Voce ai senza voce!

Voce ai senza voce!

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È una triste rappresentazione teatrale.

Sembra un consulto di medici sul letto di un moribondo. Il letto di morte è il carcere di questo squallido paese. I moribondi sono le detenute e i detenuti, intorno ai quali, nel ruolo improbabile di medici e guaritori, ci sono un po’ tutti: politici, giuristi, avvocati, giornalisti, anime belle e tutti i buonisti e le buoniste di questa terra che vogliono portare sollievo a chi soffre.

Poi i detenuti e le detenute muoiono sul serio. L’alba del 9 aprile ha contato due detenuti uccisi ancora dal carcere:    uno aveva 57 anni, si chiamava Marco ed è morto la scorsa notte, probabilmente a causa di un infarto, nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso; un carcere “modello”, un modello di morte. È il terzo detenuto che muore, nelle carceri del Lazio, dall’inizio del 2013. Un mese e mezzo fa era stato rinchiuso nella sezione G11 di Rebibbia, l’avevano condannato per una tentata rapina di 20 euro ai danni di un tabaccaio.  L’altro,  Sergio di 45 anni, era gravemente malato e per questo motivo era rinchiuso nel centro clinico del carcere genovese. Un centro clinico, denominato: “Reparto di sostegno integrato”. Bel sostegno! A tutt’oggi sono 52 le persone morte in carcere e di carcere dall’inizio del 2013.

I medici intorno al letto di morte non somigliano a Esculapio, assai più a grossolani imbroglioni e fattucchieri. Ciascuno propone la ricetta miracolosa per salvare le carceri dallo sfacelo. Tengono più alle carceri che ai carcerati e alle carcerate.

Leggiamo dalle agenzie di oggi: «Oltre 10.000 firme raccolte per tre leggi di iniziativa popolare. Con oltre 10.000 firme raccolte in meno di tre ore, è partita bene la campagna a sostegno delle tre leggi di iniziativa popolare “Tortura, carceri e droghe”.Obiettivi:  ridurre il sovraffollamento, introducendo una sorta di “numero chiuso” all’esaurirsi della capienza regolamentare – solo teoricamente fissata per legge – negli istituti di pena; modificare e alleggerire le disposizioni della criminogena legge Fini-Giovanardi sulle droghe; infine inserire nel codice penale quel reato di tortura che ancora manca».

L’obiettivo dichiarato è: «Per la legalità e il rispetto della Costituzione nelle carceri», per ridurre l’affollamento rafforzando il concetto di misura cautelare in carcere come extrema ratio, proponendo modifiche alla legge Cirielli sulla recidiva, e imponendo il “numero chiuso” una volta esaurita la capienza regolamentare. In aggiunta c’è la richiesta di istituire un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, e l’altra meritoria proposta di cancellare il reato di clandestinità. Infine, le “Modifiche alla legge sulle droghe: depenalizzazione del consumo e riduzione dell’impatto”, che puntano ad archiviare la Fini-Giovanardi depenalizzando i consumi e la coltivazione casalinga, diminuendo le pene e restituendo centralità ai servizi pubblici per le dipendenze». Altri aggiungono per “ridare al carcere la sua funzione rieducatrice

A cosa dovrebbero essere “rieducati” i detenuti e le detenute, non è dato sapere. Forse al “rispetto delle leggi? Proprio quelle leggi definite “criminogene” ossia che creano il criminale, lo inventano di sana pianta. Quelle leggi che si vogliono abrogare ? Ovviamente no!, allora domandiamoci: quante altre leggi pensiamo che vadano abrogate? Ad esempio quelle che permettono di licenziare, di devastare i territori, di avvelenare l’ambiente e chi vi abita, di fare guerre e spendere la gran parte della ricchezza di una nazione in spese militari, di sfruttare e impoverire le classi ssubalterne?

Proviamo a fare una cosa invece di pensare noi che stiamo fuori a come lenire le sofferenze di chi sta dentro. Proviamo a far sì che loro dentro prendano parola collettivamente e insieme mobilitiamoci in una lotta collettiva, dentro e fuori, per cominciare a svuotare le carceri e “farla finita col giudizio degli uomini”.

http://contromaelstrom.com/2013/04/10/voce-ai-senza-voce/#comment-1000

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