Collage Ucraina e dintorni : solo fatti e manufatti

Le ‘guerre del gas’ tra Russia e Ucraina

Nel marzo 2005, a pochi mesi dalla ‘rivoluzione arancione’, Mosca avanzò le prime richieste di pagamento del debito accumulato dalla compagnia nazionale del gas ucraina (Naftogaz), accusandola contemporaneamente di prelevare illegalmente il gas destinato all’esportazione verso i paesi europei. A seguito di tali rivendicazioni i rapporti diplomatici tra i due paesi andarono progressivamente deteriorandosi. La contesa culminò l’anno successivo, provocando la completa interruzione delle forniture russe di gas verso l’Ucraina per tre giorni nel gennaio 2006 e conducendo alla rapida stipula di un nuovo contratto di fornitura tra i due paesi, più favorevole alla Russia.

Un secondo contenzioso insorse a ottobre 2007 attorno ai debiti ucraini nei confronti delle compagnie energetiche russe, e a marzo 2008 Gazprom, il campione nazionale dell’energia russa, tornò ad adottare la strategia della riduzione delle forniture di gas quale strumento di pressione e negoziale. La disputa si protrasse per tutto il 2008, finché a inizio 2009 la più pesante sospensione delle forniture russe di gas paralizzò il comparto industriale ucraino, con pesanti ripercussioni anche sull’approvvigionamento europeo. Furono infatti diciotto i paesi europei che, legati al transito del gas sul territorio ucraino, sperimentarono forti cali o complete interruzioni dei propri approvvigionamenti. La crisi ebbe due importanti conseguenze: da un lato spinse l’Unione Europea ad accelerare i processi di diversificazione delle rotte energetiche, troppo dipendenti dalla Russia; dall’altro indusse Gazprom a predisporre i primi progetti di aggiramento delle rotte ucraine.

Con l’entrata in carica di Janukovycˇ, le controversie energetiche tra Mosca e Kiev hanno assunto nuovi connotati. La firma nell’aprile 2010 dell’accordo di Kharkiv, atto a regolare i rapporti energetici tra i due paesi, ha permesso a Kiev di beneficiare di una riduzione pari al 30% sul prezzo di mercato del gas ma ha mantenuto la formula di formazione del prezzo del gas più favorevole agli interessi russi ,lasciando che nel 2012 superasse i 400 dollari per mille metri cubi. Nel 2011 e 2012 entrambi i paesi hanno avviato una lunga stagione di diplomazia energetica tuttora in corso. Alla richiesta di Kiev di uno sconto considerevole sul prezzo del gas, Mosca ha risposto offrendo una scelta tra l’adesione dell’Ucraina all’unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan (un progetto di integrazione regionale guidato dalla Russia che è stato alla base dell’istituzione nel gennaio del 2012 dello spazio economico singolo tra i tre paesi) e la cessione da parte dell’Ucraina del controllo totale del suo sistema di trasporto del gas. Di fronte al rifiuto di Kiev di vendere quest’ultimo in quanto considerato asset nazionale strategico, Mosca si è sempre di più attivata a costruire gasdotti alternativi, quali il Nord Stream e il South Stream, che potessero portare il gas russo verso l’Europa bypassando il territorio ucraino. Tuttavia, Kiev si è dimostrata contraria anche a far parte dell’unione doganale per il timore di rendersi troppo dipendente dalle politiche regionali russe e per preservare la propria autonomia nel campo della politica estera. Più che di una vera e propria membership nell’unione doganale Kiev ha prospettato la formula di collaborazione di 3+1 oppure di ottenere lo status di osservatore presso il Comitato economico euroasiatico, ossia l’organo di governo dell’unione doganale, ma entrambi i suggerimenti sono stati respinti da Mosca. Una soluzione al lungo braccio di ferro ipotizzata dall’Ucraina alla fine del 2012 è stata di proporre di diminuire a 18-20 miliardi di metri cubi le quote di gas acquistate da Gazprom nel 2013 rispetto ai 52 miliardi di metri cubi previsti per il 2012 ma anche essa appare di dubbia efficacia per contenere la pressione politica da parte della Russia.

La rilevanza geopolitica della Crimea

La penisola di Crimea è situata in una posizione strategica tra il Mar Nero e il Mar d’Azov ed è fondamentale negli equilibri della regione. Storicamente la Crimea ha avuto grande rilievo per la Russia, essendo stata parte dell’Impero russo e poi dell’Unione Sovietica. La base militare navale di Sebastopoli era fondamentale per la flotta russa e il controllo dei traffici commerciali. Inoltre la penisola è stata luogo di battaglie importanti: già nel 19° secolo, durante la guerra di Crimea (1853-56), l’Impero russo combatté contro l’Impero ottomano per il controllo dei Balcani e del Mediterraneo, mentre durante la Seconda guerra mondiale l’Armata rossa combatté contro i tedeschi che avevano occupato la Crimea.

Con il crollo dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Ucraina la penisola di Crimea è passata sotto la sovranità di quest’ultima. Tuttavia l’influenza russa è ancora presente, dato che la maggior parte della popolazione è russa, politicamente vicina a Mosca e in parte sostenitrice di tendenze separatiste, e Sebastopoli continuerà per i prossimi trent’anni a ospitare la flotta russa del Mar Nero, già schierata in epoca sovietica. La Crimea è infatti oggi una repubblica autonoma dove i russi rappresentano il 60% della popolazione (circa un milione), seguiti da ucraini (circa 600.000) e Tatari di Crimea (circa 250.000). Questi ultimi sono una minoranza turcofona e prevalentemente musulmana che fu deportata in Asia centrale all’epoca di Stalin. Essi hanno però cominciato a ritornare in patria tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta e continuano ad aumentare, ma sono vittime di discriminazioni etniche. La stabilità della Repubblica di Crimea dipende dunque in gran parte dalle relazioni tra Russia e Ucraina e, indirettamente, dalle relazioni tra Europa occidentale e Ucraina, che influenzano l’andamento dei rapporti tra Kiev e Mosca.

http://www.treccani.it/enciclopedia/ucraina_%28Atlante-Geopolitico%29/

L’Ucraina e il primo ingresso nell’UE: intervista al Vice-Ministro degli Esteri Andriy Olefirov

19 novembre, 201

L’Ucraina e il primo ingresso nell’UE: intervista al Vice-Ministro degli Esteri Andriy Olefirov

A fine novembre 2013 la capitale lituana Vilnius ospiterà il summit del Partenariato Orientale, un incontro nell’ambito del quale l’Ucraina si appresta a compiere un passo gravido di conseguenze per la geopolitica continentale: la firma dell’accordo di associazione con l’Unione Europea e il conseguente allontanamento della prospettiva di ingresso nell’Unione Eurasiatica. In vista di questo appuntamento, il Direttore del Programma “Eurasia” dell’IsAG Dario Citati e i ricercatori Alessandro Lundini e Alessandra Caruso hanno avuto un lungo colloquio con Andriy Olefirov, Vice-Ministro degli Esteri dell’Ucraina. Nell’intervista che qui presentiamo ai lettori, raccolta l’11 ottobre presso l’Ambasciata ucraina a Roma, si è discusso approfonditamente dei diversi aspetti economici, politici e culturali che in questo frangente inducono la classe dirigente ucraina a guardare verso Occidente.

Il 28 e 29 novembre a Vilnius si terrà il terzo summit del Partenariato Orientale (un accordo concluso tra UE e Bielorussia, Ucraina, Georgia, Azerbaigian, Moldavia e Armenia per favorire la cooperazione reciproca). Per l’occasione, c’è molta attesa riguardo la possibile firma dell’accordo di Associazione Ucraina-Unione Europea. A poche settimane dal Vertice, quali sono le aspettative di Kiev in merito?

Non è certo un segreto che la principale aspettativa di Kiev è quella di una sottoscrizione dell’Accordo di Associazione tra Ucraina e UE. Un secondo risultato che auspichiamo è un progresso sostanziale nell’ambito del dialogo con le istituzioni europee per ciò che riguarda l’abolizione dei visti. Così come la libera circolazione delle merci sarebbe un fatto importante per il sistema-Paese e l’economia, allo stesso modo la circolazione delle persone costituirebbe un grande passo in avanti per i cittadini ucraini. La dirigenza ucraina è intenzionata a siglare l’Accordo di Associazione Ucraina-Unione Europea nella speranza, in futuro, di diventare a pieno titolo membri UE. Come si potrebbe spiegare ai cittadini i vantaggi di questo processo per il nostro Paese? Senza dubbio, una zona di libero scambio e la circolazione internazionale delle persone senza passare attraverso la concessione dei visti rappresenterebbero dei segni molto tangibili.

In recenti dichiarazioni, pur affermando di essere fiducioso riguardo la firma dell’accordo, in vista del summit il Presidente Viktor Janukovyč ha invitato la Verkhovna Rada – il Parlamento ucraino – ad approvare importanti riforme del sistema giudiziario e delle funzioni del Ministero dell’Interno, al fine di rendere ancora più credibile la posizione del Paese. Quali passi avanti sono stati compiuti in un ambito ritenuto importante da Bruxelles?

È vero, nel corso del precedente summit tra Ucraina e Unione Europea, che si è tenuto il 25 febbraio di quest’anno a Bruxelles, ci siamo accordati sulla necessità di mostrare all’Europa dei risultati concreti in ambiti specifici, quali appunto il sistema giudiziario ucraino. Tra le misure già varate, voglio menzionare innanzitutto un pacchetto di cinque leggi anti-corruzione, che già si stanno mostrando efficaci nel contrasto alla criminalità. In secondo luogo, a partire proprio da febbraio, abbiamo iniziato una serie di consultazioni con rappresentanti europei per ciò che riguarda il sistema giudiziario nel suo insieme, al fine di comprendere concretamente quali sono le modifiche da attuare e in che modo realizzare questi cambiamenti. Una delle disposizioni che abbiamo ereditato dall’epoca sovietica e che ci siamo ufficialmente impegnati a cambiare è quella che riguarda le competenze della magistratura. La riforma della magistratura, che comporta enormi modifiche su un testo di circa 1.000 pagine, ha già ricevuto un’approvazione preliminare da parte della Commissione di Venezia, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa che riunisce esperti internazionali di diritto costituzionale. Com’è noto, i pareri di questa Commissione non sono giuridicamente vincolanti, ma vengono tenuti in gran conto da tutti i membri UE. Attualmente siamo in attesa del parere definitivo da parte della Commissione Europea relativamente a questo importante cambiamento strutturale del nostro sistema giudiziario. Un’altra riforma, anch’essa sottoposta al vaglio della Commissione di Venezia, riguarda invece la legislazione elettorale ucraina. In caso di parere positivo, potremo già in tempi molto brevi portare il testo di legge alla Verkhovna Rada per la votazione. Ma non è tutto: la settimana scorsa [la prima settimana di ottobre, ndr] il Parlamento ha votato un’altra legge di modifica costituzionale che consentirà di cambiare il sistema di nomina dei giudici in Ucraina, un provvedimento che è stato anch’esso valutato positivamente dalla Commissione di Venezia. Un’altra misura, approvata di recente, estende i poteri e lo spettro d’azione della Corte dei Conti e garantisce così una maggiore trasparenza. Tutte queste riforme toccano proprio i punti che stanno a cuore all’Unione Europea e che troveranno a breve una sanzione definitiva dopo gli ultimi pronunciamenti ufficiali della Commissione di Venezia.

Oggi, al di là della crisi economica, l’Unione Europea sembra aver perso compattezza politica e senso di solidarietà tra gli Stati membri. Da più parti, inoltre, si ritiene che l’UE si sia ridotta ad una sovrastruttura burocratica e finanziaria, incapace di elaborare una forte identità politica e culturale. Importanti osservatori sostengono che l’Unione Europea ha tolto quote significative di sovranità agli Stati nazionali, ma non è divenuta essa stessa un soggetto sovrano. Per il vostro Paese, che ha guadagnato l’indipendenza nazionale da poco più di venti anni, cosa significa entrare a far parte della litigiosa famiglia europea?

Se ripercorriamo la storia dell’Unione Europea, ci rendiamo conto che all’inizio essa fu un accordo stipulato fra sei Paesi all’indomani del Secondo Dopoguerra per creare un sistema di commercio integrato. Da questo accordo, che non era un’unione economica o doganale, si è giunti alla fine a costruire l’Unione Europea. Visto che ci troviamo in Italia, Paese che sento a me vicino (ho anche studiato un po’ di italiano) proviamo ad osservare la situazione europea da qui. Tutti conoscono i grandi film del neorealismo italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, dai capolavori di Fellini a Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Bene, si pensi alle condizioni socioeconomiche in cui si trovava l’Italia in quegli anni e la si confronti con quella di oggi. Certo, oggi in Italia c’è sicuramente la crisi, ma in un contesto in cui le persone sono pur sempre ormai abituate ad uno stile di vita che resta indubbiamente più agiato che in passato. E ad ogni modo la crisi di oggi non si può paragonare a quella dell’epoca del Piano Marshall, in quanto si tratta di una crisi di carattere più locale. Sinora, in occasione di ogni tipo di crisi, l’Unione Europea è sempre stata capace di superare le difficoltà. Non solo: le ha superate riuscendo sempre ad allargarsi progressivamente, consentendo l’ingresso di nuovi membri. Così è stato con i Paesi baltici, con la Polonia, la Bulgaria o la Romania. E vale la pena ricordare che all’inizio la Polonia era in una situazione non certo promettente, mentre oggi è diventata un Paese importante dell’UE, non soltanto rispetto al novero dei “nuovi arrivati”, ma nel consesso dei membri europei tout court. Come Ucraini, noi abbiamo valutato tutte queste ragioni e siamo certi che l’Unione Europea supererà anche questa crisi. Non solo: siamo anche convinti che, come Paesi del Partenariato Orientale, noi stessi possiamo offrire un contributo importante per guardare in avanti e pensare a cose più grandi.

Per quanto riguarda il confronto con il dopoguerra, la differenza enorme sta proprio nel fatto che allora si usciva da un devastante conflitto mondiale che determinò distruzioni e povertà. La crisi di oggi, che ha comunque uno spettro non solo locale, non è dovuta certo ad una guerra, bensì proprio alle contraddizioni interne allo stesso sistema economico europeo ed euro-atlantico. Ad ogni modo, tornando alla situazione ucraina, vorremmo sapere quali saranno le ripercussioni verso Oriente. Negli ultimi mesi, il percorso di avvicinamento tra Kiev e Bruxelles ha reso più difficili i rapporti dell’Ucraina con la Federazione Russa, nonostante fosse stata prospettata una profonda cooperazione anche con l’Unione Doganale (l’accordo “3+1”) e lo Spazio Economico Comune eurasiatico. In che modo Kiev vuole ridefinire i rapporti con Mosca?

Valutando come le cose sono andate sinora, non vi è dubbio che il processo di avvicinamento all’UE ha influito negativamente nei nostri rapporti con la Russia. Abbiamo perso ad esempio diversi miliardi di fatturato nell’ambito del commercio bilaterale; non sono stati più firmati diversi contratti fra soggetti economici; da parte russa c’è un controllo più forte sulle nostre esportazioni anche per quanto riguarda i generi alimentari. Dall’altro lato, però, noi siamo convinti che della firma dell’Accordo di Associazione Ucraina-Unione Europea beneficerà la stessa Russia. Sapete perché? Perché con questo accordo noi introduciamo una forte liberalizzazione dei commerci. E non credo che esista nessun Paese che, nel XXI secolo, abbia subìto dei danni a causa delle liberalizzazioni. Se persino gli Stati Uniti e l’Unione Europea pensano ad istituire una zona di libero scambio, questo vuol dire che gli Statunitensi non hanno paura che possano aumentare i prezzi delle automobili, e dall’altra parte l’Europa non teme certo un’invasione di boeing americani che occupi tutte le fette di mercato del settore aereonautico. I due principali centri dell’economia mondiale, USA e Unione Europea, comprendono insomma che il XXI secolo sarà il secolo delle liberalizzazioni, così come il XX secolo è stato il secolo dell’industrializzazione. Per questo è importante spiegare bene ai nostri colleghi russi che in nessun modo questo processo può influenzare negativamente la sua economia, anzi. Ad esempio, dopo che avremo siglato un accordo di libero scambio con l’UE, certamente non accadrà che pessimi prodotti italiani passino attraverso l’Ucraina e giungano nel mercato russo rubando spazio agli ottimi, ma un po’ cari, prodotti russi. In definitiva, sono certo che occorra spiegare ai vertici della Federazione Russa che, al di là della questione del 3+1, è controproducente erigere barriere doganali perché dal libero commercio tutti hanno da guadagnare.

Quanto Lei afferma si scontra però con il fatto che proprio la liberalizzazione dei mercati, che conobbe una spinta propulsiva con la deregulation avviata da Margaret Thatcher e Ronald Reagan, è all’origine di una crisi economica mondiale esplosa nel 2008 e di cui ancora non si riesce a vedere una chiara via d’uscita. Proprio per questa ragione sono sempre più numerosi gli esperti e gli economisti che cercano nuove soluzioni, nuovi paradigmi, persuasi dell’insufficienza del libero mercato senza regole come unico garante, per mezzo della sola competizione sfrenata di interessi contrapposti, dello sviluppo economico. Lo stesso concetto di concorrenza comporta anche dei corollari negativi se non è opportunamente regolato da una pratica imprenditoriale condivisa. L’impatto negativo che le importazioni cinesi, ad esempio, hanno avuto sulla produttività e l’occupazione in Europa, si spiega proprio con il divario fra i diversi livelli di industrializzazione, di disciplina fiscale e di costo del lavoro. Pertanto, una soluzione di compromesso appare quella delle zone di libero scambio all’interno di aggregati geoeconomici, piuttosto che un mercato globalizzato che è libero nella circolazione di merci ma troppo differenziato quanto a parametri sanitari, fiscali e legislativi. Zone di libero scambio, cioè, che condividano non solo libera circolazione di merci, ma anche un quadro normativo comune entro cui sviluppare una competitività equa fra i produttori. Considerato il fatto che l’Ucraina è per metà russofona, Lei non pensa che lo scarso interesse a partecipare a uno di questi aggregati, l’Unione Eurasiatica, possa avere conseguenze negative anche sul piano interno?

Vi ringrazio per questa domanda, che certo investe problemi molto complessi. Quello che posso dire è che noi oggi abbiamo un interesse in cima a tutto: che i nostri cittadini, i cittadini ucraini, possano davvero migliorare le proprie condizioni di vita. Questo è alla base del nostro proposito di firmare l’accordo con l’UE, che non si limita per noi al libero commercio, ma punta a inserire l’Ucraina in un sistema più ampio. Non possiamo nascondere che con la Russia invece vi sono più problemi: da una parte, paghiamo il gas a prezzi elevati, dall’altra parte riceviamo inviti ad entrare nell’Unione Doganale Eurasiatica. Per questo siamo consapevoli che una collaborazione di tipo commerciale con la Russia è certamente necessaria, ma al momento attuale un ingresso istituzionalizzato nell’Unione Eurasiatica non offre gli stessi vantaggi dell’adesione all’Unione Europea. Consentitemi infine di dissentire su un punto: avete menzionato la crisi del 2008, che però non è dovuta alle liberalizzazioni come tali, bensì al problema delle speculazioni.

Anche se sono due aspetti profondamente legati, specie dalla mancanze di regole…

Certo, non vi è dubbio; ma per ora nessuno è in grado di proporre modelli che siano veramente alternativi.

(Si ringrazia per la collaborazione Marina Mykhailenko dell’Ambasciata d’Ucraina a Roma)

http://www.geopolitica-rivista.org/24229/lucraina-e-il-primo-ingresso-nellue-intervista-al-vice-ministro-degli-esteri-andriy-olefirov/

Lombardia-Dnipropetrovs’k: cooperazione interregionale tra Italia e Ucraina

13 luglio, 2013 Eliseo Bertolasi

Lombardia-Dnipropetrovs’k: cooperazione interregionale tra Italia e Ucraina

Il 7 giugno, presso la Camera di Commercio di Milano, si è tenuto l’incontro “Doing business in Ukraine: commercial and industrial opportunities of cooperation between Lombardy and Dnipropetrovs’k Regions SMEs”, in occasione della visita di una delegazione, in arrivo dall’Ucraina, della Camera di Commercio e Industria della Regione di Dnipropetrovs’k. Una delegazione composta da personalità di primissimo piano tra i vertici nella sfera politica e del mondo degli affari della regione di Dnipropetrovs’k: il governatore della regione Dmytro Kolyesnikov, il presidente del Consiglio della regione Yevhen Udod, e il vicepresidente Yevhen Zhadan, il sindaco della città di Dnipropetrovs’k Ivan Kulichenko, il presidente della Camera di Commercio e dell’Industria di Dnipropetrovs’k Vitaliy Zhumurenko, il capo del Dipartimento delle Relazioni estere economiche della medesima Camera di Commercio Sergiy Kucheryavenko.

Scopo della delegazione: la creazione di una stabile e proficua collaborazione commerciale ed economica tra due regioni, quella di Dnipropetrovs’k e la Lombardia, che, nonostante la distanza geografica, appaiono molto simili tra di loro. Entrambe le regioni, va sottolineato, occupano una posizione di prim’ordine, in termini di sviluppo economico, nei loro rispettivi Paesi. Nonostante la crisi mondiale la regione di Dnipropetrovs’k La regione di Dnipropetrowskcontinua ad attirare investimenti dall’estero (un investimento procapite di 2.407,8 USD rispetto alla media nazionale ucraina di 1.084,3 USD), in termini di esportazione copre quasi un quinto del volume nazionale. La regione, che si estende su ambo le sponde del fiume Dnepr, situata nella zona centro-orientale dell’Ucraina, rappresenta la seconda regione del Paese, sia in termini di vastità del territorio che in termini di popolazione (quasi tre milioni e mezzo di abitanti); il centro amministrativo della regione è l’omonima città di Dnipropetrovs’k. Il sindaco Ivan Kulichenko ha invitato i presenti a visitare le bellezze della sua città.

Nel corso della conferenza i relatori hanno illustrato le grandi potenzialità di questa regione: stabilità politica, apertura verso l’estero, grandi capacità produttive, alto livello di sviluppo industriale, e non ultimo anche la sua ideale posizione geografica. La ricchezza della regione è principalmente rappresentata dalle materie prime, circa 300 giacimenti che contengono approssimativamente il 50% delle risorse minerarie dell’Ucraina, dai suoi fertili terreni agricoli (le famose “terre nere”), e da tutto il poderoso comparto industriale, non solo in relazione ai grandi complessi metallurgici e dell’ingegneria aerospaziale (l’eccellenza dell’Ucraina, soprattutto in riferimento all’impresa statale dell’Agenzia spaziale di stato “Pivdenne”), ma anche relativamente alla presenza di numerose imprese medio-piccole (nella oblast se ne contano ben 24.000 che danno lavoro a oltre 152.000 dipendenti).

Durante l’incontro, davanti agli occhi del nutrito pubblico in sala, “in diretta”, è stato sottoscritto, dal presidente della Camera di Commercio e dell’Industria di Dnipropetrovs’k Vitaliy Zhumurenko e dal presidente dell’AICE (Associazione Italiana Commercio Estero) Claudio Rotti, un accordo di collaborazione tra le due Camere di Commercio. Alla fine della conferenza sono seguiti vari incontri bilaterali tra gli uomini d’affari ucraini presenti nella delegazione (dei settori: meccanica, lavorazione metalli, pelletteria, moda, agroalimentare, vernici…), con diversi imprenditori e rappresentai di numerose ditte lombarde. Nel prossimo autunno, ricambiando la visita, una delegazione di imprenditori lombardi si recherà in missione commerciale a Dnipropetrovs’k, si auspica la nascita e lo sviluppo di intensi rapporti di collaborazione vantaggiosi per entrambi le parti.

Eliseo Bertolasi ricercatore dell’IsAG, presente alla conferenza, grazie all’invito del console generale Andrii Kartysh e del console commerciale Volodymyr Vorona, del consolato ucraino di Milano, ha avuto la possibilità di porre alcune domande ai vertici della delegazione. Ecco la sua intervista al presidente del Consiglio della regione Yevhen Udod:
Signor presidente, qual è la potenzialità economica dell’Ucraina per le aziende italiane?

In Ucraina, l’Italia rappresenta uno dei principali importatori nel campo dell’abbigliamento, delle calzature, dei cosmetici, e del settore alimentare. Tutto questo, se parliamo del segmento consumi. Ma l’Ucraina è un Paese che attrae anche l’importazione da grandi aziende, come la ditta Daniele (settore metallurgico), l’industria automobilistica italiana, varie società di ingegneria in particolare dalla Lombardia. Ritengo che il grande potenziale del nostro territorio, in particolare nel campo dell’ingegneria meccanica, sia ancora ampiamente sottovalutato. Penso che probabilmente si dovrebbe condurre un’ulteriore ricerca su questo mercato e sul suo effettivo potenziale, dato che, se si crea un’impresa con radici italiane nella regione di Dnipropetrovs’k, a questa ditta si darà anche l’opportunità di guardare non solo al mercato ucraino, ma anche a quello russo, poiché tra l’Ucraina e la Russia persiste un commercio facilitato. Ecco, anche questo rappresenta un altro grande potenziale. Il nostro territorio è situato nel centro della parte più industriale dell’Ucraina, e, in effetti, abbiamo una logistica molto favorevole. La frontiera orientale dell’Ucraina, i porti marittimi, Kiev: noi ci troviamo al centro di questa specie di circonferenza, con tutta una serie di vantaggi geografici. Come ho già detto, abbiamo bisogno di un’ulteriore analisi, forse in termini di un focus più ristretto per individuare quali potrebbero essere le aziende con maggiori potenzialità per gli investimenti, per il lavoro, per lo sviluppo… come, ad esempio, riguardo alla rete di distribuzione di derrate alimentari in Ucraina. Servirebbe veramente un’ulteriore analisi di mercato!

La Lombardia è molto simile alla regione di Dnipropetrovs’k: entrambe sono regioni industriali. Quale tipo di collaborazione sarà tra loro possibile?

Noi siamo simili, rimane da fare solo qualche passo per lo sviluppo e l’attuazione di alcuni progetti. Come primo passo, proponiamo la firma di un protocollo di scambi commerciali tra le nostre Camere di Commercio, che oggi abbiamo sottoscritto. La prossima fase sarà “il Forum economico-internazionale Italia-Ucraina: regione Lombardia-Dnipropetrovs’k oblast”. Dopo di che, conformemente all’impegno della Regione Lombardia, saremo pronti a proporre un protocollo d’intenti o un eventuale memorandum d’accordo per una proficua cooperazione tra le due regioni. Penso che sarà utile costituire un gruppo di lavoro per un’analisi dettagliata su quali settori ci dovremmo maggiormente concentrare. Io ritengo che la Lombardia possieda un potenziale colossale. Non siamo venuti qua per caso, sappiamo chiaramente quali sono le regioni che rappresentano delle locomotive per l’economia europea. Abbiamo impostato relazioni reciproche anche con la Baviera, siamo stati in Austria, in Belgio, in Francia. Ma il nostro obiettivo principale è la Lombardia. Al momento attuale siamo convinti rappresenti un enorme potenziale per una reciproca cooperazione su vari progetti.

L’Ucraina da sempre rappresenta un ponte tra l’Europa e la Russia. Secondo il Vostro parere, qual è il ruolo attuale dell’Ucraina sulla scacchiera geopolitica dell’Europa?

Certo il vettore principale della nostra strategia è l’integrazione nell’Unione Europea. Le nostre attività regionali sono finalizzate alla concretizzazione di relazioni trans-regionali. In altre parole, la regione di Dnipropetrovs’k si sta muovendo verso la creazione di reciproche relazioni economiche. Consapevolmente abbiamo dichiarato di rappresentare un componente, a livello regionale, del Progetto di Partnership Orientale. I nostri sforzi sono sostenuti dal Ministero degli Esteri. Questa linea è inoltre appoggiata dall’ambasciata dell’UE in Ucraina. Abbiamo mostrato i passi reali già compiuti; abbiamo già fatto molto in questa direzione: la presentazione della nostra regione al Comitato delle regioni l’anno scorso, l’audizione della nostra regione al Parlamento Europeo quest’anno. Noi siamo la prima regione che ha avuto l’onore e l’opportunità di parlare di sé stessa e di confrontarsi principalmente sui valori fondamentali. Questo è ciò che avvicina la nostra regione all’Unione Europea. Siamo soddisfatti di come ci stiamo muovendo in linea con i rappresentanti dei paesi europei, su tutta una serie di questioni: economiche, di sviluppo, come attrarre gli investimenti, sviluppo del governo locale, costruzione della società civile, sviluppo della democrazia, lotta alla corruzione, smilitarizzazione, ecologia, risparmio energetico… Ecco, queste sono le basi. Regolarmente ci confrontiamo con i rappresentanti dei Paesi dell’Unione Europea. In tal modo, mostriamo loro l’esempio di una regione dell’Ucraina. Oggi la regione di Dnipropetrovs’k, infatti, è la più attiva nel creare reciproche relazioni a livello regionale, trans-regionale e internazionale. Siamo in stretto rapporto anche con le altre regioni dell’Ucraina, siamo sempre aperti, pronti a condividere con loro le nostre esperienze: mostriamo loro come costruiamo i nostri programmi per attrarre gli investimenti, come realizziamo i programmi per l’agricoltura, la medicina, l’istruzione… tutto è stato costituito in maniera molto nitida, efficacemente, già da tre anni. Studiamo molto attentamente anche le esperienze di altre regioni dell’Unione Europea. Quest’anno, nel mese di aprile a Dnipropetrovs’k si è svolta l’Assemblea delle regioni europee, dove il vice primo ministro ucraino, Aleksandr Vilkul, ha firmato un protocollo tra le regioni d’importanza energetica presenti e il Gabinetto dei Ministri dell’Ucraina, nel quadro del quale è stato creato un gruppo di lavoro che sta studiando quali sono le migliori pratiche di sviluppo territoriale tra le regioni d’Europa, e la conseguente possibilità d’implementazione delle regioni ucraine, in particolare nella regione di Dnipropetrovs’k, attualmente alla guida di questo processo. Oggi le nostre comunità locali mostrano una maggiore trasparenza e una migliore comprensione delle dinamiche della società civile. Un terzo dei progetti per lo sviluppo delle comunità locali è, di fatto, un progetto della regione di Dnipropetrovs’k.
Seguono un paio di domande al Governatore della Regione Dmytro Kolyesnikov:
Signor governatore, la regione di Dnipropetrovs’k ha molte risorse: quali, secondo la Vostra opinione, possono essere importanti per l’esportazione verso l’Italia?

La regione di Dnipropetrovs’k non rappresenta per l’Ucraina solo una grande fonte di materie prime. Sì, certo: in effetti, se parliamo nel contesto delle materie prime, la regione di Dnipropetrovs’k fornisce il 90% del minerale di ferro di tutto il Paese. L’Ucraina è tra i dieci maggiori produttori mondiali di minerale di ferro. La regione fornisce inoltre il 100% del minerale di manganese prodotto nel Paese, e l’Ucraina è anche tra i primi dieci paesi produttori di questo minerale. Ma, a parte la componente materie prime, la regione di Dnipropetrovs’k rappresenta un grande centro d’ingegneria di precisione. Il passaggio di tecnologia dall’Ucraina all’Italia e dall’Italia all’Ucraina sarà reciprocamente vantaggioso per entrambi i Paesi. Oltretutto, la regione di Dnipropetrovs’k è la capitale “spaziale” non solo dell’Ucraina, ma di tutta l’Europa orientale. Progetti come “Zenith”, “Dnepr” sono conosciuti in tutto il mondo. La regione di Dnipropetrovs’k produce il famoso SS18, chiamato Satanà (missile balistico intercontinentale); questi sono solo alcuni degli esempi della nostra produzione nel campo dell’ingegneria aerospaziale. Per l’Italia e per l’Ucraina sarà quindi reciprocamente vantaggioso il trasferimento di tecnologie: dall’ingegneria di precisione, all’ingegneria metallurgica… Sul nostro territorio opera, molto efficacemente, la ditta Daniele. L’anno scorso è stato avviato un grande progetto che vale più di 700 milioni di dollari tra le imprese ucraine e tale ditta italiana. Qualsiasi atto venga realizzato tra il business italiano e quello ucraino, l’importante è che risulti reciprocamente vantaggioso. Ecco, noi siamo per questo.

Auspichiamo che l’Ucraina possa rappresentare un Paese rilevante per l’export italiano. Quali sono i prodotti italiani più importanti per il mercato ucraino?

D. K. Pur non facendo il nome di società, (sarebbe probabilmente una violazione dei diritti alle regole di concorrenza), possiamo pienamente confermare il fatto che nei nostri negozi, nelle nostre grandi città, come a Dnipropetrovs’k, Krivoy Rog ecc., ci sono articoli provenienti dall’Italia. Si va dagli abiti, alle scarpe, fino ai prodotti dell’industria leggera: non siamo assolutamente contrari a tutto ciò, siamo invece favorevoli ad instaurare stabili relazioni di partnership. Va bene commerciare, ma poter produrre insieme è ancor meglio. È meglio avviarsi verso la realizzazione di società congiunte, questo è il format d’interazione che noi proponiamo ai nostri partner. A tal fine stiamo creando fondi d’investimento, stiamo anche valutando tutta una serie di agevolazioni fiscali ed economiche. Dando vita a delle joint venture, porteremo reciproci benefici sia in Italia che in Ucraina. Joint venture: questo è il modo migliore per fare business, in quanto entrambi i partner si sentono responsabili per la qualità della produzione, per la stabilità dei loro affari in entrambi i Paesi. Tutto ciò per dimostrare quanto l’Ucraina sia aperta, efficiente, e come la regione di Dnipropetrovs’k sia pronta per fare business con l’Italia. Abbiamo anche istituito la nostra Agenzia per gli investimenti regionali. Agli investitori che arriveranno in Ucraina noi forniremo il personale direttivo in grado di seguire il progetto dalla creazione, dalle idee, all’attività di progettazione, fino alla produzione e al lancio del prodotto. Accompagneremo costantemente tutto il sistema amministrativo–decisionale, integralmente. L’investitore procederà a contatto col nostro personale direttivo. I servizi della nostra Agenzia di investimento sono gratuiti. Tutto ciò, semplicemente, è il nostro invito, e le opportunità che offriamo. Questo è l’elemento principale!

http://www.geopolitica-rivista.org/22846/lombardia-dnipropetrovsk-cooperazione-interregionale-tra-italia-e-ucraina/

Gazprom e Serbia danno il via ai lavori del “South Stream”

 

13.11.2013, 

La “Gazprom” e il governo serbo hanno concordato la data di inizio della costruzione del gasdotto “South Stream”, che porterà il gas russo direttamente in Europa. La costruzione del tratto serbo inizierà alla fine della prossima settimana. Inoltre, si stanno progettando anche nuove diramazioni del gasdotto in Kosovo, Macedonia, e nella stessa Repubblica Serba.

In seguito ai colloqui, il Primo Ministro serbo Ivica Dačić e il capo di “Gazprom” Aleksej Miller ha annunciato che la costruzione del “South Stream” sul territorio della repubblica comincerà il prossimo 24 novembre. Questa decisione è di fondamentale importanza. In precedenza, all’inizio di novembre, l’ambasciatore russo in Serbia Aleksander Čepurin aveva accusato la parte serba per il ritardo nell’approvazione della costruzione del “South Stream”, e aveva chiesto di porre fine alle discriminazioni contro le aziende russe, tra cui la “Gazprom”. L’attuale governo serbo è fortemente influenzato dall’Occidente, che impedisce le iniziative energetiche di Mosca, e l’aumento della propria influenza nei Balcani nel loro complesso, spiega la professoressa dell’MGIMO, Elena Ponomareva. Dopotutto, il “South Stream” rappresenta molto più di un gasdotto.

Naturalmente, questo gasdotto rende possibile non solo la presenza russa nel settore energetico, ma in quello economico nel suo complesso, nella politica di informazione, in varie iniziative umanitarie e sociali, e nel campo della diplomazia pubblica. Quindi, è una vasta gamma di fattori quella che implica un simile accordo energetico. Ma qualsiasi carta richiede una realizzazione, e non credo che gli oppositori alla presenza russa nella regione si calmeranno dopo la firma di questi accordi.

Poco tempo fa, da parte di alcuni dei media della Repubblica serba è partita una campagna di informazione contro “Gazprom” e il suo partner serbo per il “South Stream”. Ora è chiaro che i tentativi di complicare l’attuazione del progetto sono falliti, e gli argomenti pragmatici hanno prevalso su quelli politici. Questo non deve sorprendere, se si considerano le condizioni offerte dalla parte russa, continua Elena Ponomareva.

Si tratta di un’occasione davvero unica. La Russia è il principale fornitore di gas naturale e di altre risorse energetiche nei Balcani, e, grazie a certe tradizioni storiche, la vicinanza culturale rende più comode le negoziazioni con la Russia, rispetto che con le imprese occidentali. Non ci sono alternative alle condizioni offerte dalla Russia, e alla sua volontà di investire molto denaro nella costruzione del flusso meridionale.

Nel caso della Serbia, si tratta di investimenti di quasi due miliardi di euro, di sconti sul gas russo e la sua tassa di transito. A proposito, a seguito dell’ultima visita della delegazione di “Gazprom” in Serbia si è progettato di costruire delle diramazioni del “South Stream” nella Repubblica serba, in Macedonia e in Kosovo. Quest’ultimo progetto è molto rischioso, e tutto dipenderà da quale percorso verrà scelto alla fine, ha spiegato Elena Ponomareva.

Ad essere onesti, questa situazione non ispira una seria fiducia. Se il gasdotto attraversa il territorio nel nord del Kosovo, dove vivono i serbi, si tratterà di una situazione diversa. Se il gasdotto passerà invece attraverso tutto il territorio del Kosovo, questo potrebbe avere conseguenze potenzialmente disastrose per il progetto russo.

Nei rapporti riguardanti il gas con la Serbia c’è ancora una sfumatura. All’inizio dell’anno, il paese ha conferito al “South Stream” lo status di progetto nazionale, che facilita la sua esclusione dall’applicazione del Terzo Pacchetto Energetico europeo. Inoltre, nella legge in questione viene usata una formula che può anche non soddisfare i burocrati di Bruxelles. D’altronde, se lo spirito di cooperazione per il gas con la Serbia continuerà, allora il “South Stream” potrà avere delle prospettive molto favorevoli, ha affermato Elena Ponomareva.

Non credo che il testo di questa legge verrà riesaminato; abbiamo bisogno di guardare le azioni specifiche intraprese dal governo serbo. Mentre sembrano esserci tutte le ragioni per affermare che si tratta davvero di passi seri. Ad esempio, è già stato assegnato e acquistato gran parte del terreno su cui passerà il gasdotto. Sono pronte anche le compagnie che si occuperanno della costruzione. Inoltre, il desiderio stesso di iniziare la costruzione rappresenta proprio il passo che dimostra l’importanza nazionale del “South Stream”.

Della Serbia, il “South Stream” arriverà in Croazia e Ungheria, e da lì si dirigerà verso l’Austria e l’Italia. Le prime consegne dovrebbero iniziare entro la fine del prossimo anno. La capacità totale del gasdotto supererà i sessanta miliardi di metri cubi l’anno.

http://italian.ruvr.ru/2013_11_13/Le-nuove-rotte-del-South-Stream/

il tesoro del gas tra Berlusconi e D’Alema e vecchi post pipeline

GAZPROM : Bulgaria E SLOVENIA SIGLANO ACCORDO PER …

 

Gas: South Stream passerà in Ungheria. – Fondazione Camis De …

Dal 5% al 7% della spesa pubblica in Ucraina sono spese per varie forme di risarcimento correlati al disastro della centrale nucleare di Chernobyl.[21].

L’Italia è il secondo partner commerciale dell’Ucraina, e il primo importatore nell’Europa Occidentale.

In zone in cui la povertà è particolarmente elevata è stato osservato lo sviluppo di un’economia criminale basata sullo sfruttamento della tratta di esseri umani finalizzata alla prostituzione, e specialmente diretta verso Turchia, medio Oriente, Europa e nord America.[22][23].

Da Wikipedia

La Repubblica di Belarus, Bielorussia ( bielorusso: Белару́сь[?], in russo: Белору́ссия[?]), detta anche Russia Bianca, è uno stato (207.595 km², 9.467.700 abitanti al 1º agosto 2010, capitale Minsk) dell’Europa orientale.

Confina a ovest con Polonia e Lituania, a est con la Russia, a sud con l’Ucraina e a nord con la Lettonia; è uno stato senza sbocco al mare, ma esistono corsi d’acqua navigabili

Da Wikipedia

L’economia della Bielorussia è basata principalmente sulle risorse minerarie del sottosuolo. Il terreno, essendo poco fertile, non è adatto al raccolto, anche se fruttano un modesto guadagno alcune colture specializzate, come quella del lino.

Nel settore primario si coltivano soprattutto cereali e patate e si allevano bovini.

Lo sviluppo economico del paese è in discreto aumento, anche grazie all’industrializzazione nei campi della meccanica, della chimica e del settore tessile. Vicino alla capitale, Minsk, si stanno sviluppando anche industrie dedicate alla microelettronica e all’informatica.

Nel 1986 le regioni meridionali bielorusse furono danneggiate dall’incidente della centrale nucleare di Chernobyl. Questo incidente danneggiò gravemente l’economia della Bielorussia, causando gravi danni da contaminazione radioattiva alle coltivazioni e all’allevamento, oltre che un drastico calo nelle esportazioni. Attualmente dal 5% al 7% della spesa pubblica in Bielorussia sono spese per varie forme di risarcimento dei danni fatti dalla radioattività, per l’inquinamento provocato alla catena alimentare.[6].

Da Wikipedia

Popolazione

La popolazione è di circa 49 milioni ma con l’attuale tasso di natalità sta diminuendo. La composizione etnica fondamentale è 73 % ucraini, 23% russi e 2% ebrei. La popolazione russa si trova soprattutto nel centro e nell’est del paese, dove, durante il sistema sovietico, la popolazione ucraina è stata sottoposta ad un genocidio su larga scala.

Economia

La cifra ufficiale per il prodotto nazionale lordo è di $ 109,5 miliardi (comparata a $ 9,255 trilioni degli USA) e pro capite arriva a $ 2,200 (USA $ 33,900). Però queste cifre possono ingannare perché l’economia in nero è molto consistente. Con il disfacimento dell’Unione Sovietica, i membri dirigenti del partito comunista hanno usato gran parte delle sue risorse economiche per i propri interessi. La maggior parte della popolazione continua a vivere nella forzata povertà frutto del sistema sovietico.

L’Ucraina è molto ricca di risorse naturali. Un quarto di manodopera lavora le grandi aree della sua ricca terra. Inoltre l’Ucraina possiede molti giacimenti di carbone, di gas naturale, di petrolio di ferro e altri metalli. Le maggiori industrie, grazie al carbone, sono l’energia elettrica, la metallurgia, la meccanica dei trasporti e la chimica.

Il livello di disoccupazione è molto alto ed è causato dalla chiusura di molte fabbriche. Molti, tra gli impiegati, sono pagati irregolarmente. I disoccupati o ricevono un piccolo sussidio e non hanno nessun aiuto da parte della previdenza sociale. In seguito al crollo del sistema finanziario, molti pensionati hanno ricevuto una pensione talmente bassa da non valere nulla.

Il sistema finanziario è poco sviluppato, ma la valuta nazionale (hryvnia) si è stabilizzata e il tasso di inflazione è sceso ai numeri semplici. Nel 2000 il livello di crescita è stato recuperato e adesso la produzione industriale sta aumentando più del 10 % l’anno.

Le infrastrutture dei trasporti e delle comunicazioni sono arretrate ed hanno una manutenzione insufficiente. Questo è il risultato del mancato investimento. Prima di tutto bisognerebbe rivolgere l’attenzione verso questo settore per incoraggiare la crescita economica generale, come pure verso la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica.

Storia d’Ucraina

L’Ucraina Occidentale è situata nel centro della patria preistorica slava. Da qui generazioni posteriori sono migrate al di fuori per insediarsi nell’Europa Orientale, Russia e Balcani. Le tribù slave sono rimaste disunite fino all’espansione dei popoli scandinavi chiamati Vikinghi, i quali avendo attraversato il mar Baltico grazie al sistema fluviale della Bielorussia, sono scesi attraverso il Dnipro fino al mar Nero.

Nel IX sec. sui colli di Kyiv, gli scandinavi hanno organizzato le tribù locali nella forma del principato dei Vikinghi (Variaghi), chiamata Rus’ di Kyiv. Situata nel punto d’incontro delle due grandi vie commerciali, quella dei Variaghi (nord-sud) e quella chiamata Via della Seta (est-ovest), la Rus’ di Kyiv si è sviluppata formando uno stato europeo considerevole. Ma con l’arrivo dei mongoli nel XIII sec. l’Ucraina ha perso la propria indipendenza e successivamente è stata divisa e controllata da Polonia, Lituania-Polonia e Impero Austriaco.

Nel 1654 l ‘Ucraina centrale e orientale è diventata parte dell’Impero Moscovita, dove molti ucraini erano emigrati precedentemente durante le invasioni mongole. Avendo acquisito la lingua e la religione moscovita, questo ha influenzato lo sviluppo del principato della Moscovia, che nel 1621 ha preso il nome ucraino di Russia.

Di conseguenza l’Ucraina è diventata provincia dell’Impero Zarista con l’imposizione della lingua russa. La Chiesa Ortodossa Ucraina è stata incorporata nella Chiesa Ortodossa Russa e ed è stata governata dal Patriarca di Mosca.

La Chiesa Ucraina Greco-Cattolica è stata progressivamente presa da Mosca e forzatamente convertita all’ortodossia. L’Ucraina occidentale (Galizia o Halychyna) è rimasta sotto il governo polacco o austriaco, e lì la Chiesa Greco-Cattolica ha mantenuto la sua indipendenza nonostante i tentativi dei polacchi di latinizzarla.

Nel XIX sec. la russificazione ha portato alla resistenza ucraina ed i suoi attivisti sono stati deportati in Siberia. Questo ha stimolato la crescita del movimento nazionalista ucraino. Il crollo del governo zarista nel 1917 ha provocato la formazione del governo ucraino e la temporanea indipendenza. Poi la vittoria dell’Armata Rossa, nella guerra civile, ha messo fine all’indipendenza ucraina ed ha portato alla repressione della nazionalità ucraina.

Con la forzata collettivizzazione è aumentata la resistenza contro lo stalinismo. Milioni di persone sono state o deportate o costrette a morire di fame. Soltanto nell’inverno del 1932-1933 ne sono morte cinque milioni. Durante il terrore degli anni trenta molti membri ucraini del partito comunista e gli impiegati dello stato sono stati uccisi. In questo periodo la religione è stata duramente perseguitata. Però i greco-cattolici, che allora erano concentrati nell’Ucraina Occidentale, sono sopravvissuti, nonostante i tentativi della Polonia, nuovamente riunita, di imporre la tradizione latina.

Verso la fine della seconda guerra mondiale, l’Ucraina Occidentale è stata unita alla Repubblica Sovietica Socialista Ucraina ed anche qui è cominciata la repressione religiosa e politica. La Chiesa Greco-Cattolica è andata nelle catacombe, molti chierici e laici sono stati deportati e uccisi. Tutti i vescovi Cattolici sono morti nelle mani dei sovietici.

Dopo il 1989 con la Glasnost’ si è cominciato a dare più libertà alla religione e alla politica, anche se i suoi effetti erano lenti a causa della resistenza da parte del capo del partito comunista locale. Forti movimenti dell’opposizione nazionale hanno influito fino a che nel luglio 1990 il Soviet Supremo Ucraino ha adottato la dichiarazione della sovranità. Dopo il fallimento del tentato colpo di stato a Mosca, nell’agosto del 1991, l’Ucraina ha adottato la dichiarazione dell’indipendenza totale. Questa data, il 24 agosto, è adesso celebrata come giorno dell’Indipendenza d’Ucraina.

http://old.risu.org.ua/it/about.ukraine/

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