Pierre Bezuchov : GUERRA E PACE

All’inizio della vicenda Pierre, figlio illegittimo del conte Kiril Vladimirovič Bezuchov che sta morendo a causa di un ictus, è recentemente tornato in Russia per cercare una professione dopo aver terminato gli studi in Francia. Viene presentato come un personaggio goffo e fuori luogo nell’alta società russa che ha cominciato a frequentare. Pierre, sebbene intelligente, non è dominato dalla ragione, e ciò lo porta a finire in un gruppo di giovani sregolati. Quindi si sposa con Hélène, la bella ma immorale figlia del principe Kuragin. Preso dalla gelosia affronta il presunto amante della moglie in un duello e nonostante non abbia mai impugnato una pistola riesce a ottenere la vittoria, e in seguito si separa dalla moglie lasciandole metà del patrimonio. Mentre è sommerso dai dubbi e da varie riflessioni sulla vita, si imbatte nei massoni, diventandone un confratello. Così, pieno di buone intenzioni, Pierre cerca di liberare i suoi contadini e servi della gleba, ma viene imbrogliato dai suoi amministratori e non ottiene alcun risultato per migliorare le loro condizioni, e ciò accade pure per i suoi fondi agrari.

Successivamente Pierre assiste alla battaglia di Borodinò da una distanza particolarmente ravvicinata, posizionandosi dietro agli addetti di una batteria russa, e alla fine può constatare quanto la guerra sia veramente abominevole

Quando la Grande Armata occupa Mosca, Pierre intraprende una missione per assassinare Napoleone, pensando che egli sia destinato a ciò, ma viene fatto prigioniero di guerra. E’ testimone del saccheggio compiuto dai francesi su Mosca e dopodiché è costretto a marciare con le truppe nemiche nella loro disastrosa ritirata, anche se ciò lo porta a perfezionarsi spiritualmente poiché si trova a contatto con i soldati-contadini e soprattutto con Karataev, l’incarnazione della giustizia. Successivamente viene liberato grazie a una banda russa che sta conducendo un’incursione. Quando sua moglie muore e Pierre conosce finalmente l’amore e sposa Nataša.

Analisi del personaggio

Pierre è uno dei personaggi più interessanti e il più complesso del romanzo, e soprattutto incarna un tema profondo e universale, ovvero l’eterna ricerca, il trovare una risposta alle domande che affliggono l’uomo, e il conflitto tra la realtà esterna, storica, e la continua tendenza dell’individuo al perfezionamento spirituale. Queste caratteristiche lo rendono una delle figure più affascinanti dello scenario letterario mondiale.

http://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Bezuchov

“Pierre gettò uno sguardo nella fossa e vide che l’operaio vi giaceva con

le ginocchia sollevate, vicine al capo, e una spalla più su dell’altra. E questa

spalla si alzava e si abbassava ritmicamente, con un moto convulso. Ma già

zappate di terra cadevano su tutto il corpo. Uno dei soldati, con voce irritata,

cattiva e dolente, gridò a Pierre di tornare indietro. Ma Pierre non lo capì e

rimase presso al palo, e nessuno lo mandò via.

Quando la fossa fu tutta riempita, si udì un comando. Ricondussero Pierre

al suo posto e le truppe francesi, che stavano in fi la ai due lati del palo, fecero

un mezzo giro e a passo cadenzato sfilarono davanti al palo. Ventiquattro

tiratori coi fucili scarichi, che stavano nel mezzo del cerchio, raggiunsero di

corsa i propri posti, mentre le compagnie passavano innanzi a loro.

Pierre guardava ora con occhi smemorati questi tiratori che, a due a due,

uscivano dal cerchio. Tutti, tranne uno, si unirono alle loro compagnie. Un giovane soldato, dal viso pallido come quello d’un morto, col casco calato indietro e col fucile abbassato, rimaneva ancora lì ritto, di fronte alla fossa, sul posto stesso dal quale aveva sparato. Barcollava come un ubriaco, facendo qualche passo ora indietro, ora avanti, per riequilibrare il suo corpo che mal si reggeva.

Un vecchio militare, un sottufficiale, uscì di corsa dalle file e, preso per la spalla il giovane soldato, lo trascinò nella compagnia. La folla di russi e di francesi cominciò a dileguarsi. Tutti camminavano in silenzio, col capo basso.

” Ça leur apprendra à incendier”

  disse uno dei francesi.

Pierre guardò colui che parlava e vide che era un soldato che voleva consolarsi di quel che aveva fatto, ma non poteva. Senza finire quel che aveva cominciato a dire, quello fece un gesto con la mano e se ne andò.

Dopo l’esecuzione, Pierre fu separato dagli altri accusati e lasciato solo in una piccola chiesa devastata e insudiciata.

Verso sera, un sottufficiale di guardia con due soldati entrò nella chiesa e

annunziò a Pierre che egli era graziato e che sarebbe passato nelle baracche dei prigionieri di guerra. Senza capire quel che gli dicevano, Pierre si alzò e andò coi soldati. Lo condussero ai baraccamenti costruiti sull’alto del Djévicie Pole, con tavole, travi e assicelle mezzo bruciate, e lo fecero entrare in una baracca.

Nel buio, una ventina di persone di diversa specie circondò Pierre. Pierre le guardava senza capire chi fosse quella gente, perché stesse lì e che cosa volesse da lui. Udiva le parole che gli dicevano, ma non ne traeva nessuna conclusione: non capiva il loro significato. Rispondeva a ciò che gli domandavano, ma non considerava chi lo stesse a sentire e se le sue risposte fossero capite. Guardava i visi e le fi gure e tutte gli sembravano insensate a un modo.

Dal momento in cui Pierre aveva assistito a quell’orribile massacro, commes- so da gente che non voleva compierlo, pareva che nella sua anima fosse stata strappata via a un tratto la molla che sorreggeva e animava tutto, e che ogni cosa crollasse in un mucchio di assurdo sudiciume. In lui, benché non se ne rendesse conto, era venuta meno la fede nell’ordine universale, nell’umanità, nella sua anima e in Dio. Questo stato Pierre l’aveva già esperimentato altra volta, ma mai con tanta forza come ora. Prima, quando a Pierre venivano dubbi di questa specie, la sorgente di questi dubbi era la sua propria colpa. E nel più profondo dell’anima Pierre sentiva allora che la salvezza contro quella disperazione e quei dubbi era in lui stesso. Ma ora sentiva che non la sua colpa era la cagione che il mondo ai suoi occhi precipitasse e rimanessero soltanto delle rovine prive di senso. Sentiva che non era in suo potere tornare ad aver fede nella vita.”

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