Copland Rodeo Bernstein&NYP – Pat garrett e Billy the kid / Bob Dylan

Aaron Copland – Billy the Kid, Orchestral Suite

Ieri sera ho visto al cinema il film Pat Garrett & Billy the Kid di Sam Peckinpah, western violento ma poetico al tempo stesso che narra la storia del bandito più famoso del west. Mi interessava particolarmente perchè lo associavo alle musiche di Copland. Ecco un breve commento che avevo scritto quando le ascoltai la prima volta l’anno scorso.

Presentato in forma orchestrale a New York nel 1939, è un balletto in un atto, libretto di Lincoln Kirstein, sulla figura leggendaria del mitico fuorilegge William Bonney detto Billy the Kid, uno dei banditi più abili e ammirati del Far West.
L’intenzione degli autori era di creare qualcosa di realmente ed esclusivamente americano e di lasciarsi alle spalle la tradizione del balletto russo.

“E’ un’operazione delicata – dice il compositore – innestare armonie fresche e poco convenzionali su melodie ben note, senza rovinare la loro naturalezza”. Copland si riferisce qui al suo uso di molte famose canzoni cowboy. “Inoltre – continua – per una partitura orchestrale si possono espandere contrarre riarrangiare e sovrapporre le semplici melodie tra di loro, dando loro qualcosa del proprio tocco personale, che è quello che ho cercato di fare, sempre tenendo in mente la mia decisione di scrivere chiaramente, non solo perché mi sono convinto che la semplicità è la maniera per sfuggire all’isolamento da parte del compositore contemporaneo, ma anche perché non ho mai amato la musica che supera i propositi per cui è scritta.
Se la questione è esprimere le idee più profonde della tua anima, allora scrivi una sinfonia. Ma se sei coinvolto in una rappresentazione scenica, l’occhio è la cosa principale e la musica deve giocare un ruolo modesto.”

Copland presentò questo commento alla Suite che arrangiò dalla partitura originale :
“La Suite è in sei movimenti connessi che seguono lo sviluppo dell’azione del balletto.
Un preludio introduttivo, “Le sconfinate praterie”, presenta un tema pastorale armonizzato in quinte aperte, che dà l’impressione di spazio e isolamento. La seconda sezione, “Strade in una cittàdina di frontiera”, è animata e piena di azione; per ricreare il gusto dell’epoca ho usato citazioni da “Great Grand-dad”, “The Old Chisholm Trail” e “Git Along Little Dogies” (ma non con i ritmi e le armonie tradizionali), una danza messicana che presenta un tema in 5/8 e “Goodbye Old Paint” introdotta in un insolito ritmo di 7/8 (sono tutti metri poco convenzionali che danno alla composizione un ritmo davvero originale). La terza sezione “Gioco di carte a Mezzanotte” (anche nota come Notte sulla prateria) presenta suoni sinistri costruiti per mezzo di triadi agli archi e citazioni da “Bury Me Not on the Lone Prairie”. “Battaglia di pistole”, il quarto movimento, fa uso generoso delle percussioni. Il quinto “Festeggiamento dopo la cattura di Billy” descrive il giubilo dei cittadini nel saloon, dove un pianoforte scordato riempie la scena. “La morte di Billy”, la sezione finale della suite, fa uso di materiali dall’introduzione, ma con differenti colorazioni per suscitare l’idea che una nuova alba è sorta sulle praterie”.

Questa suite ci è testimone della chiarezza nella visione musicale di Copland, infatti egli ha perseguito, nella sua incessante ricerca per una musica che fosse autenticamente ed esclusivamente americana, una sorta di sentimento spoglio che va controcorrente alle sperimentazioni atonali che erano usuali all’epoca, nessuna complessità per questa causa.
Ad ascoltare Billy the Kid ora, anni dopo che Hollywood ha derubato a piene mani da questo pezzo, esso suona quasi puerile e già sentito. Ma è importante ricordare che questo è l’originale mentre è la musica successiva ad imitarlo. Copland fu sempre originale, anche nelle sue cose più accessibili.
Quello che è straordinario di questa partitura è vedere quale grado di invenzione si trova in ogni battuta, anche in un contesto intenzionalmente logoro.

Il movimento di apertura è condotto magistralmente, con il minor numero di note possibili stabilisce una specifica ed innegabile atmosfera : si possono realmente ascoltare la prateria, i suoi spazi selvaggi ed infiniti. Ottiene questo per mezzo del suo marchio di fabbrica tipico, cioè impiegando intervalli aperti nei fiati, il moto parallelo (le note si muovono su e giu ma parallelamente e contemporaneamente nella stessa direzione) e suoni orchestrali sommessi, come l’oboe che suona nel suo registro più basso o gli archi con sordina, un effetto che serve a smorzare il timbro.
Questo lento processionale costruito su una figura sincopata di due note al basso, muove drammaticamente da pianissimo al climax fortissimo e suggerisce probabilmente la fatica nel lento ma laborioso cammino dei coloni. Riapparirà nell’ultima sezione donando quindi forma circolare al brano.
Copland è anche coraggioso nell’impiegare un motivetto semplice come la popolare melodia che apre la seconda sezione, la quale muovendo da un’atmosfera di innocenza pastorale approda ad una cieca violenza meccanica in un percorso che incorpora parecchie canzoni cowboy, come detto sopra. Né si preoccupa di far inciampare l’ascoltatore nei suoi zum-pa-pa al basso, lasciandolo perduto in un mare di ambiguità metrica. Questa è musica infatti per cui vorresti battere il tempo, ma ti trovi incapace di farlo. Scaltro, molto scaltro. La fine di questa sezione è una complessa selva di metri diversi.
La terza sezione “Gioco di carte a Mezzanotte” disegna l’immaginare familiare del cowboy solitario, includendo prestiti da “The Dying Cowboy”.
Piuttosto che usare le percussioni per ritrarre il suono della armi da fuoco nella quarta sezione Copland crea una atmosfera complessiva energetica e percussiva.
E nonostante oggi possiamo trovare attraenti i cowboy e le loro canzoni, il reale Billy the Kid fu un assassino seriale, un punto su cui ci apre gli occhi la serietà di questa musica della battaglia.
Nella quinta sezione, la grottesca celebrazione dopo la cattura, trasforma il processionale di apertura in una figura dissonante che sostiene una cruda melodia bitonale. Uno degli effetti più originali che Copland ottiene, come nel concerto per clarinetto, è il suono del piano scordato del saloon. Piuttosto che tirare in ballo un vero piano, così come Ives o John Adams avrebbero potuto fare, Copland ne ricrea il timbro raddoppiando un piano vero con un’arpa dal suono alto e tremolante.

Esiste anche una riduzione per piano del balletto, e la partitura originale ci fa assistere anche all’evasione del bandito prima della morte.

http://ludwigii.blogspot.it/2009/09/aaron-copland-billy-kid-orchestral.html

Aaron Copland : The Second Hurricane ed altro

http://www.controappuntoblog.org/2013/03/14/aaron-copland-the-second-hurricane-ed-altro/

Henry Cowell:Tiger – Symphony No.5 – “Short Symphony”

http://www.controappuntoblog.org/2013/03/15/henry-cowelltiger-symphony-no-5-short-symphony/

Henry Cowell e Sidney Robertson Cowell : Musical pioneer

http://www.controappuntoblog.org/2013/03/15/henry-cowell-e-sidney-robertson-cowell-musical-pioneer/

Questa voce è stata pubblicata in musica e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.