Operation Gomorrha – Hamburg im Feuersturm 1943 28 luglio

L’operazione Gomorrah fu una serie di bombardamenti compiuti dal 26 luglio al 3 agosto 1943 dal Bomber Command della Royal Air Force (e in misura minore dalla Eight Air Force statunitense) sulla città tedesca di Amburgo. L’episodio più noto è il bombardamento del 28 luglio che generò una tempesta di fuoco (Feuersturm in tedesco) lungo le vie cittadine facendo decine di migliaia di vittime e procurando gravissimi ed estesi danni alle strutture.

“I generali britannici furono soddisfatti del successo e tentarono molte altre volte di ottenere un risultato del genere. In Germania ci riuscirono soltanto un’altra volta, a Dresda, nel febbraio del 1945. Gli americani ci riuscirono anche a Tokyo nel marzo del 1945 in quello che è passato alla storia come il più devastante attacco aereo della storia: nella tempesta di fuoco che distrusse un quarto della città morirono 100 mila persone. Ma contrariamente alle speranze dei generali, nessuno di questi attacchi portò alla fine della guerra. La Germania si arrese quando l’esercito sovietico conquistò Berlino e il Giappone soltanto dopo che venne ripetutamente sconfitto, isolato, assediato e colpito con due bombe nucleari. Per l’attacco di Amburgo nessun membro delle forze armate è mai stato processato.  dice il post sito

CHE STRANO DEI VINCITORI CHE SI PROCESSANO E SI CONDANNANO, BOH!

Scelta dell’obiettivo

Mentre ancora era in corso la battaglia della Ruhr, Arthur Harris, comandante in capo del Bomber Command (l’unità della RAF addetta alle operazioni di bombardamento) dal 22 febbraio 1942,[2] iniziò a pianificare l’operazione Gomorrah (dal nome della città biblica) contro Amburgo, grande e prospero centro industriale e di comunicazioni, con un porto attivissimo e con i cantieri che producevano circa il 45% di tutti i sottomarini della Kriegsmarine.[3]

L’incursione si sarebbe dispiegata in quattro o cinque notti ed avrebbe potuto avvalersi (dietro autorizzazione di Churchill del 16 luglio 1943) per la prima volta di window, nome in codice per designare delle particolari striscioline metalliche che avevano la capacità, una volta sparse nel cielo, di far impazzire i radar a terra.[4]

Harris fece riposare i suoi uomini per circa dieci giorni verso la fine della battaglia della Ruhr e alla vigilia del primo attacco, nella notte dal 23 al 24 luglio 1943, le sole unità a volare furono le riserve che lanciarono manifesti di propaganda sulla Francia.

Storia

25 – 26 luglio

Per la prima missione su Amburgo vennero mobilitati 791 bombardieri (347 Avro 683 Lancaster, 246 Handley Page Halifax, 125 Short S.29 Stirling e 73 Vickers Wellington). Window sarebbe stato lanciato a 180 km dall’obiettivo ad intervalli di un minuto. Nella rotta d’avvicinamento sei Pathfinder (gli aerei incaricati di designare con delle speciali bombe luminose le rotte di navigazione e le zone da colpire) dotati del radar H2S avrebbero lanciato bombe luminose sull’estuario dell’Elba per indirizzare correttamente la forza principale su Amburgo; a partire dall’una di notte altri 28 Pathfinder avevano poi il compito di segnalare il centro del bombardamento (la chiesa di San Nicola) assistiti durante tutta l’operazione da altri 53 aerei.[5]

Window fece bene il suo dovere confondendo gli operatori radar tedeschi e gli stessi addetti alla contraerea di Amburgo, tuttavia molti equipaggi inglesi sganciarono prematuramente i loro ordigni cosicché la massima parte dell’incursione si scaricò lungo la linea d’avvicinamento al punto di mira. In ogni caso piovvero su Amburgo 1.383 tonnellate di bombe convenzionali e 1.018 tonnellate di bombe incendiarie che deturparono numerosi quartieri e il porto e privarono i cittadini di acqua, gas ed elettricità. 1.500 i morti tra la popolazione e 12 gli aerei inglesi abbattuti.[6]

Alle 14:40 le sirene antiaeree suonarono di nuovo per segnalare 68 B-17 della Eight Air Force statunitense che colpirono abitazioni civili, moli, cantieri, navi e depositi. Durante la notte alcuni Mosquito inglesi effettuarono un piccolo raid per tenere sulle spine la popolazione.[6]

Alle 10:38 del 26 luglio 54 B-17 ripeterono il bombardamento del porto. Durante la notte si verificò un’altra azione dei Mosquito per allarmare la popolazione[6]

28 luglio: il Feuersturm

Il secondo grande attacco ad Amburgo fu eseguito da 787 bombardieri inglesi assistiti da 25 Pathfinder e da window, sebbene i tedeschi cominciarono ad interpretare le disfunzioni causate dalle striscioline metalliche. Il bombardamento cominciò alle 00:55 del 28 luglio 1943 e in circa tre quarti d’ora 1.129 tonnellate di bombe convenzionali e 1.265 tonnellate di bombe incendiarie caddero concentrate sui quartieri di Rothenburgsort, Hammerbrook, Borgfelde e Hamm-Sud, i più fittamente costruiti e popolati.[7]

La tragedia che si stava consumando per le vie di Amburgo venne avvertita dagli equipaggi inglesi a 5.000 m di quota quando i vortici d’aria che salivano dal basso scossero i loro aerei. La notevole concentrazione delle esplosioni e degli incendi in un’area relativamente ristretta, la totale assenza di vento e la bassissima percentuale di umidità (pari circa al 30%) diede vita ad un vento infuocato che imperversò per le strade di Amburgo alla velocità media di 250 km/h che carbonizzò all’istante tutti coloro che si trovavano all’aperto (nell’epicentro della tempesta di fuoco – Feuersturm in tedesco – si registrarono quasi 1.000 °C). Chi rimase nei rifugi antiaerei morì a causa delle esalazioni di monossido di carbonio mentre altri, rimasti intaccati dal fosforo delle bombe incendiarie, presero letteralmente fuoco e cercarono scampo nell’Alster, ma non appena riemergevano all’aperto la sostanza chimica tornava a bruciare determinando la morte per annegamento o per combustione.[8]

Il Bomber Command perse 17 aerei, Amburgo circa 40.000 abitanti. A molti non fu possibile dare un nome e in alcuni rifugi furono trovati solamente degli strati di cenere. Non appena possibile, circa 900.000 amburghesi abbandonarono la città.[8]

A High Wycombe, quartier generale del Bomber Command, si seppe solamente che il bombardamento era riuscito particolarmente bene e anche dal solito raid dei Mosquito della notte tra il 28 e il 29 luglio non si poté ricavare alcunché, dato che i quartieri colpiti erano ancora in fiamme.

30 luglio

Il terzo bombardamento dell’ormai prostrata Amburgo si verificò dalle 00:45 alle 01:28 del 30 luglio 1943 per opera di 697 bombardieri inglesi. I Pathfinder in “avanscoperta”, notati i vasti roghi che ancora ardevano sulla città, evitarono di segnalare quelle zone preferendo illuminarne i paraggi, sicché la forza principale scaricò 1.100 tonnellate di bombe convenzionali e 1.240 tonnellate di bombe incendiarie che devastarono le abitazioni dei finora intatti quartieri di Harvestude, Eppendorf, Retherbaum, St. Georg, Uhlenhorst, Winterhude e Barmbek. Pesantemente colpito anche il porto.[9]

Trenta bombardieri non tornarono alle basi di partenza.[9]

3 agosto

Il cattivo tempo rovinò i piani del Bomber Command, che impostò la quarta e ultima incursione dell’operazione Gomorrah per le prime ore del 3 agosto 1943. Difatti, su 740 bombardieri decollati dall’Inghilterra solo 393 raggiunsero Amburgo. La visibilità era così bassa che le bombe luminose lanciate dai Mosquito servendosi del radar H2S furono notate da pochissimi equipaggi sicché le 633 tonnellate di bombe esplosive e le 717 tonnellate di bombe incendiarie toccarono terra solo in minima parte dentro i confini della città tedesca.[10]

Ancora una volta, trenta equipaggi inglesi non tornarono a casa.[10]

Conseguenze, danni e vittime

Tralasciando le azioni di disturbo dei Mosquito e le due incursioni statunitensi, l’operazione Gomorrah scaricò tramite il Bomber Command 8.485 tonnellate di bombe su Amburgo. Su 3.095 velivoli totali inviati in missione, 2.534 attaccarono effettivamente e 89 vennero abbattuti dalla contraerea o dalla caccia notturna tedesca.[11]

Il Feuersturm del 28 luglio bruciò 22 km² di costruzioni. In totale vennero demoliti 2.509 ettari di superfici edificate, pari al 73,97% di Amburgo. Anche per questo motivo, la città, eccezion fatta per il porto e le zone industriali, non venne più bombardata fino alla fine della guerra.[11] Il Bomber Command dimostrò una volta per tutte, dopo gli insuccessi del periodo 1939-1942 e la svolta del bombardamento di Lubecca, di essere in grado di ridurre drasticamente il potenziale lavorativo, industriale ed economico di una città tedesca.[12]

Il colpo per i vertici del Terzo Reich fu non trascurabile. Minimo 42.600 cittadini perirono (il 70% dei quali a causa del monossido di carbonio, il 15% per carbonizzazione e un altro 15% per via delle esplosioni e dei crolli), 2.000 risultarono dispersi e 37.000 feriti. Centinaia di migliaia di sopravvissuti emigrarono nelle campagne o in altri luoghi lasciando Amburgo con una popolazione di 700.000 abitanti, privati ormai di case, 5.300 tra fabbriche e magazzini, 3 raffinerie, 45 edifici di pubblica utilità, 8 cantieri navali, 12 ponti e 175.570 tonnellate di naviglio.[1


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