Apes et fuci vespa iudice

Le api avevano fatto i favi su un’alta quercia; i fuchi, buoni a nulla, dicevano che erano i loro. La lite fu portata in tribunale, giudice fu la vespa. Questa, conoscendo benissimo la razza di entrambi, presentò alle due parti la seguente proposta: “Il vostro corpo non è dissimile e uguale è il colore, quindi ben a ragione il caso è dubbioso. Ma perché io, scrupolosa come sono, non sbagli per mancanza di cautela, prendete queste arnie e versate il frutto del vostro lavoro nelle celle, in modo che dal sapore del miele e dalla forma del favo appaia chi sia l’autore dei favi, su cui ora si discute.” I fuchi rifiutano, alle api invece la condizione piace.

Allora la vespa pronunziò la seguente sentenza: “È palese chi non può farli e chi li ha fatti. Perciò restituisco alle api il loro prodotto”.

Avrei passato sotto silenzio questa favola, se i fuchi non avessero ricusato di stare ai patti.

http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/fedro/api-fuchi.htm

 Nella Roma imperiale ci sono tanti schiavi, provengono da tutte le province dell’impero. C’é anche un ragazzo, Fedro, é nato nella terra di Peria in Macedonia; è vivace, intelligente, attivo. A volte, però nei suoi occhi scende un velo di tristezza e allora sembra che si confidi con gli animali. Un giorno, l’imperatore Augusto se ne accorge e lo interroga: ” Cosa stai dicendo al cane?”. ” Gli dico che é come me: senza libertà, divo Augusto”. L’imperatore comprende la tristezza del giovane greco e gli concede la libertà. Fedro diventa quindi, “libero” e incitato dallo stesso Augusto, si dedica attivamente allo studio.

Lo interessano in particolare le favole di animali dell’antico poeta greco Esopo, schiavo anche lui. ” Vorrei scriverne anch’io” confida agli amici. Le scriverà veramente (diventando così il primo e il più noto favolista in lingua latina) ma solo dopo la morte di Augusto,quando regna Tiberio. Sotto Tiberio, il popolo é vittima di profittatori, delatori, prepotenti. Fedro vorrebbe denunciare tante ingiustizie, ma sa bene che un liberto non può criticare apertamente i potenti. Allora maschera la verità nelle favole. “Un giorno” scrive ” le rane avevano per Re un travicello, ma ne erano scontente perché lo giudicavano babbeo. Allora Giove, mandò loro come sovrano un serpente che divorava i sudditi appena aprivano bocca, sia pur per gracidare!”. Una favola graziosa, ma Seiano,comprende subito che il poeta sta criticando le sue azioni e non esita a chiamare Fedro in giudizio,processandolo per diffamazione.

Fedro tenta di difendersi, dichiarando che ha voluto denunciare genericamente i vizi degli uomini, senza fare allusioni a personaggi esistenti, ma é inutile… La sentenza gli impone di non scrivere più, se vuole continuare a vivere. Fedro non può fare altro che ubbidire nei confronti di Seiano; é proprio come l’agnello della sua favola più nota ricordate? Una volta l’agnello beveva al ruscello e, più a monte, vi beveva il lupo. D’un tratto il lupo lo accusò di di insudiciargli l’acqua. “Impossibile! Stai più su di me!” replicò l’agnello. ” Me l’hai insudiciata l’anno scorso” ” Non ero nato!” ” Allora fu tuo padre ad insudiciarmi l’acqua e tu pagherai l’affronto!” E il lupo così dicendo lo divorò. Fedro riprese a pubblicare le sue favole dopo la morte di Tiberio.

Ne compose in tutto 118 e, voi, almeno in parte, le conoscete; sono le vostre prime traduzioni dal latino. E mentre armeggiate con il vocabolario, vi circondano gli animali cui Fedro ha dato l’incarico di insegnarvi ad amare la virtù; il leone generoso, la volpe astuta, il cane goloso, la rana vanesia che si gonfia per superare il bue e scoppia, l’asino paziente…

http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/fedro.htm



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