Ucraina : “Gli eroi non muoiono mai”; o crepano per la Russia o crepano per l”Europa democratica

Ucraina : “Gli eroi non muoiono mai”; o crepano  per la Russia o crepano  per l”Europa democratica :

vabbuò mica solo in Ucraina si crepa per gli interessi di Russia, Europa, Cina, Paesi Arabi, Mercati dell’America Latina…!

rimanete e crepate in piazza che io piglio ‘o posto di quell’altro….

Il presidente filo russo Yanukovich, fuggito con i suoi fedelissimi, forse ora all’estero. Liberata dopo tre anni di carcere Yulia Timoshenko. Servizio di Silvia Testa

Le prime mosse di un’Ucraina libera dal suo tiranno partono da qui. Dalla residenza di Viktor Yanukovich. Destituito il presidente ora gli ucraini vogliono sapere chi fosse veramente. E così si mettono in fila, disciplinati, senza spingere né saccheggiare nulla, per visitare  -come ci mostra questo video amatoriale – la residenza dell’uomo che ha fatto sparare sui manifestanti.

Vogliono vedere con il loro occhi i saloni principeschi, indugiano nel bagno tutto d’oro. Questa villa che sembra una reggia è il simbolo della corruzione dello loro presidente. L’uomo che per anni ha sbarrato davanti a loro le porte dell’europa. Nel canale del parco di questa residenza sfarzosa siano stati trovati documenti importanti che Yanukovich ha tentato di distruggere con i nomi e foto dei suoi nemici: studenti, politici e giornalisti.

È l’inizio di una nuova era dopo il crollo del dittatore.  Spunta l’alba sulla nuova Ucraina che per tre mesi ha lottato in piazza con proteste pacifiche per la sua libertà. I rivoluzionari senza armi ieri sera si sono riuniti in piazza Maidan nel cuore della protesta antigovernativa per festeggiare la vittoria. Qui hanno acclamato l’acerrima nemica del presidente,  Yulia Timoskenko,  che dopo gli ultimi tre anni di prigione, è  nuovamente libera. Ex pasionaria, ora possibile candidata alle presidenziali del 25 maggio.

Vickor Yanucovinch nelle stesse ore urlava al colpo di stato, definendo illegittimo il parlamento di Kiev. E poi ha cercato la fuga.
Si è prima rifugiato nella parte orientale del paese dove gode ancora di qualche consenso, e poi sembra che abbia tentato di lasciare l’Ucraina , cercando di corrompere le guardie in aeroporto che però non hanno fatto decollare il suo charter privato. Probabilmente diretto verso la Russia ora preoccupatissima di vedersi sfilare l’ucraina dalla sua sfera di influenza.

Intanto il Fondo monetario internazionale ha promesso aiuti economici per il paese dopo la drammatica svolta.

http://tg.la7.it/esteri/crolla-il-regime-in-ucraina-lfmi-promette-aiuti-23-02-2014-81176

Ucraina, Tymoshenko “siete eroi, ma non è finita, rimanete in piazza”

Ucraina, Tymoshenko "siete eroi, ma non è finita, rimanete in piazza"

In lacrime la paladina della lotta contro Janukovych fa un comizio improvvisato nella piazza Indipendenza di Kiev davanti a 50mila persone. Attenzione, dice in sostenza la paladina del movimento arancione, potrebbe essere l’inizio di una lunga battaglia contro il gigante russo alle porte.

“Gli eroi non muoiono mai, saranno sempre la nostra ispirazione.”

Parla così Yulia Timoshenko nel suo primo discorso dopo la scarcerazione all’Ucraina. Un discorso trasmesso in diretta tv, fatto da una sedia a rotelle e davanti a una folla gioiosa in  piazza Maidan, il luogo simbolo delle proteste contro Janukovich, a Kiev.

Appena arrivata nella città Tymoshenko ha deposto dei fiori per onorare i morti di Kiev che considera “i miei eroi”. Poi è andata in piazza, accolta trionfalmente da 50mila persone. “La dittatura è caduta e ora l’Ucraina vede il sole e il cielo. Ma se qualcuno vi dice che avete finito il vostro lavoro e dovete andare a casa non gli credete: dobbiamo andare avanti fino alla fine” ha detto la Tymoshenko liberata oggi dopo l’arresto nel 2011.

La ‘Giovanna D’Arco’ di Kiev, come ama definirsi, ha sparato subito una bordata contro l’antico nemico Viktor anukovich, ‘fuggito’ da Kiev e destituito di fatto dal Parlamento ucraino. E ci tiene a ribadire che il passo di oggi è sì, importantissimo, ma potrebbe essere solo l’inizio di una battaglia lunga e dai contorni oscuri, con il gigante russo alle porte,  che non ha ancora fatto sentire la sua voce.

http://tg.la7.it/esteri/ucraina-tymoshenko-siete-eroi-ma-non-%C3%A8-finita-rimanete-in-piazza-22-02-2014-81175

L’Ucraina e il fantasma dei Balcani

di Lucio Caracciolo
 RUBRICA IL PUNTO Se Kiev precipita in una guerra civile e il paese si spacca, potrebbero nascere tanti staterelli, mine vaganti ai confini tra Europa e Russia. Obama e Putin devono salvare gli ucraini da se stessi – e dall’Unione Europea.


[Carta di Laura Canali tratta da “Grandi Giochi nel Caucaso“, in edicola, in libreria e su iPad]

L’Ucraina si sta disintegrando. Questo grande Stato europeo la cui frontiera occidentale è più vicina a Trieste di quanto la città giuliana sia prossima a Reggio Calabria sta piombando nella guerra civile.

E tutto ciò sotto gli occhi negligenti o impotenti dell’Occidente. L’Unione Europea, più che mai incerta e divisa, alterna la retorica della pacificazione alla patetica minaccia di sanzioni che ormai non avrebbero alcun effetto sugli equilibri geopolitici del paese – 45 milioni di abitanti per oltre 600 mila chilometri quadrati (il doppio dell’Italia) – dalle cui condotte energetiche, sempre bramate da Mosca, dipende per una quota decisiva il nostro approvvigionamento di idrocarburi.

Come ammette uno dei leader dell’opposizione, il pugilatore Vitali Klitschko, la crisi è fuori controllo. Lo dimostrano il tributo di sangue già pagato dagli ucraini – decine di morti e centinaia di feriti – e soprattutto il fatto che intere città e territori non sono più in mano al governo. Il quale è sotto assedio, barricato nei suoi palazzi. Al punto di sconsigliare i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia dal trattenersi a Kiev per facilitare un estremo negoziato fra il presidente Yanukovich e i capi del variegato cartello delle opposizioni, alcune delle quali dotate di proprie milizie.

A Leopoli e in altre città dell’Ucraina occidentale marcate dall’influenza polacca e asburgica spuntano comitati rivoluzionari che si proclamano potere di fatto, dopo aver arrestato i rappresentanti del potere legale, alcuni dei quali stanno riconvertendosi alla causa degli insorti. Le ali estreme della protesta sognano un’Ucraina finalmente derussificata, centrata sul “genotipo nazionale”. Vacilla anche la Transcarpazia – parte della Rutenia subcarpatica, crocevia di culture, lingue e pretese geopolitiche rivali.

Nella Crimea “regalata” sessant’anni fa dal Cremlino all’Ucraina sovietica, con la flotta russa del Mar Nero alla fonda nel porto di Sebastopoli, si alza invece la voce di chi vuole tornare sotto Mosca. Nel Donbass, epicentro dell’Ucraina orientale russofona e russofila, tendenzialmente schierata con Yanukovich (ma non a qualsiasi prezzo), ci si prepara alla possibilità di separarsi da Kiev.

Lo sfaldamento della Repubblica Ucraina difficilmente avverrebbe lungo una nitida linea Est-Ovest, produrrebbe semmai una pletora di Ucraine maggiori e minori, divise da confini porosi. Mine vaganti al limes eurorusso. Con Kiev estrema posta in gioco. Se la sanguinosa deriva centripeta, accelerata da una recessione devastante, non sarà presto arrestata, la capitale rischia di diventare il palcoscenico finale di una guerra civile combattuta alla frontiera fra Federazione Russa e Unione Europea. Forse la più grave e pericolosa crisi mondiale dalla (presunta) fine della guerra fredda.

Il rischio è una super-Jugoslavia che può riportare i rapporti euro-russo-americani alla glaciazione e incidere financo sulla tenuta dello stesso impero di Putin. Tornano alla mente le ultime parole famose del ministro degli Esteri lussemburghese Jacques Poos, che nel maggio 1991, agli albori delle guerre di successione jugoslava, proclamò essere «scoccata l’ora dell’Europa». Ci vollero decine di migliaia di morti e l’intervento americano per almeno provvisoriamente sedare i Balcani adriatici. Non vogliamo immaginare che cosa accadrebbe se non riuscissimo a fermare la decomposizione dei Balcani profondi.

La radicalizzazione delle fazioni ucraine non promette bene. Il presidente Yanukovich, espressione di un potere inetto e totalmente corrotto eppure battezzato legittimo dall’Unione Europea, disprezzato tanto dalle opposizioni quanto dal suo riluttantementore Putin, non sembra conoscere via altra dalla repressione, nell’intento di guadagnare tempo. Dunque perdendolo. Gli oligarchi alla Akhmetov o alla Firtash, ossia gli ex esponenti della nomenklatura comunista che hanno saccheggiato il paese nell’ultimo ventennio, manovrando i politici d’ogni colore come marionette – anche perché non hanno trovato a Kiev un Putin che li mettesse in riga – temono che il caos segni la fine del loro regime criminale, magari a favore di altri criminali opportunamente ridipinti. A meno che non riescano essi stessi a riciclarsi per tempo.

Nelle ultime settimane, buona parte della piazza è passata dalla pacifica protesta contro la corruzione e per l’integrazione all’Unione Europea – peraltro mai offerta da Bruxelles – alla rivolta violenta. A scontrarsi con la polizia provvedono formazioni paramilitari bene addestrate, afferenti agli ultranazionalisti di Svoboda, del Pravy Sektor o di Spilna Sprava, fautori della “Ucraina agli ucraini”, segnati dai miti razziali otto-novecenteschi distillati dai teorici locali dello Stato etnico, profondamente russofobi, polonofobi e antisemiti.

Sotto la pelle della piazza s’infiltrano provocatori di regime (titushki) e agenti più o meno collegati ai servizi segreti russi od occidentali, come si conviene nelle aree di crisi particolarmente strategiche.

A questo punto solo un negoziato fra tutte le forze interne ed esterne che partecipano alla battaglia d’Ucraina può impedire una prolungata guerra civile, che cambierebbe comunque il volto della Russia e dell’Europa.

È tempo che Washington e Mosca scendano in campo non per sostenere i loro campioni locali, ma per salvare gli ucraini da se stessi e dagli europei che pretendono di salvarli. Obama e Putin hanno dimostrato di sapersi intendere, quando le alternative al compromesso sono disastrose. Il tempo stringe, nella speranza che non sia già tardi.

Per approfondire: La guida di Limes alla battaglia per l’Ucraina

Articolo originariamente pubblicato su la Repubblica il 21/02/2014

(21/02/2014)

http://temi.repubblica.it/limes/lucraina-e-il-fantasma-dei-balcani/58353

 

La posta in gioco in Ucraina ; citazioni di Lenin sulla guerra

Grandi giochi nel Caucaso – Storia del nazionalismo in Ucraina da limes; aggiornamento morti e qualche post ucraina

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