa così il definitivo riconoscimento politico-diplomatico.

Le trattative, interrotte da fasi di violenta ripresa del conflitto, porteranno agli accordi di pace firmati il 27 gennaio 1973, che prevedono il ritiro delle forze Usa, la cessazione delle ostilità e la riunificazione del paese. Van Thieu prosegue la guerra, ma nel 1975 Saigon viene liberata. Comincia un’altra storia.

DA “http://www.media68.com/ita/vietnam/vietnam.htm

Morto il generale comunista Giap, terrore degli americani …

31 gennaio 1968 Guerra del Vietnam: I Viet Cong attaccano …

30 aprile 1975 finisce la guerra in Vietnam | .

LOIN DU VIETNAM | controappuntoblog.org

19 agosto 1945 – I Viet Minh guidati da Ho Chi Minh …

sembrava una fabbrica di incenso invece era il vietnam

In Usa, s’impennarono le diserzioni: i ragazzi in massa scappavano in Canada o altrove  via dalla sporca guerra. In Francia nel maggio i ragazzi di Nanterre e della Sorbona resistevano alla Polizia inneggiando a Ho Chi Min. In Italia occupavamo le facoltà e le fabbriche  pensando a quei piccoletti male armati che atterrivano il gigante americano

 

 

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