Die Frau ohne Schatten Richard Strauss La donna senz’ombra

Die Frau ohne Schatten

Richard Strauss

Note di drammaturgia

La donna senz’ombra – incompleta in senso logico
“Figlia del dolore”: così Richard Strauss definì una volta la sua opera La donna senz’ombra, e in effetti l’ampio scambio epistolare con Hugo von Hofmannsthal testimonia un processo creativo movimentato e scosso da varie crisi, che suscitò in entrambi gli autori, in pari misura, esplosioni euforiche e gravi dubbi interiori, e si riflette, per così dire, anche nel percorso di scoperta di sé rappresentato nell’opera. Indubbiamente La donna senz’ombra costituisce, nella sua sfaccettata complessità, un’opera straordinariamente originale, tuttavia in essa confluiscono svariati motivi della letteratura mondiale, immersi in un linguaggio simbolico unico nel suo genere, al servizio di una trama che solleva nientemeno che il problema dell’esistenza del genere umano. Per usare le parole dello stesso Hofmannsthal: “Della triplice natura dell’Imperatrice, che partecipa della natura animale, dell’essere umano e dello spirito, appaiono in questa scena [la prima parte del primo atto] solo l’elemento animalesco e quello incorporeo, che, insieme, formano l’estraneità del personaggio; nel mezzo si apre un vuoto, manca l’elemento umano: conquistarlo è il senso dell’intera opera” (lettera a Strauss del 28 dicembre 1913).

Tuttavia, più importante delle molteplici fonti tematiche, che Hofmannsthal intrecciò in una trama di finissimi moti psicologici di sua creazione, appare l’atmosfera letteraria in cui nacque La donna senz’ombra. Come già in opere precedenti dello scrittore, vi si avverte l’influsso esercitato nella Vienna a cavallo del secolo da Sigmund Freud e dai suoi scritti psicanalitici – in particolare L’interpretazione dei sogni, pubblicata nel 1900 –, ma anche da C. G. Jung e dalle sue ricerche sugli archetipi e sui simboli: un influsso che riecheggia anche nei surreali collages realizzati da Max Ernst per Une semaine de bonté.

Benché “camuffata” da fiaba – una pratica frequente all’epoca, per utilizzare velatamente le conoscenze ancora troppo recenti della psicologia del profondo –, La donna senz’ombra tocca la vita molto da vicino, e scandaglia ancora una volta il tema centrale di Hofmannsthal, ovvero la trasformazione e la presa di coscienza di sé. Nel giugno 1914, egli scrisse in una lettera a Yella Oppenheimer: “Che nessun uomo ha il diritto di mettere la sua vita in quella degli altri, né può farlo – che è qui, qui che si deve vivere e osare […] questo è il mio alfa e omega, per Lei, come per tutti gli esseri umani. Nella nuova opera, è quello che metto in bocca a coloro che non sono mai nati; aerei e invisibili, non smettono di cantare ai vivi: siete voi che dovete vivere, perché voi vivete – è di voi che si tratta, è voi che questo riguarda!”

Se non ci si lascia fuorviare dalla metafora della fiaba e si seguono invece le tracce ampiamente disseminate da Hofmannstahl nelle sue lettere a Strauss a proposito del significato del contenuto simbolico dell’opera, l’intreccio appare quasi un caso di studio di interpretazione dei sogni: “Il rapporto tra i personaggi deve configurarsi in tutta tranquillità sotto la soglia della coscienza, e giungere alla vita naturalmente, attraverso svariati eventi di spontaneo simbolismo; il profondo deve arrivare alla superficie”, scrive Hofmannsthal a Strauss il 15 maggio 1911

http://www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2011-2012/die-frau-ohne-schatten_cnt_21713.html


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