La Colonna Durruti tra guerra e rivoluzione

Buenaventura Durruti Dumange (León, 14 luglio 1896 – Madrid, 20 novembre 1936

La Colonna Durruti tra guerra e rivoluzione

 L’organizzazione e il problema della disciplina

 

Buenaventura Durruti, figura leggendaria dell’anarchismo spagnola, in onore del quale la colonna che dirigeva prese il nome di “Colonna Durruti”

L’organizzazione delle milizie anarchiche e antifasciste era ben diversa da quella di un normale esercito; erano bandite le divise e l’appartenenza all’una o all’altra formazione era indicata dal colore dei fazzoletti. Solitamente il modello organizzativo fu il seguente: l’unità più piccola era il “gruppo” formato da 10 miliziani, che aveva per rappresentante un delegato democraticamente eletto; dieci gruppi formavano una “Centuria“, un numero di centurie non prefissato, ma dipendente dalle esigenze belliche delle diverse zone, costituiva una “Colonna“. La Colonna era comandata da un comitato di guerra, potenzialmente rimovibile, eletto dai miliziani, che potevano contare anche su un certo numero di aggregati ex ufficiali dell’esercito, esperti di artiglieria e nell’uso degli esplosivi.

La “Durruti” si distinse dalle altre colonne in quanto in essa spiccava la figura di Buenaventura Durruti, il quale esercitava sostanzialmente una funzione di comando grazie allo straordinario carisma esercitato sugli altri miliziani. Riguardo al problema della disciplina, Durruti si adoperò affinché i miliziani sviluppassero piena consapevolezza dell’importantissimo compito da loro esercitato sia nell’ambito della lotta al franchismo che in quello dell’instaurazione del comunismo libertario:

«Avere disciplina per me non significa nient’altro che badare alla propria responsabilità ed a quella degli altri. Sono contro ogni disciplina da caserma; conduce soltanto alla brutalizzazione, all’odio, a funzionari privi di coscienza. Ma tanto meno voglio qui parlare di una libertà malintesa, come la pretendono i vigliacchi, per rendersi facile la vita. Nella nostra organizzazione, la CNT, prevale una retta comprensione della disciplina; e ad essa dobbiamo il fatto che gli anarchici rispettano le decisioni dei compagni ai quali hanno conferito la propria fiducia. In tempo di guerra occorre obbedire ai delegati eletti, altrimenti qualsiasi operazione è condannata al fallimento. Se gli uomini non sono d’accordo con loro, nelle riunioni devono deporre i propri rappresentanti a sostituirli.» [5]

http://ita.anarchopedia.org/Colonna_Durruti

La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti

Operaio metallurgico, Buenaventura Durruti è stato, nel 1936, uno dei protagonisti della rivolta anarchica catalana e della guerra civile spagnola. Rivoluzionario sin dall’adolescenza, è stato perseguitato, imprigionato, esiliato, ha guidato la leggendaria colonna anarchica sul fronte d’Aragona ed è morto in circostanze oscure. “Mai nessuno scrittore si sarebbe deciso a raccontare la storia della sua vita; rassomigliava troppo a un romanzo d’avventure”: così diceva lo scrittore sovietico Il’ja Erenburg sin dal 1931, dopo averlo conosciuto di persona. Quarant’anni più tardi, Hans Magnus Enzensberger raccoglie la sfida e scrive un romanzo “di montaggio”, che non rinuncia al respiro epico del personaggio ma al contempo offre gli strumenti per tornare al clima, alla complessità, alle contraddizioni di quella “breve estate” di lotta per la libertà, che tuttora continua a interrogare la nostra memoria storica. ˆ così che l’opera di Enzensberger è diventata un testo indispensabile per riprendere il filo degli eventi, per tornare sulle tracce di una figura straordinaria, e anche per concludere, con serenità e lucidità, che “non si fa due volte la stessa rivoluzione”.

http://books.google.it/books/about/La_breve_estate_dell_anarchia_Vita_e_mor.html?id=y52meWpCxBUC&redir_esc=y

Discorso di Buenaventura Durruti a Bujaraloz

Amici, nessuno è entrato in questa Colonna forzatamente. E’ ognuno di voi ad aver scelto liberamente la propria sorte, e la sorte della prima Colonna della CNT e della Federazione Anarchica Iberica è molto ingrata. Garcia Oliver lo annunciò per radio a Barcellona: “saliamo verso Argon a conquistare Saragozza o a lasciare la vita nel tentativo”. Io ripeto la medesima cosa: “Piuttosto che indietreggiare, meglio morire”. Saragozza è nelle mani dei fascisti, e lì si incontrano centinaia, migliaia di operai sotto la minaccia dei cannoni, che possono essere sterminati in ogni momento causando il decesso dei nostri fratelli. Perché siamo arrivati da Barcellona, se non per liberarli? Loro ci sperano e noi, davanti al primo attacco nemico scappiamo a correre. Bella maniera di mostrare al mondo e ai nostri compagni il coraggio degli anarchici che si intimoriscono di fronte davanti a tre aerei.

La borghesia non ci permetterà di instaurare il comunismo libertario semplicemente perché queste è il nostro desiderio. L’unico modo che abbiamo per impiantare il comunismo libertario è distruggendo la borghesia. Il cammino del nostro ideale è sicuro, però bisogna seguirlo con coraggio. I contadini che abbiamo portato nelle nostre fila e che hanno cominciato a mettere in pratica le nostre teorie, lo hanno fatto prendendo i nostri fucili come garanzia del raccolto. Se lasciamo il cammino libero al nemico, vuol dire che queste iniziative, conquistate dai contadini, sono inutili, e quello che è peggio, i vincitori gli faranno pagare la loro audacia assassinandoli. E’ questo e non altro l’animo della nostra lotta. Lotta ingrata che non si rassomiglia a nessuna di quelle che abbiamo fatto sino ad ora. Quello che abbiamo passato oggi non è che una semplice avvertenza. Adesso la lotta inizia veramente. Ci rovesceranno addosso tonnellate di proiettili e cercheremo di difenderci con bombe a mano e perfino con i coltelli. Nella misura in cui il nemico si sente cercato ci morderà come una bestia accerchiata e ci morderà duramente. Ma non si è arrivati ancora a questo punto e adesso si batte per non cadere sotto il peso delle nostre armi, e in più, conta nell’appoggio di Germania e Italia, mentre noialtri contiamo nient’altro che nella nostra fede, nel nostro ideale, ma contro questa fede si sono rotti i denti tutte le repressioni e oggi se li dovrà rompere anche il fascismo.

Noi contiamo a nostro favore la vittoria che abbiamo conseguito a Barcellona e dobbiamo approfittare con rapidità di questo vantaggio, perché se non ne approfittiamo il nemico, rifornito dai tedeschi e dagli italiani, sarà più forte di noi e ci imporrà la dura legge del vincitore. La nostra vittoria dipende dalla rapidità della nostra azione. Quanto più prontamente attacchiamo, più possibilità abbiamo di trionfo. Fino a questo momento, la vittoria sta dalla nostra parte, ma non si consoliderà se non conquistiamo immediatamente Saragozza. Questa mattina non può ripetersi dopo oggi. Nelle fila della CNT e della Federazione Anarchica Iberica non ci sono codardi. Non vogliamo tra la nostra gente chi si spaventa di fronte ai primi spari… A quelli che oggi sono scappati impedendo alla Colonna di avanzare, io dico che abbiano il coraggio di lasciare cadere il fucile perché sia impugnato da altra mano più ferma. Quello che persiste, proseguire la nostra marcia. Conquisteremo Saragozza, libereremo i lavoratori di Pamplona, e ci daremo la mano con i nostri compagni minatori delle Asturie e vinceremo, dando al nostro paese un nuovo mondo. E a quelli che ritornano, da questi combattimenti, io domando che dicano niente di quello che è successo oggi…perché siamo colmi di vergogna.

 

http://ita.anarchopedia.org/Discorso_di_Buenaventura_Durruti_a_Bujaraloz

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