Lettera di Marx a Engels. 28 gennaio 1863 – Laura Marx

Lettera di Marx a Engels. 28 gennaio 1863 

 

Londra, 6 luglio 1863

Caro Engels,

d’abord i miei mgliori ringraziamenti per le 250 sterline. Dornke m’aveva mandato about quattro mesi fa 50 sterline ed oggi 200.

Putroppo la piccola Jenny non sta ancora come dovrebbe. La tosse non è ancora passata, e la ragazza è diventata troppo «leggera». La manderò ai bagni con le altre, non appena sia finito il suo turno di scuola. Per quanto io abbia molta fiducia in Allen, sarei tuttavia molto contento se Gumpert, che è probabile parta per il Continente a passarvi le ferie, si fermasse un giudizio sul suo stato e mi dicesse la sua opinione. Debbo dirti con tutta sincerità che sono in grande ansia per la bimba. La perdita in carne a questa età mi sembra cosa da far molto pensare.

Palmerston plays his old tricks – impiega i suoi vecchi trucchi – nella questione polacca. Le note prentate ai russi sono originaliter state spedite da Pietroburgo a londra. Pam ha comprato lo Hennessy da Urquhart, avendo procurato alla detta canaglia irlandese un posto lucroso (sinecura) in una ferrovia anglo-francese in Francia. La venalità dei politicians di qui in effetti caccia nell’ombra quanto avviene a questo riguardo sul Continente. Nè in Francia nè da noi si ha un’idea di quest’assoluta spudoratezza. Circa il «count Zamoyski» avevo ripetutamente già detto agli urquhartisti che il birbante nel 1830-31 aveva tradito i polacchi, portando un intero corpo, invece che contro i russi, ad di là dei confini austriaci. Finalmente costui è venuto in sospetto anche a loro per via dei suoi continui intrighi personali Pam.

Secondo la mia opinione, la spedizione dei Southerners contro il Nord è stata imposta a Lee dallo strepito dei Richmond papers e dei loro supporters. Io lo considero come un coup de dèsespoir. Del resto questa guerra si trascinerà per le lunghe, e ciò è altamente desiderabile nel’interesse europeo. Itzing mi ha mandato un nuovo opuscolo, il suo discorso a Francoforte sul Meno. Poichè adesso ex officio mi occupo di economia per 10 ore al giorno, è dunque troppo pretendere che debba ammazzare le ore che mi restano con la tettura di questi compiti scolastici. É dunque per ora posto ad acta. Nel tempo lbero studio calcolo differenziale e integrale. A proposito! uno, se verai occupartene. Per i tuoi studi militari li ritengo quasi necessari. Inoltre (per quanto riguarda puramente la tecnica) è questa una parte della matematica molto più facile, ad esempio, dell’algebra superiore. All’infuori delle conoscenze comuni algebriche e trigonometriche non richiede necessariamente studi preliminari, se si eccettua la conoscenza generale delle sezioni ciniche.

Scrivimi un giudizio un poco motivato sull’opuscolo qui accluso del «due du Roussillon», che forse ricordi sotto il nome di «Pi», perchè costui tutti i giorni mi affligge per lettera, pretendendo che gli faccia conoscere il mio «giudizio».

Considera con un pò di attenzione, se ti è possibile con questo caldo, il «Tableau èconomique» qui accluso, che pongo al luogo di quello del Quesnay e mandami su di esso le tue eventuali obiezioni. Esso abbraccia tutto il processo di riproduzione.

Tu sai che A. Smith scompone completamente nel reddito il «natural» o «necessary price» composto di salario, profitto (interesse), rendita. Questo assurdo è passato in Ricardo, quantunque questi escuda dal catalogo la rendita, in quanto puramente accidentale. quasi tutti gli economisti hanno accettato la cosa da A. Smith e quelli che la combattono cadono in altre assurdità.

Smith stesso intuisce l’assurdo di scomporre il prodotto totale per la società in pura rendita (che può venir consumata annualmente), mentre egli per ogni singolo ramo della produzione scompone il prezzo in capitale (materie prime, macchinari, ecc.) e reddito (salario, profitto, rendita). Dato ciò, la società dovrebbe ricominciare ogni anno de novo, senza capitale.

Per quanto concerne la mia tabella, che figura come riassunto in uno degli ultimi capitoli del mio scritto, sono necessari alla sua comprensione i cenni seguenti:

1. I numeri significano indifferentemente milioni.

2. Sotto il termine mezzi di sussistenza si deve qui intendere tutto quello che annualmente entra nel fondo di consumo (o senza accumulazione, che è esclusa dalla tabella, potrebbe entrare nel fondo di consumo).

Nella classe I (mezzi di sussistenza) l’intero prodotto (700) consiste di mezzi di sussistenza, che dunque secondo la natura della cosa non entrano nel cpitale costante (materie prime e macchinario, edifici, ecc.). Allo stesso modo, nella II classe l’intero prodotto consiste di merci, che formano il capitale costante, vale a dire che entrano nuovamente nel processo di riproduzione come materie prime e macchine.

3. Dove le linee salgono è punteggiato, dove scendono è linea retta.

4. Capitale costante è la parte del capitale, che consiste di materie prime e macchine. Capitale variabile, quella che si scambia contro lavoro.

5. Ad es., nell’agricoltura, ecc. una parte dello stasso prodotto (ad es. frumento) costituisce mezzi di sussistenza, mentre un’altra parte (frumento ad es.) entra nuovamente secondo la sua forma naturale nella riproduzione come materia prima (quale semente ed es.). Ciò non muta nulla alle cose. Poichè tali branche dalla produzione figurano, a seconda dell’una qualità nella classe II, a seconda dell’altra nella I.

6. Il succo di tutta la storia è dunque:

Categoria I. Mezzi di sussistenza. Materiale di lavoro e macchine (cioè la parte delle stesse, che entra come dechet – logoramento – nel prodotto annuale; la parte non consumata del macchinario ecc. non appare assolutamente nella tabella) = ad ess., a 400 sterline. Il capitale variabile scambiato con lavoro = 100, si riproduce come 300, sostituendo 100 il salario operaio nel prodotto, 200 rappresentando il plusvalore (pluslavoro non pagato). Il prodotto = 700, di cui 400 rapprresentano il valore del capitale costante, che però si è interamente trasferrito nel prodotto, dunque deve venir sostituito.

In questo rapporto fra capitale variabile e plusvalore è supposto che l’operaio lavora 1/3 della giornata lavorativa per sè, 2/3 per his natural superiors.

100 (capitale variale) viene dunque, come è indicato dalla linea punteggiata, pagato in denaro quale salario; l’operaio compra con queste 100 (indicate dalla linea discendente) il prodotto di questa classe, cioè mezzi di sussistenza per 100. Il denaro rifluisce così alla I classe dei capitalisti.

Il plusvalore di 200 nella sua forma generale = profitto, che però si divide in profitto industriale (commerciale incluso), inoltre in interesse, che il capitalista industriale paga in denaro, e in rendita, che egli paga parimente in denaro. Questo denaro pagato per il profitto industriale, interesse, rendita, rifluisce (indicato con le linee discendenti) in quanto con esso viene comprato il prodotto della classe I. Tutto il denaro sborsato entro la I classe del capitalista industriali rifluisce dunque a lui, mentre 300 del prodotto 700 vengono consumate dagli operai, entrepreneurs, monied men e landlords – imprenditori, capitalisti, propriatari fondiari -. Nella I classe rimane un’eccedenza di prodotto (in mezzi di sussistenza) di 400 e un deficit di capitale costante di 400.

Categoria II. Macchine e materie prime.

Poichè tutto il produtto di questa categoria, non soltanto la parte del prodotto che reintegra il capitale costante, ma anche quella che rappresenta l’equivalente del salario e il plusvalore, consiste di materie prime e di macchinario, la rendita di questa categoria non può venir realizzata nel suo proprio prodotto, ma invece solamente nel prodotto della categoria I. Lasciando da parte l’accumulazione, come appunto qui accade, però la I categoria può comprare dalla categoria II solo quel tanto di cui essa abbisogna per la reintegrazione del suo capitale costante, mentre la categoria II può spendere nel prodotto della categoria I solo quella parte del suo prodotto che rappresenta il salario operaio e il plusvalore (revenue). Gli operai della categoria II impiegano dunque il loro denaro = 133 1/3 nel prodotto della categoria II. Lo stesso avviene col plusvalore della categoria II, che, come sub 1, si scinde in profitto industriale, interesse e rendita. Fluiscono dunque 400 in denaro all’industriale capitalista dalla categoria I dalla categoria II; che in compenso cede a questa il suo resto del prodotto = 400.

Con queste 400 in denaro la classe I compra dalla categoria II il necessario per la reintegrazione del suo capitale costante, = 400, alla quale dunque per tal modo rifluisce nuovamente il denaro speso in salari e consumo (degli stessi capitalisti industriali, dei monied men, dei landlords). Del suo prodotto complessivo rimane perciò alla categoria II 533 1/3, con cui essa reintegra il suo proprio capitale costante impiegato.

Il movimento, in parte emtro la categoria I, in parte fra le categorie I e II, dimostra allo stesso tempo come il denaro rifluisca ai rispettivi capitalisti industriali di ambedue le categorie, con cui essi di nuovo pagano salario, interesse e rendita fondiaria.

Categoria III. Rappresenta la riproduzione complessiva.

Il prodotto complessivo dela categoria II appare qui come capitale costante di tutta la società e il prodotto complessivo della categoria I come la parte del prodotto che reintegra il capitale variabile (il fondo salari) e i redditi delle classi che si ripartiscono nel plusvalore.

Ho riportato più sotto il Tableau del Quesnay, che nella prossima lettera spiegherò in some words.

Salut.

Tuo K. M

 

A proposito! Edgar Bauer ha ottenuto un impiego nel… dipartimento prussiano dalla stampa.

Laura Marx (Londra, 26 settembre 1845 – Draveil, 26 novembre 1911) era la seconda figlia di Karl Marx e di Jenny von Westphalen.

Militante del partito socialista, nel 1868 sposò il rivoluzionario, giornalista e scrittore francese Paul Lafargue. Il 26 novembre del 1911 morì suicida, insieme con il marito, iniettandosi dell’acido cianidrico. I loro corpi, cremati, sono sepolti presso il Muro dei Federati.

Marx, in una lettera a Friedrich Engels del 7 agosto 1866, scrive così del fidanzamento tra i due giovani:

« Da ieri Laura è quasi la promessa sposa del signor Lafargue, creolo studente di medicina. Lei lo trattava come gli altri; ma un po’ per le stravaganze sentimentali di questi creoli, un po’ per il timore di vedere il giovane (ha 25 anni) togliersi la vita, un po’ per l’affetto che nutre per lui, ma sempre freddo in Laura (è un bel giovane, intelligente, energico e molto sportivo), ha finito per accettare l’impegno. Il giovane si è affezionato prima a me, ma non ha tardato a far passare il suo fascino dal padre alla figlia. »

(Karl Marx)

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