Art. 285 Codice Penale. Devastazione, saccheggio e strage – La libertà non cade dal cielo – detour (parte III)

Art. 285 Codice Penale. Devastazione, saccheggio e strage. :

CODICE ZANARDELLI, IN VIGORE IL 1 GENNAIO 1890, MODIFICATO CON IL CODICE ROCCO“devastazione, saccheggio e strage finalizzati alla sovversione dello Stato”, condanne : ERGASTOLO, Articolo 419.:Devastazione e saccheggio. Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni.

La pena è aumentata se il fatto è commesso su armi, munizioni o viveri esistenti in luogo di vendita o di deposito.: 24 ottobre 1988,: Codice di procedura penale
Gazzetta Ufficiale 24 ottobre 1988, n. 250 :

ad  una lettura frettolosa togliere “STRAGE” può apparire un “alleggerimento”, in effetti invece è una ESTENSIONE del reato che PRECISA la sua motivazione POLITICA, è facilmente prevedibile che manifestazioni di piazza e tumulti sfocino in devastazioni e saccheggio e non certo in STRAGI.

LE STRAGI SONO FATTE DAGLI APPARATI MILITARI  E DA INTELLIGENCE SERVIZI & SEGRETI, come dimostra la storia non solo del nostro paese o dell’America Latina ma del mondo intero, il reato di Strage viene quindi stralciato perché resta una questione interna ai rapporti conflittuali INTERNI dello Stato e fra Stati e ha i suoi tribunali particolari, le sue commissioni di inchieste parlamentari e così via che raramente approdano a qualche risultato, magari come è accaduto in America Latina  ultimamente, danno solo la “soddisfazione” al popolo di vedere condannato un boia novantenne per impedire devastazioni e saccheggi in merito al boia in questione.

DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO E’ QUINDI UN REATO POLITICO, CHE HA LO SCOPO DI INSERIRE  I MOTI  DI PIAZZA NELLA CATEGORIA PIU’ AMPIA DI TERRORISMO E NON SOLO, HA LA FUNZIONE DI SANCIRE LA SACRALITA’ DELLA MERCE MANIFATTURIERA RISPETTO ALLA MERCE UMANA CHE PRODUCE I PRODOTTI DEVASTATI E SACCHEGGIATI.

QUESTO RIBADISCE LA SENTENZA CHE IMPONE AI 10 COMPAGNI ANNI DI GALERA

“Nel dettaglio, la prima sezione penale della Corte di Cassazione, dopo sole tre ore di camera di consiglio, ha infatti annullato con rinvio, limitatamente al diniego delle attenuanti, la sentenza della Corte d’Appello di Genova che aveva condannato Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino a otto anni di reclusione, Luca Finotti a dieci anni e nove mesi, Antonino Valguarnera a otto anni e Dario Ursino a sette anni. Per questi cinque imputati, i giudici d’appello genovesi dovranno riesaminare il caso esclusivamente per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti. La Cassazione, inoltre, ha diminuito la pena inflitta a Luca Finotti, Marina Cugnaschi (dodici anni e tre mesi), Vincenzo Vecchi (tredici anni e tre mesi) e Francesco Puglisi (quindici anni), annullando senza necessità di rinvio la condanna esclusivamente per il reato di detenzione di bottiglie incendiarie, che ha ritenuto assorbito nel resto delle contestazioni. Per Puglisi, dunque, la pena è stata diminuita di un anno, per Finotti, Cugnaschi e Vecchi di nove mesi ciascuno. Confermate, invece, in toto le condanne inflitte ad Alberto Funaro (dieci anni di reclusione) e Ines Morasca (sei anni e sei mesi), i cui ricorsi sono stati rigettati.”.

E’ DI QUESTO “SEGNO” POLITICO CHE BISOGNA PRENDERE ATTO, SE VERAMENTE SI VUOLE ESSERE SOLIDALI E COMPLICI CON I COMPAGNI A CUI E’ STATO IMPOSTO IL RUOLO DI CAPRO ESPIATORIO DI DEVASTATORI E SACCHEGGIATORI. COME? NON C’E’ BISOGNO DI INCITARE ALLA DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO PERCHE’ E’ UNA COSA CHE ACCADDE NATURALMENTE, COME UN QUALSIASI FENOMENO NATURALE : TERREMOTO O ESPLOSIONE DI VULCANO.

CHI E’ SOTTOPOSTO AL COMANDO DEL SISTEMA CAPITALE E ALL’ESPROPIAZIONE CONTINUA DELLA PROPRIA VITA, NATURALMENTE, SACHEGGERA’ E DEVASTERA’ QUANDO NE AVRA’ L’OCCASIONE  NEI MOMENTI E NE I MODI CHE A LUI COME SOGGETTO, INSIEME ALLA CLASSE ,PARRA’ OPPORTUNO!

DI ALTRO INVECE BISOGNA RAGIONARE:  DELLA DIVISIONE IN “BUONI” E “CATTIVI”, DI CHI HA RIVENDICATO! PERSINO! IL DIRITTO “ALLA LIBERTA’ DI PENSIERO” rispetto a chi aveva REATI SPECIFICI, nella logica vergognosa di “ a ciascuno il suo

Vittoria

L’Avamposto degli Incompatibili

Il resto qui

http://www.controappuntoblog.org/2012/07/14/art-285-codice-penale-devastazione-saccheggio-e-strage/

La libertà non cade dal cielo

La libertà non cade dal cielo  Rete Evasioni  Add comments

mar 232013

Il 15 Ottobre 2011, come a Genova nel 2001, eravamo 300.000 a gridare per le strade di Roma la nostra rabbia contro le politiche di austerità, un grido che voleva risvegliare le coscienze di una Italia ancora assopita di fronte alla crisi economica provocata dalle grandi lobby del capitalismo globale e fatta pagare in maniera pesantissima,per intero, alle classi subalterne. Questo mentre in tutta Europa e nei Paesi arabi si sviluppavano mobilitazioni e rivoluzioni.

Una manifestazione che non poteva essere incastonata nelle logiche del corteo – parata  più affini alla rappresentanza politica sindacale. Le tante iniziative prodotte sin dalla partenza del corteo, infatti, hanno voluto segnalare simboli e responsabili della crisi, indicando nella riappropriazione diretta l’unica possibilità di porre le nostre vite “contro e  fuori” dalle politiche di saccheggio ed austerità che stiamo subendo.

Come tutti e tutte sappiamo, non si è fatto attendere l’intervento dei tutori dell’ordine, che hanno tentato di stroncare sul nascere la combattività di una manifestazione e di un possibile movimento attraverso una gestione di piazza letteralmente criminale, con caroselli di blindati lanciati a tutta velocità, utilizzo di lacrimogeni e idranti, cariche che hanno tentato di sgomberare piazza San Giovanni.

La resistenza della piazza, però,  è stata forte, partecipata e determinata, nutrita da una rabbia covata nella quotidianità per le condizioni di ingiustizia, sfruttamento, saccheggio dei territori che ci vengono consegnate ed imposte. Una resistenza ed una rabbia che rivendichiamo non solo come giuste, ma anche come necessarie  allo sviluppo di un processo di trasformazione radicale dell’esistente che ci porti a liberare le nostre vite dallo sfruttamento e dalle gabbie del capitalismo.

In quella giornata e nei mesi successivi si sono susseguiti arresti e processi, con condanne pesantissime. Oggi è arrivata a chiusura l’indagine che coinvolge 25 compagne e compagni accusati del reato di devastazione e saccheggio. Un nuovo processo sta così per cominciare. Si, perché ancora una volta proprio come a Genova 2001 lo Stato e i suoi magistrati hanno “tirato fuori dal cilindro” questo reato per affibbiare condanne pesantissime,un monito a chiunque pensi e provi a mettere il proprio corpo e le propria esistenza in gioco, partecipando a un processo di conflitto e di cambiamento. Una drammatica beffa visto che quel giorno, come altre mille e mille volte eravamo scesi in piazza proprio contro chi devasta e saccheggia quotidianamente le nostre vite!

Al di là della narrazione e delle valutazioni su quella giornata e delle sue conseguenze legali, sentiamo con forza la necessità di aprire, dentro ed oltre i recinti delle realtà di movimento, un confronto ed una discussione che non eluda il tema della repressione, ma che ci porti al contrario collettivamente a farcene carico e ad affrontarlo. L’utilizzo della fattispecie di reato di “devastazione e saccheggio” viene sempre più di frequente utilizzata per colpire ogni forma di espressione di rabbia e conflittualità. Le lotte sociali sono ridotte così a mero problema di ordine pubblico, additate come fatto delinquenziale.

Su questa base, vorremmo iniziare un ragionamento concreto, partendo da un confronto tra chi agisce le lotte sociali qui a Roma, città grande, difficile, complessa, ricca di storia, di esperienze e pratiche concrete dell’alternativa allo stato di cose presenti. Un confronto che sia in grado di superare i disperati ed isolati urli contro la repressione, che abbia la capacità di costruire un filo rosso che a partire della rivendicazione di una “libertà di movimento e di conflitto” riesca, quindi, a proiettarsi ben oltre la miseria del presente.

E’ in atto, infatti, un ampio processo di criminalizzazione sociale e di controllo sociale preventivo che colpisce chiunque non si piega alle leggi del mercato, marcando in forme diverse la propria alterità e/o incompatibilità. Pensiamo, ad esempio, a quei particolari laboratori della repressione che si sperimentano negli stadi, sui migranti, sul precariato delle periferie.

Non solo, va posta la giusta attenzione al tentativo di interdizione delle lotte sociali attraverso l’uso di dispositivi di controllo e repressione, il bavaglio mediatico imposto alle opposizioni, il controllo poliziesco sugli attivisti, l’uso della legislazione speciale antiterrorismo. Tasselli che, se considerati nel contesto politico e sociale nel quale si ascrivono,  contribuiscono a delineare uno scenario  a dir poco preoccupante ed allarmante, una vera e propria svolta autoritaria e liberticida degli apparati dello stato.

La proposta che lanciamo è quella di confrontarsi e  ragionare insieme attorno a questi temi per costruire una campagna politica comune: perché se è vero che la migliore risposta alla repressione la si dà continuando a portare avanti e a sviluppare i propri percorsi di lotta giorno dopo giorno; è altrettanto vero che, per dare spazio allo sviluppo dei conflitti stessi, è necessario denunciare con forza che problemi sociali come la casa, il lavoro, la scuola, non possano essere trattati come questioni di ordine pubblico. Che si criminalizzano studenti, lavoratori, sfrattati, disoccupati che legittimamente protestano contro i tagli a scuola, sanità, la riforma pensionistica, lo smantellamento dei residui di welfare, la precarietà delle condizioni di vita e di lavoro, le privatizzazioni, i licenziamenti, la devastazione dei territori in nome del profitto.

Questo, come abbiamo detto, in una fase in cui le condizioni di vita di larghe fasce di popolazione sono letteralmente in caduta libera,rappresenta un segnale chiaro e preoccupante rispetto al presente ed al futuro che la governance capitalistica vorrebbe cucirci addosso. Appare necessario e urgente, di contro, trasformare l’ingovernabilità e la rabbia crescente, indicare la direzione di marcia collettiva verso un’altra idea di società, verso una nuova utopia possibile da immaginare e conquistare insieme.

Lanciamo già da ora un presidio per il 4 aprile prossimo, di fronte al Tribunale di Roma, per sostenere i compagni e compagni che vedranno iniziare il processo contro di loro e proponiamo un’assemblea pubblica per il 12 aprile prossimo che, a partire dalla ineludibile solidarietà e complicità con gli/le compagni/e sotto processo, abbia la volontà di iniziare a tessere un ragionamento collettivo ed un percorso comune.

Inoltre in solidarietà con le/i compagne/i di Teramo ed in particolar modo con Davide Rosci, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio sotto al Tribunale di Roma l’11 aprile, giorno in cui si esprimerà il Tribunale del riesame.

Libere Tutte – Liberi Tutti

Compagni e Compagne di Roma

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=700

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