Troppu trafficu ppi nenti,….Momento poetico – Piero Ciampi

Portamelo un uomo che possa colmare la sua pena e ubriacare la sua angoscia con savie massime da secchioni mangiacandele; portamelo che io da lui imparerò la rassegnazione. Ma un uomo così non c’è: perché, fratello, gli uomini sanno dare consiglio e conforto a guai che non hanno. Ognuno sa cantare pazienza a chi si torce sotto un peso, ma poi nessuno è buono a farci la lezione quando soffre pure lui. Perciò non mi dare consigli: il mio dolore è più forte di ogni esortazione (..) taci, ti prego. Io voglio essere soltanto di carne e di sangue perché non c’è mai stato un filosofo che potesse sopportare pazientemente il mal di denti..”(atto V, scena I). Molto rumore per nulla :Much Ado About Nothig

« Prestu, prestu, viniti, c’è trafficu’nda la casa, troppu trafficu: fu fatta luce sopra a lu i ngannu du Eru, figliuzza bedda! »

A Camilleri una notizia di cronaca, che ipotizza che il misterioso William Shakespeare in realtà fosse un siciliano, autore di opere teatrali che anticipano nei temi i drammi del “bardo”, come gli è accaduto in altre occasioni, gli fa nascere l’idea, condivisa da Giuseppe Dipasquale, di tradurre il testo della famosa commedia Molto rumore per nulla in lingua siciliana (dialetto messinese). L’autore che si nasconde sotto il nome di Shakespeare potrebbe essere infatti un siciliano di religione quacchera costretto a fuggire dalla Sicilia all’inizio del XVI secolo per rifuguarsi nella protestante Inghilterra.

Si tratterebbe di un certo Michele Agnolo Florio, Scrollalanza dal cognome della madre[2], nato probabilmente nel 1564 che, per sfuggire alle persecuzioni religiose si rifugia prima nelle isole Eolie, poi a Messina, a Venezia, dove gli narrano la storia drammatica di un moro assassino per gelosia (stereotipo del carattere siciliano), che diverrà Otello, protagonista della The Tragedy of Othello, the Moor of Venice, poi a Verona, la città di Giulietta e Romeo, e, infine in Inghilterra, a Stratford on Avon dove troverà accoglienza presso un oste, forse parente della madre, che lo chiama affettuosamente William, il nome di un suo figlio prematuramente morto. Quando l’esule quaccquero arriverà a Londra avrà ormai assunto il nome di William Shakespeare (ossia Shake the speare da Scrolla-lanza, scrolla la lancia) .

Ammiccando a questa ipotesi fantastica, Camilleri traduce il testo inglese in siciliano, compiacendosi di riportare all’originale linguaggio e spirito del “vero” autore il testo inglese del dramma, che non a caso si svolge a Messina, e che, trasformato in commedia, ha protagonisti non damigelle inglesi, ma affascinanti “caruse” sicule, e non nobili spadaccini, ma irruenti “picciotti”.

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