L’oscuro scrutare di Philip K. Dick : “LA FORMICA ELETTRICA”; Il meglio di Philip K. Dick Pdf

 

CAPITOLO I

“LA FORMICA ELETTRICA” DI PHILIP K. DICK

Soltanto chi non conosce quasi nulla del genere letterario chiamato Science Fiction (SF in abbreviazione , fantascienza in italiano) può credere che sia formato da un “corpus” omogeneo di racconti e romanzi. In verità le opere che rientrano in quest’ambito possono essere tra le più diverse, tanto che non vi è concordanza sui requisiti che permettano di definire una certa opera “di fantascienza”. . Si tratta di una banda larghissima di temi.Si spazia dalle dis-utopie e dalle opere che esaminano i possibili rapporti tra gruppi o classi alla SF di tipo sociale (che ipotizza realtà future estrapolando da problemi vitali della nostra epoca , per esempio il degrado delle città); a quella di tipo scientifico, che esamina le conseguenze dei progressi della medicina o della genetica capaci di modificare la struttura biologica dell’animale “uomo”.

Può trattare di future intelligenze artificiali (robot, androidi, ecc.), di viaggi nel tempo e di mondi paralleli , di esplorazioni spaziali e di colonizzazione di pianeti, di contatti con forme di vita fuori dalla terra e di complesse civiltà aliene. Infine ,si considerano come SF i testi incentrati sulle possibilità e sulle creazioni della mente umana (attraverso stati mentali alterati).

Certamente non solo le tematiche , ma anche gli approcci e i moduli narrativi possono essere estremamente diversificati.

Vedremo in particolare come la SF abbia a lungo coltivato l’intenzione di essere soprattutto un mezzo di supporto e di previsione nei riguardi del progresso scientifico e tecnologico, atto per esempio a fornire il senso della grandiosità del cosmo e ad esaltare la passione per la scienze . Attualmente le opere di SF più valide e meditate sono caratterizzate da quello che si può chiamare un “ritorno al fantastico”. Ne è caratteristico un vertiginoso scorrere di esperienze e di allucinazioni.

Per esemplificare questi due opposti tipi di science fiction confrontiamo due racconti certamente molto diversi tra loro ; il primo di Isaac Asimov e l’altro di Philip K. Dick.

Se questi due autori , nell’ambito della fantascienza , vengono spesso accostati , è perché sono ritenuti i maggiori autori di SF. Questo non vale solo per la critica specializzata , ma anche per gli articoli di quotidiani e settimanali . Leggiamo in uno di essi : “Insieme ad Isaac Asimov e Ray Bradbury , Philip Dick è stato il più grande scrittore americano di fantascienza ” . Ma poi l’articolista li oppone recisamente sostenendo che ” il mondo, fantascientificamente si divide tra asimoviani e dickiani . In Asimov vi è un ottimismo tecnologico totalmente assente in Dick . I robot di Asimov sono completamente al servizio dell’uomo . Mentre gli androidi di Dick sono spesso il lato oscuro e inquietante della razza umana. Asimov ha inoltre una concezione positiva della storia : c’è sempre una direzione , un progresso , una meta da raggiungere . Il nichilismo invece, spinge Dick verso altre soluzioni . Radicali soluzioni che decompongono le basi stesse della società , ne corrodono i simboli, ne frantumano le individualità”(1) 

Certamente si tratta di due autori agli antipodi : estremamente positivista e razionale il primo quanto l’altro è visionario , allucinato e teorico di un cupo soggettivismo . Entrambi però sono dominati dal problema della conoscenza, anche se la affrontano e la svolgono in maniera narrativa con forme e modi diversissimi . Asimov ha detto: ” La ragione e l’ingegnosità umana esistono per essere usate , altrimenti la loro esistenza non avrebbe significato” ed ancora :” Se esiste qualcosa come la parola di Dio , è la ragione , la razionalità” Si capisce quindi come Asimov sia stato sempre attratto dal genere “poliziesco” ed abbia tratto spunti da Conan Doyle e da Agatha Christie. Il suo strumento principe è la logica deduttiva ,la quale riequilibra e risolve una nota di squilibrio introdotta nello schema.

Di questa logica si servono tutti i suoi personaggi , da Susan Calvin, la celebre robopsicologa, agli investigatori di Abissi d’acciaio e Il sole nudo.

Il processo di acquisizione della conoscenza che Asimov descrive, è di tipo semiotico. Cogliere i ” segni ” evidenti e percettivi del reale , circondare le eventuali incongruenze, e risolverle in un cerchio sempre più stretto , e alla fine eliminarle mediante una logica stringente che collega i dati in suo possesso e perviene inevitabilmente alla giusta soluzione. Asimov è come uno scultore che considera una forma già esistente all’interno della pietra; si tratta solo di portarla alla luce.

Racconti a confronto

Consideriamo un tipico racconto di Asimov, dal titolo Si prende un fiammifero (” Take a Match “, 1975)(2). Qui il problema da risolvere riguarda un’astronave che si è persa nello spazio dopo un balzo interstellare . Il tecnico fuochista non può adoperare energia per un altro balzo e la situazione è totalmente in stallo . Asimov procede intervallando i dialoghi tra i vari membri dell’equipaggio che cercano una via d’uscita con parti un po’ didascaliche sul funzionamento dei motori , sulle regole che governano i viaggi interstellari , sulla percentuale degli elementi presenti nell’universo.

L’autore non rinuncia mai infatti ad unire la sua capacità di divulgatore scientifico con l’attivita creativa del narratore . La forma, come sempre in Asimov, è piana , scorrevole , ma senza nessuna ricercatezza stilistica: le battute passano da uno all’altro componente dell’equipaggio ed il narratore riporta in modo oggettivo i vari punti di vista di questa discussione quasi accademica . Finchè uno dei passeggeri , in virtù delle sue conoscenze della chimica di base, non risolve genialmente il problema. Tutto sotto il segno della razionalità, del buon senso condito da una leggera manciata di ironia per le debolezze umane (Il fusionista permaloso, il passeggero attirato dal fascino femminile).

Tutt’altra atmosfera si respira nei racconti di Dick. Ad esempio in quello che è ritenuto forse il più bello , La formica elettrica (“The Electric Ant “),1969(3)

Il processo di conoscenza della realtà in Dick non è circolare, in quanto non si ferma alla superfice della realtà, all’apparenza delle cose; bensì scava sempre più nel profondo, strato dopo strato, con la massima determinazione e in modo disperato.

Dick è uno di quegli scrittori ” che non vogliono auto-ingannarsi”, cosa che la maggioranza degli umani fa tranquillamente,e si pone davanti al mondo reale allo stesso modo in cui si poneva, nella sua epoca , Franz Kafka . Anzi questo racconto di Dick sembra proprio essere una ripresa de La metamorfosi di Kafka, forse un omaggio. ” La metamorfosi” inizia così: ” Una mattina, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto”. E, più avanti: “Gregor girò gli occhi verso la finestra, e al vedere il brutto tempo – si udivano le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale – si sentì invadere dalla malinconia”(4)  

Il racconto , nonostante non sia in prima persona , procede sempre in soggettiva, attraverso gli occhi del “mostruoso” Gregor , che adopera un linguaggio apparentemente tranquillo e misurato, ma che analizza la sua situazione con una profondità e una disperazione crescenti. Quando egli, finalmente, spira, ecco che l’atmosfera si rasserena , e per quelli che lo circondano la vita procede, rinnovata.

Quasi tutto ciò che abbiamo rilevato in Kafka vale anche per il racconto di Dick : a cominciare dal titolo, che tratta di insetti. In verità ” formica elettrica ” è un termine sprezzante per definire i robot organici, gli androidi. In Cacciatore di Androidi Rachael dice di sé e degli altri replicanti: ” Noi non nasciamo, noi non cresciamo (…) ci esauriamo , come le formiche. Ecco, come le formiche . Ecco cosa siamo .”(5)  

L’inizio del racconto è quasi identico. ” Alle quattro e un quarto del pomeriggio, T.S.T. , Garson Poole si svegliò, si rese conto di essere in un letto di ospedale in una stanza a tre letti e si accorse di altre due cose ancora: che gli mancava la mano destra e che non sentiva dolore. ” Scoprirà presto la sua natura mostruosa: non è umano, è fatto di fili metallici e di circuiti. Anch’egli guarda immediatamente alla finestra, e ciò che vede gli procura una profonda emozione. ” Attraverso la finestra poteva vedere il centro degli affari di New York . Un intrico di strade in cui veicoli e pedoni saettavano e turbinavano scintillanti nella luce del crepuscolo,e il bagliore del sole al tramonto lo riempì di piacere.”

Ulteriore somiglianza con Kafka : la presenza di una donna che, come la sorella di Gregor Samsa , presta aiuto e conforto al protagonista . Il quale, dopo gli iniziali sconcerto e dolore, si comporta con assoluta freddezza, scavando sempre più nelle sue potenzialità e alterando i propri circuiti di memoria e di percezione, cancellando porzioni di realtà e facendole riapparire, facendo scorrere il tempo all’inverso, provando un turbinio di percezioni con l’acceleratore del tempo.

Il ritmo è estremamante serrato e lucido nonostante la situazione da incubo. Mentre, abbiamo visto, Asimov procede lentamente e alternando didascaliche spiegazioni. Come altrove, l’eroe di Dick vive l’angoscia di teorizzare e di vivere in un mondo che da un attimo all’altro viene capovolto e rivoluzionato; finché la sete di conoscenza sino all’estremo spinge l’androide Garson Poole ad auto-annullarsi.

Come in Kafka, la narrazione procede per un breve tratto dopo la morte del protagonsta. Ma in questo Dick si discosta da Kafka poiché questa morte fa implodere la realtà. In precedenza l’androide aveva detto alla sua amica: “Anche tu non sei reale (…) tu sei uno stimolo sul mio nastro della realtà. Un foro che può essere otturato. Ma esisti anche su un altro nastro della realtà, o in una realtà oggettiva?- Lui non lo sapeva; non avrebbe saputo dirlo . (…) Forse lei esisteva in mille nastri di realtà. (…) Sarah balbettò: – Io sono reale.” A quanto pare, Sarah è effettivamente solo uno stimolo del nastro della realtà: mentre il robot muore, le sue mani diventano trasparenti, le pareti si dissolvono, e tutto intorno a lei scompare. Mentre Sarah svanisce, fuori, il vento continua a soffiare.

L’approccio conoscitivo e la sottesa visione del mondo, tra Asimov e Dick , non potrebbero essere più lontani. Per cercare di capire come mai queste due narrazioni trattino in modo tanto diverso il tema della conoscenza, e come si sia potuti arrivare , nella SF , e nell’opera di Dick in particolare, a testi tanto vicini ai temi classici del fantastico, diamo in primo luogo uno sguardo alla storia e agli sviluppi della fantascienza.

http://www.inftub.com/letteratura/CAPITOLO-I-LA-FORMICA-ELETTRIC42356.php

L’oscuro scrutare di Philip K. Dick

Una straordinaria ed esatta visione del futuro di un mondo sempre più preda delle droghe naturali e sintetiche.

Nella collana TIF extra la Fanucci continua a riproporci le ristampe di un autore amato da migliaia di lettori, Philip K. Dick. Sono ristampe necessarie perche con ogni ondata di nuovi lettori si aggiungono migliaia di estimatori di questo scrittore che è apprezzato anche da lettori che normalmente non leggono fantascienza.

Il volume ora in libreria è quel capolavoro di Un oscuro scrutare  (A Scanner Darkly, 1977).

Un romanzo di fantascienza ma dove la fantascienza è un argomento marginale se non altro, perchè scritto nel 1977 e ambientato negli anni ’90 e per la presenza di una certa tecnologia futuristica come la tuta disindividuante che permette di celare la propria identità.

Descrive una tragica realtà di una periferia degradata e malfamata di una qualsiasi nostra attuale città e dove la droga viene distribuita in ogni dove.

Il protagonista, Bob Arctor è un agente della narcotici che si infiltra tra i drogati per cercare di scoprire quale organizzazione sta invedendo il mercato con una droga fatta da una misteriosa sostanza M. Nella seconda parte del romanzo avremo tutta una serie di sovrapposizioni di realtà, percezioni del protagonista che di degradano e la solita, ma sempre interessante, visione di realtà disgregate alla “Ubik”, per arrivare poi ad un finale a dir poco strepitoso.

 

L’autore. Su Philip K. Dick praticamente è stato scritto “tutto”, la sua vita è stata esaminata quasi attimo per attimo, ricordiamo l’interessante biografia recentemente ristampata dalla Fanucci: Divine invasioni di cui abbiamo dato notizia, vedi www.fantascienza.com/magazine/notizie/11201/. Pertanto riteniamo il caso dare solo alcune brevi indicazioni: Dick è nato nel 1928 a Chicago ed è morto nel 1982 dopo una serie di attacchi cardiaci. Ha avuto una vita segnata da difficoltà varie e anche economiche. Nel 1955 esce il suo primo romanzo, Lotteria dello spazio. Ha scritto capolavori come La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, da cui è tratto Blade Runner di Ridley Scott, e Ubik. Negli anni Settanta pubblica l’ultima opera, la Trilogia di Valis.

Molti altri suoi romanzi hanno avuto trasposizioni nel grande schermo come: Atto di forza (1990), Screamers — Urla dallo spazio (1995), lmpostor (2002), Minority Report (2002), Paycheck (2003) e Un oscuro scrutare (2006). Nel 2008 è uscito il film Next, con Nicolas Cage tratto dal racconto The Golden Man.

 

La quarta di copertina. Los Angeles, 1994: una droga misteriosa, la sostanza M, invade il mercato seminando follia e morte. La sua origine è ignota come la sua composizione e l’organizzazione che la diffonde. Bob Arctor, agente della sezione narcotici, si infiltra tra i tossici che ne fanno uso per scoprire chi dirige le fila del traffico illegale: un abito speciale nasconde ai colleghi la sua identità e una sofisticata apparecchiatura elettronica gli consente addirittura di spiare sé stesso nella sua nuova condizione di drogato. Bob giungerà alla verità solo dopo essere sprofondato nel buio e nella disperazione della dipendenza.

Canto del cigno di una generazione, Un oscuro scrutare è una vetta amara e lirica dell’opera di Philip K. Dick, e allo stesso tempo un romanzo sospeso tra giallo e fantascienza ambientato in un futuro dominato dalla tecnologia e dalla manipolazione sociale.

Un romanzo di straordinaria potenza emotiva, dedicato idealmente a quella generazione che dopo aver sognato un mondo diverso ha scoperto il baratro delle droghe, della dipendenza, dell’annullamento di sé.

Philip K. Dick, Un oscuro scrutate (A Scanner Darkly, 1977) Traduzione di Gabriele Frasca, Fanucci Editore, collana TIF extra, pagg. 319, euro 9,90.

http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/12136/l-oscuro-scrutare-di-philip-k-dick/

«E io dovrei andare in giro a rompere la testa a  qualcuno perché puzza o non puzza? A gente che non ho mai visto prima? Non lo farò. Mi rifiuto.

Ma perché non mi lasciano in pace? Perché non posso avere le mie… opinioni? Perché devo per forza entrare a far parte di questa… follia?»

L’analista fece un sorriso indulgente. «È un bel problema, Don. Tu non

sei in sintonia con la società di cui fai parte, capisci. Perciò i suoi usi e il

suo clima culturale ti sembrano poco persuasivi. Ma questa è la tua società, ed è qui che devi vivere. Non puoi tirarti indietro».

Walsh dovette fare uno sforzo per calmare il tremore delle mani. «Ecco

come la vedo io. A chiunque dovrebbe essere consentito di emanare odori, se ne ha voglia.Se invece uno non vuole, che si faccia rimuovere le ghiandole. Cosa c’è di strano?»

«Don, tu stai aggirando il problema».

La voce del robot era calma e priva di emozione. «Tu stai affermando

che nessuna delle due parti ha ragione. E questo è sciocco, non credi? Una parte deve per forza avere ragione».

«Perché?»

«Perché le due parti esauriscono tutte le possibilità pratiche. La tua non è veramente una posizione… è una specie di approccio  razionale. Vedi, Don, tu hai un’incapacità psicologica ad affrontare le situazioni. Non vuoi comprometterti per paura di dover rinunciare alla tua libertà ed alla tua individualità. La tua è una sorta di verginità intellettuale; vuoi rimanere puro».

Walsh rifletté. «Io voglio», disse poi, «conservare la mia integrità».

«Ma tu non sei un individuo isolato, Don.Tu fai parte di una società… le idee non sono sospese nel vuoto».

«Io ho il diritto di avere le mie idee».

«No, Don», rispose dolcemente il robot. «Le idee non sono tue, non le

hai create tu. Non puoi averle e non averle come ti fa comodo. Operano

dentro di te… sono condizionamenti derivati dal tuo ambiente. Quello che tu credi è il riflesso di certe forze e  pressioni sociali.

 Nel tuo caso le due tendenze sociali reciprocamente esclusive hanno prodotto una specie di stallo. Tu sei in guerra con te stesso… non sai decidere da che parte stare perché in te esistono elementi di entrambe le parti». Giudiziosamente, il robot rafforzò il concetto con un cenno affermativo del capo. «Ma devi prendere una decisione. Devi risolvere questo conflitto ed agire. Non puoi rimanere uno spettatore… devi partecipare. Nessuno può limitarsi a guardare la vita… e questa è la vita».

«Vuoi dire che non esiste altro che questa storia di sudore, denti e capelli?»

«Logicamente ci sono altre società. Ma tu sei nato in questa, e questa è la tua società… l’unica che avrai mai.O vi vivi dentro, o non vivi affatto».

Walsh si alzò in piedi.«In altre parole, sono io che devo adeguarmi. Qualcuno deve cedere, e quello sono io».

«Temo di si, Don. Sarebbe sciocco aspettarsi che siano gli altri ad adeguarsi a te, non credi? Tre miliardi e mezzo di persone dovrebbero cambiare solo per far piacere a Don Walsh. Vedi, Don, tu non hai superato del tutto la fase di egoismo infantile. Non sei ancora riuscito a capire che cosa significhi affrontare la realtà». Il robot sorrise . «Ma ci riuscirai».

Walsh lasciò l’ufficiò di malumore. «Ci penserò sopra».

«È per il tuo bene, Don».

Giunto alla porta, Walsh si girò per dire qualcos’altro, ma il robot si era già disattivato, ed era ricaduto nell’oscurità e nel silenzio, con i gomiti ancora appoggiati sulla scrivania. Mentre le luci si spegnevano, Walsh si accorse di una cosa che non aveva notato prima. Al cavo che costituiva il cordone ombelicale del robot era fissata una targhetta di plastica bianca.

Nella semioscurità riuscì a leggere  le parole che vi erano stampate:

PROPRIETÀ DEL CONSIGLIO FEDERALE

SOLO PER USO PUBBLICO :

OLTRE IL RECINTO

Il meglio di Philip K. Dick

Venezia 70, applausi e dissensi per il ‘teorema zero’ di Terry Gilliam

http://www.controappuntoblog.org/2013/09/03/venezia-70-applausi-e-dissensi-per-il-teorema-zero-di-terry-gilliam/

una stella tranquilla ,Primo Levi’sA Tranquil Star”, le operette


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